E questa e’ la sua canzone, non solo stasera (leggete il testo in italiano sotto—non mi intendo di poesia, ma per me è difficile trovare qualcosa che, come questa, mi canta dentro”, ciao Chaim, chiara
[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2014/08/Chaim-Se-il-cielo-fosse-bianco-di-carta.wmv.mp3|titles=Chaim – Se il cielo fosse bianco di carta.wmv]
nota: anche se credo lo sappiano anche le pietre, ripeto l’origine di questo testo: “La canzone musica il testo della lettera di addio del quattordicenne Chaim (in ebraico = “vita”) prigioniero nel campo di Pustkòv. Morto nel 1944. La lettera e’ uscita dal lager grazie all’aiuto di un contadino cioè è stata buttata da Chaim oltre il filo spinato del campo ed un contadino l’ha raccolta e conservata fino alla fine della guerra.
L espressione “Se il fosse bianco di carta” deriva dal Talmud
L’interpretazione è di Ivan Della Mea
Se il cielo fosse bianco di carta
e tutti i mari neri d’inchiostro
non saprei dire a voi, miei cari,
quanta tristezza ho in fondo al cuore,
qual è il pianto, qual è il dolore
intorno a me.
Si sveglia l’alba nel livore
di noi sparsi per la foresta,
a tagliar legna seminudi,
coi piedi torti e sanguinanti;
ci hanno preso scarpe e mantelli,
dormiamo in terra.
Quasi ogni notte, come un rito,
ci danno la sveglia a bastonate;
Franz ride e lancia una carota
e noi, come larve affamate,
ci si contende unghie e denti
l’ultima foglia.
Due ragazzi sono fuggiti:
ci han raccolti in un quadrato,
uno su cinque han fucilato,
ma anche se io non ero un quinto
non ha domani questo campo…(credo sia: “questo mio canto”–ch.)
ed io non vivo,
Questo è l’addio
a tutti voi, genitori cari,
fratelli e amici,
vi saluto e piango.
Chaìm.