ORE 19:41 GRAZIE A DIEGO FUSARO (LINK SOTTO) POSSIAMO PUBBLICARE UN RITRATTO “ESSENZIALE” DI QUESTO GRANDE DELLA CULTURA ITALIANA CHE TANTO HA DA DIRCI IN QUESTA CRISI MORALE, E ANCHE INTELLETTUALE (VANNO SEMPRE INSIEME) IN CUI CI TROVIAMO OGGI NONOSTANTE LA NOSTRA “ONESTA'” DI MILITANTI PER LA GIUSTIZIA E LA LIBERTA’

ANDATECI!  VALE!

http://www.filosofico.net/bobbio.htm

 

 

 

UN OMAGGIO AD UN UOMO CHE C’E’, AGISCE E COMMUOVE—ANCHE SE NON E’ PIU’ CON NOI

Wolfgang Amadeus Mozart – Symphony No. 23 (KV 181) by the Mandolin Orchestra Het CONSORT

BOBBIO

 

chiara è talmente zabetta che si permette un’osservazione su un’ espressione addirittura di Norbetto Bobbio:  nella frase che segue, proprio la prima, così sacrosanta, mi permetterei di togliere il termine “ultime” :  non sono solo quelle -nella mia osservazione guidata da Freud –ad essere irriducibili,  ma qualunque “credenza” è  irriducibile ad un ragionamento (da “ragione”) condivisibile  con altri perché quella forma di filosofia o verità che la credenza comunque comunica è fondata prevalentemente —non su dati di osservazioni magari discussi  con altri –  ma su passioni  individuali e collettive.

 

 

 

 

 

‘Dalla osservazione della irriducibilità delle credenze ultime ho tratto la più grande lezione della mia vita. Ho imparato a rispettare le idee altrui, ad arrestarmi davanti al segreto di ogni coscienza, a capire prima di discutere, a discutere prima di condannare. E poiché sono in vena di confessioni, ne faccio ancora una, forse superflua: detesto i fanatici con tutta l’anima.”


LA  DEMOCRAZIA—INTERVISTA A NORBERTO BOBBIOD

BOBBIO: Io ritengo che non sia soltanto possibile dare una definizione minima della democrazia, ma che sia necessario. Se vogliamo metterci d’accordo, quando parliamo di democrazia, dobbiamo intenderla in un certo modo limitato, cioè attribuendo al concetto di democrazia alcuni caratteri specifici sui quali possiamo esser tutti d’accordo. Io ritengo che per dare una definizione minima di democrazia bisogna dare una definizione puramente e semplicemente procedurale: vale a dire definire la democrazia come un metodo per prendere decisioni collettive. Si chiama gruppo democratico quel gruppo in cui valgono almeno queste due regole per prendere decisioni collettive: 1) tutti partecipano alla decisione direttamente o indirettamente; 2) la decisione viene presa dopo una libera discussione a maggioranza. Queste sono le due regole in base alle quali a me pare che si possa parlare di democrazia nel senso minimo e ci si possa mettere facilmente d’accordo per dire dove c’è democrazia e dove democrazia non c’è.

DOMANDA: Quindi si può parlare di democrazia, sia che si tratti di decidere in un condominio sia che si tratti di decidere una legge dello Stato?

BOBBIO: Ha detto benissimo: un’associazione, una qualsiasi associazione. Qualsiasi associazione generalmente stabilisce quali sono le regole in base alle quali si prendono le decisioni che poi valgono. Anche se le decisioni vengono prese da pochi, da alcuni, anche da uno solo, l’importante è che quella decisione venga presa in base a quelle regole.

DOMANDA: Quando Lei dice queste cose mi viene in mente che effettivamente nel mondo esistono alcuni – forse neanche troppi – Stati democratici: ma all’interno di questi Stati democratici – penso a tutti gli apparati della produzione, gli apparati dei servizi, a molte delle istituzioni, dalle scuole alle caserme, ecc. – io non ci ritrovo molte delle due regole.

BOBBIO: Lei effettivamente ha ragione: qui stiamo parlando di democrazia politica. Difatti io ho considerato come una delle promesse non mantenute della democrazia proprio il fatto che la democrazia politica non si è estesa alla società e non si è trasformata in democrazia sociale. A rigore una società democratica dovrebbe essere democratica – cioè dovrebbe avere queste regole – nella maggior parte dei centri di potere. Questo in realtà nella maggior parte delle democrazie non è avvenuto. Qual è poi il centro di potere in cui dovrebbe avvenire quest’estensione delle regole democratiche? E’ la fabbrica. All’interno della fabbrica non esiste un regime democratico: le decisioni vengono prese da una parte sola, dall’altra parte c’è la possibilità di un certo controllo delle decisioni, ma le decisioni non vengono prese, da tutte, da tutte le parti che sono in gioco in quel in quel centro di potere.

DOMANDA: Quindi Lei pensa che sia auspicabile questa autodeterminazione della propria vita produttiva?

BOBBIO: Io credo che questo sia l’ideale limite della democrazia.

(Tratto dall’intervista “Che cos’è la democrazia?” – Torino, Fondazione Einaudi, giovedì 28 febbraio 1985)


 

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3 risposte a ORE 19:41 GRAZIE A DIEGO FUSARO (LINK SOTTO) POSSIAMO PUBBLICARE UN RITRATTO “ESSENZIALE” DI QUESTO GRANDE DELLA CULTURA ITALIANA CHE TANTO HA DA DIRCI IN QUESTA CRISI MORALE, E ANCHE INTELLETTUALE (VANNO SEMPRE INSIEME) IN CUI CI TROVIAMO OGGI NONOSTANTE LA NOSTRA “ONESTA'” DI MILITANTI PER LA GIUSTIZIA E LA LIBERTA’

  1. nemo scrive:

    “” detesto i fanatici con tutta l’anima.” Grande lezione quella di Bobbio.

    • Chiara Salvini scrive:

      ANCH’IO! CI SONO TANTI GRADI DI FANATISMO: IL PRIMO E’ QUANDO TI ACCORGI CHE NON RIESCI A PARLARE CON UN ALTRO CHE NON RESPIRA LA TUA ARIA O MAI—QUALCOSA DI VERITIERO—L’HA VERAMENTE RESPIRATA. NON
      TI PARE? CHIARA, una che non si fa gli affari propri anche quando sembra…

  2. nemo scrive:

    Allora, Chiara non va d’ accordo, sicuramente, con quel senatore (?) che invita tutti a ‘farsi i c…. propri …’. Come stai dopo l’ intervento ? Cari saluti.

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