“La culla dondola su un abisso, il buon senso ci dice che la nostra esistenza è soltanto un fuggevole spiraglio di luce tra due eternità di tenebre. Benché le due eternità siano gemelle identiche, l’uomo, di norma, contempla l’abisso prenatale con più serenità di quanto non contempli quello verso il quale è diretto ( a circa quattrocentocinquanta battiti cardiaci orari). Io so, tuttavia, di un giovane sensibile che provò qualcosa di simile al panico, quando vide per la prima volta alcuni vecchi film girati in famiglia poche settimane prima della sua nascita. Contemplò un mondo in pratica immutato – la stessa casa, le stesse persone – e si rese conto allora allora che non vi era esistito affatto e che nessuno aveva pianto la sua assenza.”….
(Vladimir Nabokov, Parla, ricordo) —- -Oscar Mondadori, 1984—capitolo primo, Parte I, p. 15—Fu scritto in inglese e pubblicato la prima volta a New York nel 1951 con il titolo “Conclusive evidence”.
NOTA DI CHIARA: cercando nell’ultimissima pagina del libro se mai ci fosse stata la data della pubblicazione originaria dell’opera, ho trovato un disegno – se tale si puo’ chiamare (ch. non lo sa) fatto a biro da mario bardelli: cerco di riprodurlo al meno peggio.
pardon, “non si tratta di una biro”! Ohimè! Ma di china! Che occhio, povera povera chiara…
bardelli, parla ricordo,2012, china su carta, cm. 20×10