ore 19:01 IL PRESIDENTE DELLA COMUNITA’ EBRAICA DI ROMA COMMENTA MOLTO BENE IL DISCORSO DEL PRESIDENTE

 

 

Riccardo Pacifici, Presidente della Comunità Ebraica di Roma : commossi da parole di

Mattarella su Stefano Tachè

Da Rus | TMNews – 6 ore fa

Roma, 3 feb. (askanews) – “Abbiamo ascoltato commossi le parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso d’insediamento alla Camera dei Deputati”.

Lo dichiara il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, spiegando di aver condiviso “ogni minimo passaggio: la maggiore attenzione che l’Italia deve alle comunità straniere, la valorizzazione delle diversità, il ricordo di chi 70 anni fa ha lottato contro il nazi-fascismo, la lotta alla mafia come priorità assoluta, la minaccia del terrorismo internazionale, i singoli valori che fanno della nostra Carta Costituzionale il fondamentale strumento di democrazia. Nel suo profondo pensiero guardando dall’alto del suo ruolo il nostro Paese ha voluto citare anche la tragedia che ha colpito la nostra Comunità, segnata dal terrorismo palestinese già il 9 ottobre del 1982 davanti al Tempio Maggiore di Roma”.

Secondo Pacifici “il Capo dello Stato ha nominato il piccolo Stefano Gay Taché, ‘un nostro bambino, un bambino italiano’, assassinato barbaramente in quel vile attentato e così facendo ci ha abbracciati condividendo con tutti noi un dolore che non potremo mai estirpare. Io sono figlio di quell’attentato. Mio padre è stato ferito in quell’attacco come molti altri ebrei romani scampati miracolosamente alla morte. Il gesto del Presidente della Repubblica riempie il cuore di speranza degli ebrei romani e italiani. La famiglia di Stefano, i genitori e il fratello, vogliono a loro volta abbracciare il Presidente e immaginare che una volta per tutte il nome di Stefano venga inserito nell’elenco delle vittime del terrorismo in Italia. Per questo tale abbraccio non vuole rimanere solo una metafora. I genitori e il fratello di Stefano – conclude Pacifici – vorrebbero abbracciare di persona il Capo dello Stato nelle modalità che riterrà opportune, compresa la possibilità di trovarsi insieme davanti alla lapide fuori della grande sinagoga a Roma, in Largo Stefano Gay Taché”.

 

 

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