CHIARA: trovate l’articolo  di Sabino Cassese sul Corriere –sul nostro blog di ieri, lunedi’

 

Fatto 23.12.14
Il giurista
Cassese, il professore diventato renziano che non dispiace a B.
Sul Corriere scrive un editoriale che pare un manifesto: “Serve un presidente che sia soltanto equilibratore”
di Stefano Feltri

 

 

 

 


Se un candidato al Quirinale pubblica un articolo sul Corriere della Sera intitolato “l’elezione che verrà e il ruolo del presidente”, è inevitabile leggerlo come una dichiarazione di intenti. Scrive il professor Sabino Cassese: “Al presidente della Repubblica sarà richiesto soltanto di giocare il ruolo di equilibratore e regolatore dei tre poteri dello Stato e si ritornerà al modello presidenziale einaudiano”. Pochi, in Italia, possono vantare lo stesso talento “equilibratore” e la stessa capacità di stabilire i rapporti tra poteri dello Stato di Cassese. Per la prima volta in vita sua, a 79 anni, questo professore nato ad Atripalda, in provincia di Avellino, e diventato un giurista di fama internazionale, ha tempo libero da dedicare alle sue passioni: la musica da camera e, come sempre, lo studio, il suo motto preso da Plinio è “nulla dies sine linea”, nessun giorno deve passare senza studiare.
DA UN PAIO DI MESI ha lasciato la carica di giudice della Corte costituzionale. Libero dal ruolo istituzionale, può scrivere di più, è passato da Repubblica al Corriere, è in televisione con una frequenza crescente per presentare il suo ultimo libro, Governare gli italiani (Mulino) che, per la verità, è uscito già da diversi mesi. Attività che sarebbe poco rispettoso presentare come strumentali a una campagna elettorale per il Quirinale ma che, di sicuro, non danneggiano una candidatura che sempre più credibile. “Le cariche pubbliche non si sollecitano e non si rifiutano”, ha detto a fine novembre in una puntata di Otto e mezzo. Altri potenziali presidenti – da Romano Prodi a Mario Draghi – sono stati molto più perentori quando interpellati sui destini quirinalizi. Per Cassese è la seconda volta: già nel 2013 si era parlato molto di lui, ma la sua candidatura era svaporata tra quelle dei due colleghi giuristi Giuliano Amato e Stefano Rodotà. Sulla sua competenza e propensione al ruolo non c’è dubbio: il suo campo è il diritto amministrativo, ma nell’accezione più elevata, cioè la prassi dell’arte di governare. Ha all’attivo una sterminata bibliografia, non solo in italiano. Ha insegnato alla Normale di Pisa ma non è un accademico da convegno: negli anni Novanta è stato consigliere di amministrazione di Telecom Italia, nei primi anni Duemila di Lottomatica, Atlantia, Banco di Sicilia, Autostrade. È un professore generoso coi suoi allevi, molti hanno fatto carriera: il suo assistente alla Consulta, Lorenzo Casini è un esperto di politiche culturali e oggi è il braccio destro del ministro Dario Franceschini, un altro amministrativista diventato un’autorità è Giulio Napolitano, figlio dell’attuale inquilino del Quirinale. E poi c’è Luisa Torchia, che per un soffio non è diventata ministro della Giustizia nel governo Monti, colpa anche di un’inchiesta giudiziaria a Siena sull’aeroporto.
Difficile immaginare un candidato più competente di Cassese. Che ha anche tutte le caratteristiche per diventare presidente con un accordo Renzi-Berlusconi. Ma ci sarebbero altrettanti argomenti contrari. Silvio Berlusconi non dovrebbe amarlo: è stato Casse-se a scrivere la sentenza della Corte costituzionale che nel 2011 ha bloccato il tentativo del Cavaliere di sottrarsi ai processi di Milano causa “legittimo impedimento”. Eppure nel centrodestra Cassese piace: Giuliano Ferrara lo ha elogiato sul Foglio nel 2011 soprattutto perché il professore ha una visione dei rapporti tra politica e giustizia molto più moderata di quella di altri suoi colleghi tipo Gustavo Zagrebelski: “La magistratura è forte se è un potere autonomo ma anche separato, il giudice parla con le sentenze”, ha detto di recente a DiMartedì, su La7. Il candidato meno sgradito a Berlusconi per il Colle sarebbe Amato ma, come ha scritto su La Stampa Marcello Sorgi, Cassese è un po’ “un Amato cattolico”. E nel 2003 Berlusconi si oppose alla nomina di Cassese alla Consulta, voluta dal capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi. Ecco cosa scriveva allora il capo dello Stato nei suoi diari: “Berlusconi non condivide scelta e mi invita a ripensarci. Rispondo firmando il decreto di nomina. Non intende controfirmare, sostenendo che mie scelte dovrebbero bilanciare un – da lui asserito – squilibrio politico a sinistra della Corte, a lui confermato da due componenti”.
ED È DIFFICILE IMMAGINARE un candidato meno tipicamente renziano di Cassese: uomo di tutte le Repubbliche, con Ciampi era già ministro della Funzione pubblica nel 1993 e controllore di qualità di tutte le leggi più importanti, è un “professorone” di cui il premier sicuramente non ha mai letto un solo saggio, è anziano e non è donna. Ma c’è compatibilità. Renzi? “Come Filippo Turati anche lui sta provando a rifare l’italia”. Il grillismo? “Anche dopo l’Unità d’Italia ci fu il brigantaggio, ma si esaurì in quattro-cinque anni”. Dal Quirinale sarebbe proprio il capo dello Stato ideale per un premier poco incline a subire tutele: “Gli innovatori oggi vanno aiutati”, ha detto Cassese. E il presidente uscente, Napolitano, non potrebbe essere più felice di vedere l’antico amico prendere il suo posto

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