ORE PECCAMINOSE PER CH. —LA CONDITION HUMAINE DELL’ARTISTA BELGA RENE’ MAGRITTE I —II // LASCIAMO CHE LE COSE FLUISCANO IN NOI …NON PREOCCUPIAMOCI, NE’ ASSOLUTAMENTE PRETENDIAMO DI CAPIRE TUTTO BENE…SE LASCIAMO ANDARE IL CONTROLLO SUL PRESENTE…PIANO PIANO —LANGSAM— LE PERCEZIONE SI MATURANO IN NOI COME I FRUTTI D’ESTATEE E POI A NOI STA SOLO DI COGLIERLE! VORREI STARE MA POI DOMANI M. MI USA COME STRACCIO PER PAVIMENTI—ADDIO

 

 

 

 

 

La condizione umana è il nome di due dipinti realizzati dal pittore belga René Magritte. Il primo di essi risale al 1933 (100×81 cm, olio su tela) ed è situato alla National Gallery di Washington, mentre il secondo venne realizzato due anni più tardi (100×81 cm, olio su tela) ed appartiene alla collezione Simon Spierer di Ginevra.

Entrambi i quadri appartengono alla serie del “quadro nel quadro”, in cui Magritte gioca sulla percezione della realtà dando differenti punti di vista ed evoca un confine sottile, quasi indefinito, tra ciò è reale e quello che ne è la sua percezione.

 

Il primo dei due dipinti rappresenta una tela appoggiata su un cavalletto su cui è dipinto il paesaggio che si vede oltre il davanzale di una finestra: tela e paesaggio si fondono insieme.

 

LA CONDIZIONE UMANA I  —1933

 

nuovo

(100×81 cm, olio su tela)

 

 

 

 

La condizione umana II

Nel dipinto si può notare una stanza spoglia, con una porta a forma di arco che dà su una spiaggia, e un cavalletto. A prima vista sembrerebbe che l’arco non sia perfetto ma che presenti una rientranza sul muro, ma in realtà, guardando con attenzione, si nota che la tela poggiata sul cavalletto raffigura il prolungamento del paesaggio sullo sfondo. Vi è raffigurato un cavalletto da pittore e una tela posti parzialmente davanti ad una finestra, precisamente davanti ad un arco aperto sul mare: la tela riproduce (quadro nel quadro) la parte di paesaggio che essa copre allo sguardo, dando l’impressione di perfetta continuità con la porzione di paesaggio rimasta visibile attraverso la finestra. Soltanto il bordo della tela ci segnala l’esistenza di una differenza tra la superficie della tela e il paesaggio. In questo dipinto, rispetto all’opera “La condizione umana”, notiamo che il cavalletto è posto in un punto diverso ed in questo modo il pittore sceglie di conferire un taglio, una forma e una dimensione all’immagine.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

SEMPRE DA WIKIPEDIA:

 

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Se la prima impressione è che il panorama oltre la finestra sia reale in quanto rappresentato nel dipinto in primo piano, l’osservatore capisce poi che anche questo è finzione perché facente parte del quadro d’insieme che sta osservando.

Inoltre, Magritte, ha voluto rappresentare la condizione dell’uomo il quale, limitato dagli stereotipi e dalla sua mente, non vede la realtà per ciò che è ma come la vede la sua mente. Ne La condizione umana (1933) è svelata l’illusione ottica dovuta alla sovrapposizione del paesaggio sul cavalletto e di quello fuori della finestra ma rimane intatto il mistero del confine tra pittura e materialità, sogno e realtà, tipico del surrealismo. Nel titolo “La condizione umana” probabilmente Magritte alludeva al fatto che la nostra esistenza e condizione umana è un “continuo oscillare tra realtà e l’immaginazione.” L’uomo indaga continuamente la realtà, talvolta distorcendola e dandole un’immagine a proprio piacimento. Inoltre, sempre secondo il pittore, non tutti vedono le cose allo stesso modo (poiché, di fronte allo stesso quadro, non è detto che si veda ciò che è rappresentato allo stesso modo). Considerata un’opera moderna, essa è come intenta a rendere incerto lo spettatore sul fatto che Magritte abbia rappresentato fedelmente la realtà oppure no.

 

Riferendosi alla Condizione umana del 1933, l’artista dichiarò: “Misi di fronte a una finestra, vista dall’interno d’una stanza, un quadro che rappresentava esattamente la parte di paesaggio nascosta alla vista del quadro. Quindi l’albero rappresentato nel quadro nascondeva alla vista l’albero vero dietro di esso, fuori della stanza. Esso esisteva per lo spettatore, per così dire, simultaneamente nella sua mente, come dentro la stanza nel quadro, e fuori nel paesaggio reale. Ed è così che vediamo il mondo: lo vediamo come al di fuori di noi anche se è solo d’una rappresentazione mentale di esso che facciamo esperienza dentro di noi.” (R. Magritte)

 

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2 risposte a ORE PECCAMINOSE PER CH. —LA CONDITION HUMAINE DELL’ARTISTA BELGA RENE’ MAGRITTE I —II // LASCIAMO CHE LE COSE FLUISCANO IN NOI …NON PREOCCUPIAMOCI, NE’ ASSOLUTAMENTE PRETENDIAMO DI CAPIRE TUTTO BENE…SE LASCIAMO ANDARE IL CONTROLLO SUL PRESENTE…PIANO PIANO —LANGSAM— LE PERCEZIONE SI MATURANO IN NOI COME I FRUTTI D’ESTATEE E POI A NOI STA SOLO DI COGLIERLE! VORREI STARE MA POI DOMANI M. MI USA COME STRACCIO PER PAVIMENTI—ADDIO

  1. Donatella scrive:

    Ho sentito per caso oggi a “Radio popolare” che i Belgi sono un po’ surreali, come Magritte che, diceva la signora intervistata ( un’italiana che risiede da molti anni in Belgio), rispecchia nello spirito delle sue opere quello del suo Paese. Pare che i Belgi abbiano la passione delle barzellette surreali e per questo suscitino nei Francesi la passione di barzellette sui poveri Belgi, considerati come da noi i carabinieri, sempre nelle barzellette. Non oso pensare le barzellette su di noi, poveri Italiani!

    • Chiara Salvini scrive:

      Una notizia davvero nuova, ma di nessun interesse! Mi pare che Jacques Brel fosse belga. Aveva la capacità di ridere di se stesso, ma non mi pare la stessa cosa. Sembra una notizia tipo che gli inglesi sono dei terrificanti scommettitori su tutto, lo dice spesso Mario con varie esemplificazioni che non ho ritenuto anche se vive in tasto “replay”, del resto come me. Forse ti fa ridere per il caro Junker che aveva trovato una magnifico sistema per arricchire il paese “senza fare lavoro-lavoro”, se non di tipo finanziario. Forse è proprio lui una barzelleta surreale. Altrimenti non capirei perché Radio Pop dovrebbe trasmettere questa notizia, Magritte a parte.. Ecco, meglio che mi spieghi tutto da capo, magari in viva voce, così ti posso interrompere quando non capisco. ciao, sarai nelle tue bianchissime lenzuola a leggere, ma un po’ dormendo. Non so perché, per me è un momento bellissimo, quando sto tra il busco e il rischio, insieme a Didi che mi accompagna “!come una carta da musica”. Noi ci sentiamo domani. O non vuoi?

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