ORE 23:25 JERZY GROTOWSKI —“La possibilità del teatro”. Testi 1954–1964 (la casa Usher, 2014, a cura di Carla Pollastrelli)

 

 

 

 

Ammirata e venerata ancora ai giorni nostri, l’attività di regia svolta da Grotowski copre comunque il periodo relativamente breve di una decina d’anni (dal 1959 al 1969).

 

Spiega Grotowski stesso il ritiro dalle scene:

«Non è l’avventura teatrale che è importante nella vita, ma la vita come avventura, questo è importante. All’inizio per me il teatro è stato unicamente il pretesto, lo pseudonimo della vita come avventura, un raggio in più. Il teatro non è stato niente di più per me, mai; l’attore era lo pseudonimo per dire essere umano, niente più.»

Il regista seguita comunque con degli esperimenti parateatrali, intesi come lavoro su di sé e che si pongono in linea continua con l’indagine psicofisica iniziata con l’attività di regia teatrale e illustrata nella già citata opera Per un Teatro Povero. Per Grotowski infatti è importante il rapporto con l’essere umano, tant’è che, come lui stesso afferma, nella sua giovinezza avrebbe potuto dedicarsi indifferentemente allo yoga alla psichiatria o alla regia teatrale.

Nel 1986 fonda a Pontedera il Workcenter of Jerzy Grotowski, su invito del Centro per la Sperimentazione e la Ricerca Teatrale

 

 

 

dall’opera : “Per un Teatro povero”

 

 

 

« Eliminando gradualmente tutto ciò che è superfluo, scopriamo che il teatro può esistere senza trucco, costumi e scenografie appositi, senza uno spazio scenico separato (il palcoscenico), senza gli effetti di luce e suono, etc. Non può esistere senza la relazione con lo spettatore in una comunione percettiva, diretta. Questa è un’antica verità teoretica, ovviamente. Mette alla prova la nozione di teatro come sintesi di disparate discipline creative; la letteratura, la scultura, la pittura, l’architettura, l’illuminazione, la recitazione… »
(Jerzy Grotowski, Per un Teatro Povero)
  • Grotowski J. Per un teatro povero; prefazione di Peter Brook. – Roma, M. Bulzoni, 1970 (Contiene anche scritti di Ludwik Flaszen, Eugenio Barba)—E’ stato pubblicato in lingua originale nel 1968.
  • Online lo trovi su la Feltrinelli —18, 70 euro (sconto 15%), ma c’è sicuramente in una buona  biblioteca civica–

 

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http://www.pontederateatro.it/

 

“Penso che la domanda che dovremmo porci è di sapere qual è il bisogno umano più semplice, più interumano, diciamo più popolare […]. E se ci poniamo la domanda in questi termini la parola stessa “Teatro” cadrà. Non è il Teatro che è necessario, ma assolutamente qualcos’altro. Superare le frontiere tra me e te: arrivare a incontrarti, per non perderci più tra la folla, né tra le parole, né tra le dichiarazioni, né tra idee graziosamente precisate. In principio, se lavoriamo insieme, toccarti, sentire il tuo tocco, guardarti, rinunciare alla paura e alla vergogna alle quali mi costringono i tuoi occhi appena gli sono accessibile tutto intero. Non nascondermi più, essere quel che sono. Almeno qualche minuto, dieci minuti, venti minuti, un’ora. Trovare un luogo dove un tale essere-in-comune sia possibile. Allora si eliminerà il Teatro, si eliminerà la vergogna e la paura, il bisogno di presentarsi velati, e anche quello di recitare una parte che non è la nostra. Infatti il Teatro è la padronanza dell’arte di nascondersi e di imitare” – Jerzy Grotowski

 

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