mirò che gioca a ridere (chiara)
capitolo 29 (depressione)- antica stesura
Tu ridi volentieri, quando ridi sei più bella.
Mario, poi, ride benissimo.
Io mi incanto a guardarlo ridere al punto che mi scordo di ridere io, e ride
anche spesso, ma raramente succede insieme.
Anche Francesca ride molto bene, il suo senso dell’umorismo
è quello che mi
rimette sempre in pace con lei.
Io credo che il ridere sia una delle cose più private che abbiamo.
Può sembrare un assurdo perché ci si immagina sempre di ridere con
qualcuno, sembra qualcosa solo collettivo, e, se qualcuno ride da solo, è
subito visto con sospetto.
Ma a me non sembra così.
Io rido poco anche quando non sono depressa e, in genere, le cose che fanno
ridere gli altri non mi fanno ridere.
Anche se quelle poche che mi fanno ridere, fanno ridere anche gli altri.
Mi sembra una cosa bellissima quando riesco a ridere, soprattutto se lo
faccio con altri.
E’ una sensazione entusiasmante, come se l’aria si riempisse di bollicine di
champagne.
Ma non succede molto.
Mi pare che questo modo di ridere sia un ulteriore segno del mio essere
psicotica.
Conosco una persona, anche lei psicotica, che ride assolutamente da sola e
per cose che neanche io, che l’ho in terapia di appoggio, riesco a
comprendere.
Io sarei solo qualche gradino più vicino ai normali, ma il fenomeno è lo
stesso.
Forse ridere implica delle capacità simboliche, o forse dipende dal rapporto
che hai con l’inconscio.
Ridi, se hai una barriera di contatto, un filtro che ti protegge e ti impedisce
di vedere, in una battuta, spiattellato il tuo desiderio.
Ma se non l’hai, non puoi ridere perché allora, proprio la ragione del riso, il
riconoscersi mascherati, sei tu senza sapere che sei tu, ti viene a mancare.
http://www.youtube.com/watch?v=avl6PEYxhNY
A me piace molto ridere: una volta ridevo perché, essendo timida, era un modo per superare l’imbarazzo; mi sono anche allenata molto a ridere con i miei, perché osservare gli altri da spettatori ci faceva sentire un po’ superiori e sia io che mio fratello abbiamo imparato a guardare le persone un po’ dall’alto, con la convinzione che noi fossimo migliori, convinzione sgretolatasi di fronte all’inevitabile realtà. Ridere mi fa sentire per alcuni istanti ” con le bollicine”, come dici tu. Quando mi incontro con mio fratello, se nel frattempo non si è troppo incupito, facciamo le migliori risate del mondo. Anche con te facciamo risate che non sono male. Quando sono sola, di fronte a certe cose, mi vene da sorridere sotto i baffi, e qualche volta riesco a ridere apertamente.
” … Io mi incanto a guardarlo ridere al punto che mi scordo di ridere io …. ” Bellissimo, cara Chiara !| Avremmo tutti tanto bisogno di ridere. Al cinema, si spera di incappare in un film che ci faccia ridere ma, come è stato ripetuto mille volte, è pià facile fare piangere che ridere. Così, proprio per questo ‘bisogno’, c’è chi -soprattutto donne- si ‘sforza’ di ridere alle parolacce (c…, c…., bella f… ) e a ‘situazioni’ che definirei ‘spettacolarmente miserabili’.
Le parolacce fanno ridere se sono dette in situazioni particolari, come liberazione ed esplosione di qualcosa che ribolle da lungo tempo. L’intercalare con parolacce, quando poi è ripetuto in continuazione, non fa nessun effetto. Le parole, tutte, si logorano per il troppo uso e si ribellano a chi le adopera senza motivo, privandole del loro sapore autentico.