ORE 23:26 DIBATTITO E SCAMBIO SULLA “FORMA- PARTITO” // SOLIDO O LIQUIDO? E UN PO’ E UN PO’?—VINCERA’ L’IDEA-PARTITO DI RENZI?

goffredo de marchis—DA REP. DI OGGI–
ROMA .

«Non esiste più quel modello in cui o hai la tessera o non sei nessuno e ti escludono dal gioco politico. Per me il Pd non è questo». Matteo Renzi aveva anche accarezzato, tempo fa, l’idea di una conferenza sul partito, il suo programma, il suo statuto, la sua identità aggiornata al nuovo secolo. Ma poi lo scontro con la minoranza interna e la possibilità di ridare fiato alla vecla chia guardia lo aveva fatto desistere. «Come è il Pd che voglio io? Molto semplice. Un partito che vince e non che perde, che parte dai territori e va verso il centro non viceversa come accadeva con Bersani. Dove, soprattutto, anche se non sei iscritto puoi discutere e partecipare. E tra il partito dei voti e il partito delle tessere, preferisco il primo». Non c’è solo il 40,8 per cento da sbandierare. «Penso a come ci siamo comportati nei territori. Lasciando la massima autonomia. Basta guardare l’Emilia. Si puntava a un candidato unitario poi lì hanno deciso diversamente e li abbiamo lasciati liberi. È successo in Abruzzo, in Piemonte. Dove il Pd ha stravinto».
Dunque, non solo non ci sarà un’assemblea dei circoli, come chiede Stefano Fassina, per discutere del crollo delle tessere e del futuro di largo del Nazareno, ma nessuno si azzardi a contestare eventi come la Leopolda che quest’anno si svolgerà dal 24 al 26 ottobre. Senza il simbolo del Pd anche se a guidarla è il segretario di quella forza politica. «Non vi preoccupate, il Pd ci sarà. C’è sempre stato», rivendica Renzi. Quello vero, quello che parla al popolo degli elettori e non soltanto degli iscritti. Un Pd diverso dal passato, aperto, liquido, non in mano ai vari signori delle tessere: questo è il ragionamento del premier. «La spinta di cambiamento di Matteo coinvolge il modo di fare politica e anche il Partito democratico», segnala il sindaco di Firenze Dario Nardella. «Una trasformazione che non va vissuta in negativo, prevede un nuovo modello di membership che non esclude gli iscritti. Alla fine vedrete saranno molti più di 100 mila», insiste Nardella.
Parliamone, è la riposta della minoranza interna. Con alcuni guanti di sfida. Il bersaniano Alfredo D’Attorre chiede al segretario di sconvocare la Leopolda e fare un’altra cosa con le bandiere del Pd. «Andava bene quando Matteo faceva lo sfidante. Adesso che senso ha? Sei il numero uno di una forza politica. Parla nelle sedi del Pd». Il succo è che non se non si vede il Pd, la base si allontana, scompare, si volatilizza. Bersani ha sintetizzato: «Così il partito non esiste più». Nei giorni della Leopolda, poi, potrebbe andare in scena platealmente la frattura interna al Nazareno. I renziani a Firenze e alcuni dissidenti in piazza con la Cgil che si mobilita il 25. «Dipende come si sviluppa la discussione sulla riforma del lavoro», dice Fassina. Ovvero: se prevale lo scontro e la «politica di destra» di Sacconi, la partecipazione di alcuni dirigenti del Pd alla manifestazione sindacale va messa nel conto. L’ipotesi di una fiducia sulla legge delega, per esempio, riaprirebbe il solco, come fa capire il gruppetto di senatori guidati da Cecilia Guerra con l’hashtag #nofiducia. «Sarebbe davvero il colmo rinunciare anche alla discussione dei nostri emendamenti», dicono.
Lo strappo non avverrà sul crollo degli iscritti. Gli oppositori escludono di organizzare una contromanifestazione sabato 25 contro la Leopolda. «Vogliamo un appuntamento del Pd semmai», ripete D’Attorre. Sul tavolo resta la proposta, anche spostata nel tempo, di una conferenza sulla forma- partito. Il presidente del Pd Matteo Orfini dice di «non conoscere i numeri del tesseramento », ma è anche convinto che una «riflessione potrebbe essere utile». Cioè se mutazione genetica dev’essere, che sia discussa e portata nel dibattito dei militanti.
Se il mondo è cambiato, sostiene la minoranza, è il caso di un confronto vero. Perché il mondo, anche quello dei partiti, è davvero cambiato, osservano i renziani, pur scommettendo su 300 mila tessere alla fine dell’anno. Il Psoe pagnolo sperimenta nuove forme di associazione, il Labour ha 200 mila aderenti. Solo l’Spd tedesca continua a coltivare il suo “esercito” di 400 mila tesserati. Su una base, però, di 80 milioni di abitanti.
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