ore 18:18 ——— VI MOSTRO DOVE MI RIFUGERO’ TRA NON MOLTO… // nel ceara’, stato del nord, c’è un tale caldo che mi curerà tutti i reumatismi // LABOTERAPIA= TERAPIA DEL LAVORO IN GENERE PER MALATI MENTALI–

 

CASA DE REFUGIO PARAIPABA LABOTERAPIA  (cearà)

 

http://www.youtube.com/watch?v=l32Ko-DjXHQ

 

 

 

 

A CHI INTERESSA.

NOTA DI CHIARA: in Brasile, dentro la facolta’ di psicologia,  c’è un corso di laurea che si chiama “laboterapia”—In Italia non so.

 

Nei due ospedali psichiatrici in cui sono stata a San Paulo, c’era una specie di casetta (così la ricordo io) con due ragazze giovani e accoglienti che dirigevano questo laboratorio.  Mi pare, per prima cosa, di aver fatto dei lavori in cuoio: ho ancora una cintura fatta per mario che nessuno riesce ad indovinare “come sia possibile farla “/ poi anche pittura e altro  che non ricordo: andavo due o tre ore tutte le mattine, mi pare. Ma solo se volevo o, meglio, se  mi sentivo di. Il senso è che mentre ti concentri in questi lavori manuali di precisione, non pensi, ossia fai uno stop/ o un bianco a tutte le figure nere-paurose che ti sono sorte nella mente.

Chi ha provato la depressione sa bene di cosa parlo: tra queste figure nere, soprattutto alla nostra età (noi del tempo di guerra), ma succede anche molto prima // ci sono tutte le fisse di “indegnità” che procurano una colpa terribile “verso se stessi”.

Io me la immagino così, anche se vi avviso che tento di raccontare “alla luce del sole con la sua logica e il suo linguaggio”, immagini e pensieri che sono inconsci  (e che agiscono con tutt’altra logica) o – in alcuni rari, invece di essere inconsci, sono pre-consci o semi-consci nel senso che se qualcuno accanto a loro li verbalizza “con accettazione”, loro ci si riconoscono.

 

Dicevo come me la figuro io, anche se vi farà un po’ ridere: dentro di noi, ben nascosta c’è “un’immagine ideale di noi stessi” (tecnicam: Ideale dell’Io)—agendo nel mondo e…in casa nel privato, insomma vivendo/ ci confrontiamo continuamente con gli altri, ma non solo con i vivi che incontriamo, ma con i nostri ancestrali che hanno fatto questo e quello, e anche con personaggi ideali che noi abbiamo amato e presi a modello. Senza adesso fare la rava/fava,  .ci sarà tempo,  ci sarà tempo…anche per le more/  ci sono momenti in cui “noi guardiamo a noi stessi reali” (così crediamo) e ci confrontiamo con quell’immagine ideale, in genere luminosa, piena di potere, e  “da ammirare”… magari dal mondo intero—Come sapete, ognuno di noi  ha una di immagine ideale, o meglio, una persona sola  ha tante immagini bellissime di sé  che sente di dover realizzare..fosse almeno una! Se l’immagine ideale si è formata, per certe circostanze, molto lontana dalle possibilità reali della persona (interne/esterne), qualunque magnificenza possa realizzare, si sentirà costantemente “indegna”.

La terapia, o, se volete, correzione di un piccolo bullone della macchina, è evidente: è cercare di avvicinare, pur senza confonderle (abbiamo bisogno di “un’ambizione” che ci porti avanti con degli obbiettivi di realizzazione del nostro Sé) l’immagine ideale alle possibilità reali di “quel momento” o fase della vita della persona. O, se uno ce la fa, può anche fare l’inverso!


Sembra come bere un bicchier d’acqua: ma quella parte ideale troppo alta, lotta come una dannata per sopravvivere, a lei sono legati sentimenti non solo di potere, ma di nostalgia “di quello che avremmo potuto essere.. se…se…..se”

 

La colpa verso noi stessi,  da un dolore terribile, che può anche “non essere percepito come tale–ma come disagio, o ancor più, come noia noia…di non aver niente di vitale da fare”. Allora vengono avanti le sciocchezze della vita quotidiana, una lista lunghissima dai compiti pratici a quelli istruttivi, che “bisogna assolutamente fare”…se no cade il mondo! Invece del mondo siamo noi a cadere in una tremenda depressione. Un’amica che ha un buon rapporto con la sua vita mentale, l’ha espresso con chiarezza: ” mi marco tutta una lista di appuntamenti, tutti improrogabili, altrimenti al mattino non riesco neanche ad alzarmi da letto”. Un’altra invece (ipotesi mia perciò…) ha fatto della “buona cucina” per i familiari—- che ne sono ben contenti come potete immaginare, quindi una gratificazione non da poco o feedback (rinforzo di un comportamento che aumenta la probabilità che esso venga emesso e ripetuto)—la realizzazione più immediata di sé, quando ha una miniera nella sua mente che non coltiva, sì perché troppo occupata, ma anche perché per farlo avrebbe bisogno di uno stimolo esterno costrittivo …costrittivo vuol dire pagato.

 

Anche persone che già fanno arte, smettono di fare mostre perché costano, e spesso anche di fare arte perché …”non vendono”, non solo non vendono, ma neanche svendono.

A me riesce difficile capirlo, ma se pensiamo agli artisti storici, per esempio alle lettere di Van Gogh, sempre si lamenta con il fratello…è vero che in quel caso c’era proprio  un bisogno di pane ..Ma a me, che sono fuori da questo mondo, me ne è venuta come l’idea che un artista misura il proprio lavoro dalla vendita ossia se esiste sulla terra qualcuno disposto a tirar fuori i quattrini “per dirgli  che bello che bello”-.-

Nell’amica di cui parlavo sopra (la grande cucina), invece, i soldi con il committente devono dare la spinta per muoversi ecc.

 

Adesso, come diceva bene mia nonna “me ne sono andata pe i gevi” ossia ho perso tutti i fili ed mi fermo.

 

Sapete da soli che oltre alle colpe verso noi stessi ci sono anche le colpe verso gli altri, dai genitori ai figli al bene comune pubblico. Ecco, questo tema lo  lascio svolgere a voi, sicura che siete dei maestri.  Che poi sia risolto a vostro favore…

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3 risposte a ore 18:18 ——— VI MOSTRO DOVE MI RIFUGERO’ TRA NON MOLTO… // nel ceara’, stato del nord, c’è un tale caldo che mi curerà tutti i reumatismi // LABOTERAPIA= TERAPIA DEL LAVORO IN GENERE PER MALATI MENTALI–

  1. Donatella D'Imporzano scrive:

    Facciamolo come gruppo di amici, sarà più divertente.

  2. nemo scrive:

    Racconti cose importanti non solo di te, cara Chiara, ma di tanti ( di tutti ?). Sì, i “… sentimenti non solo di potere, ma di nostalgia, di quello che avremmo potuto essere.. se…se…e ..se…. ” li abbiamo dentro e spesso ci perseguitano. Per controllarli, in modo che non prevalgano sulla ‘ vita reale’, penso che possano aiutare la poesia e la ‘filosofia’ ( che spesso coincidono) . (evidenziato da chiara per altri che possono leggere quelli che sono certamente una risorsa per vivere)

    • Chiara Salvini scrive:

      grazie, caro Nemo, di essere tornato dopo sì lunga assenza…Per qualche motivo che non sto a recuperare (tanto così funziona!) mi solleciti ad andare avanti in questo lavoro, che tale è per me e che mi fa bene. Mi basta mezza riga tua per dirmi: “vai avanti bene”–Scema? Come possono essere “scemi” i sentimenti che campano nell’aria…ma ben radicati nella nostra memoria. Scemo, l’ho cercato adesso, viene dal lat. semis =metà, un sentimento scemo mi pare sia quando manca di realtà effettiva o fattuale. Ma quella fattuale non è l’unica realtà umana, c’è la realtà interna che, vedi il vantaggio di libertà?, esiste senza il bisogno di essere “condivisa”…ti ho fatto una pappardella quando avrei dovuto semplicemente darti un bell’abbraccio! chissà da quanti impegni arrivi fin qui…! grazie, chiara
      Ho dimenticato i piccoli aggiornamenti salute: mercoledì che arriva mi opero di cataratta alle sette del mattino, così questo problema che vedo male o per leggere il giornale faccio un tale sforzo che ho di immediato mal di testa. Almeno tra 15-20 gioni o un mese questa “crocefissione” sarà risolta. E’ stato qui Nicolo’ un giorno e mezzo e ha dormito qua: mi sento ben nutrita

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