ORE 08:55 IL TITOLO MI PIACEREBBE COSI’: “AMORE MISSIONARIO” O ANCHE: —“RAZZIS-MISSIONE D’AMOR” ///// IL 15 DI MAGGIO, DONATELLA RISPOSE AD UN MIO ATTACCO DI DISPERAZIONE CON QUESTO RACCONTO, SENZA TITOLO, ED IO NON ME NE ACCORSI—DA ALLORA AD OGGI, PASSAI IL TEMPO A PIANGERE SULLA MIA SOLITUDINE BLOGGHISTA…QUI, IN PONENTE, UNO COSI’ DI CHIAMA: “O BELIN, A TI SEI UN CUJUN”

[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2014/06/Africa-Antica-Ancient.mp3|titles=Africa Antica Ancient]
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“NON SI TOGLIERANNO MAI DA QUELL’INERZIA CHE NON LI FA SOPPORTARE I MISSIONARI E LE SPIEGHE DI CHI SI CHINA SU DI LORO COME SU UN INFERIORE DA ISTRUIRE, SENZA IMPARARE NULLA DELLA LORO CULTURA E MEN CHE MENO “FARGLIELA ESPRIMER” prima DI CORREGGERLI. CON LA BACCHETTA ROSSA !.
CARO PROFF. PERCHE’ NON CI PROVA LEI A FARE COSI’, POI SE CI RIESCE, LI ISTRUISCE!
PER GENTE COME LEI, TUTTO AMORE E “CARITA'”  (AMORE), CI VORREBBE UN BASTONE CON QUEI BEI NODI: STIA CERTO CHE LA STESSA DONATELLA PROVVEDEREBBE A CHIARIRLE LE IDEE…
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TEATRO AFRICANO; UNA SCUSA PER STARE SEDUTI!
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ARTE RITROVATA NELLA FORESTA NIGERIANA (SENZA DATAZIONE)
“Quando il palazzo di un re brucia, quello che prenderà il suo posto sarà ancora più bello”.
(proverbio yoruba, Nigeria).
 

Testa coronata, Ife (Nigeria). XII-XV secolo. Museo Nazionale.

Testa commemorativa, regno di Benin (Nigeria), XV-XVI secolo, Lagos,
Museo Nazionale.
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“Ci andai a quell’incontro trascinata da una mia amica ex-collega di scuola. Probabilmente lei non ne aveva nessuna voglia, ma non se la sentiva di dire di no, data la nobiltà dei fini che l’associazione si proponeva. Io non riuscii  a dire di no alla mia amica. Già si capisce fin dall’inizio come queste cose possano andare. Dovete mettere in conto che nessuna di noi due è un’adolescente, pronta a qualsiasi avventura: siamo due settantenni in pensione, abbastanza scettiche sull’umanità, pronte però ad impegnarci per qualsiasi buona causa che ci si presenti, anche perché ci sentiamo un po’ in colpa  per la nostra inerzia di fronte allo sfacelo del mondo. L’appuntamento era alle sedici, ma la mia amica mi aveva avvertita che il responsabile della onlus sarebbe arrivato con un bel po’ di ritardo, essendo occupatissimo, sia nella sua professione sia nel volontariato. L’appartamento, che gli serve anche come studio medico, si trova al piano terra, il che a Milano vuole dire buio quasi tutto l’anno, anche ad agosto.  Regna una bella confusione, con pacchi e scatole un po’ dappertutto. Questo mi rende istintivamente simpatico il padrone di casa, che ancora non conosco, mentre suscita una leggera disapprovazione nella mia amica.  La segretaria è molto gentile, ci offre il caffè , chiacchieriamo con ragazze molto giovani e carine che vanno e vengono e che apprendiamo essere tutte volontarie dell’associazione onlus. Alla fine riusciamo ad entrare nello studio: ci accoglie un signore gentilissimo, alla mano, che si preoccupa subito per il ritardo con cui ci ha ricevuto e ci chiede se abbiamo bevuto il caffè. I mobili dello studio sono cupi, difficile dire se antichi o semplicemente vecchi. Alle pareti i quadri hanno cornici scure. Un quadro molto grande attrae la mia attenzione: è la fotografia di una giovinetta, molto graziosa, con un sorriso tra il gentile e il malizioso. Chiedo se sia il ritratto di qualche antenata, perché mi fa venire in mente un ritratto analogo di mia nonna. Il presidente ( d’ora in poi lo chiamerò così ) mi dice, con un sorriso che rischiara perfino i mobili tremendi, che si tratta di Santa Teresa del Bambino Gesù. Mentre io penso ad una gaia giovinetta che, visto il ritratto, fece splendere il suo amore sul mondo e sull’umanità, il presidente ci racconta come lui abbia portato in pellegrinaggio la bara della piccola santa per i Paesi dell’Africa, in cui l’onlus  da lui fondata ha delle Missioni. La necrofilia cattolica mi ha sempre provocato un brivido di disgusto, mi fa pensare ad un culto della morte che neppure nelle tribù cannibali, se ancora ne esistono, deve avere quel sapore dolciastro di carne in disfacimento. Superiamo il nostro orrore per la necrofilia e il presidente comincia a parlare delle difficoltà che le missioni trovano in Africa. Non possiamo che inorridire, io e la mia collega, di fronte alle atrocità dei bambini- soldati, alla mostruosità dei bambini-stregoni, eliminati solo perché si pensa che gettino il malocchio, alla vita di fatica insostenibile da parte delle donne africane. Poi arriva una telefonata: si capisce che le cose non vanno affatto bene in una certa missione e qui il nostro povero, fragile presidente scoppia come una pentola a pressione: ” Nemmeno tra millenni l’Africa si risolleverà. Sono loro che vogliono vivere così. Gli uomini durante il giorno stanno seduti sotto l’unico albero della zona a chiacchierare, mentre le donne lavorano dalle quattro del mattino, a macinare il miglio e ad andare a prendere l’acqua. Abbiamo scavato dei pozzi, dopo averlo deciso insieme all’assemblea del villaggio, in modo che tutti fossero d’accordo e che potessero poi accudirlo. Gli abbiamo insegnato come fare a mantenerlo e ad impedire che si seccasse. Quanto pensate che sia durato? Un anno, un mese, una settimana? Noo, neppure due giorni, perché si fa fatica. Del resto, ci sono le donne e i bambini che fanno chilometri ogni giorno per andare a prendere l’acqua, perché scomodarsi? E poi, di cosa hanno bisogno in fondo? I bambini finché sono piccoli vanno nudi, i più grandi con qualche straccio si coprono, i cereali li macinano le donne alzandosi prima dell’alba. Quando si va lì e si deve dormire ( si fa per dire ) nelle loro capanne, appena uno riesce a prendere un po’ di sonno viene svegliato dal toc-toc dei mortai delle donne che preparano la farina per far mangiare oltre ai figli anche questi sfaticati. No, io credo proprio che gli africani non si risolleveranno mai da questa inerzia, tanto più che la  loro religione prevalente, quella musulmana, è una religione regressiva . E poi, mangiano con le mani! La’ sotto gli alberi distesi.  Ma stando li’ a spulciarsi, non potrebbero almeno farsi dei cucchiai di legno? ìNo, per questi uomini il tempo non esiste, è tutto uguale, non faranno mai niente per migliorare e le previsioni demografiche dicono che alla fine del secolo saranno  più di quattro miliardi!”   “
DONATELLA D’IMPORZANO
cara do, mi rendo conto di aver invaso un po’ troppo, ma è il racconto che mi ha dato una tale rabbia perché gente cosi’ è in tutti i campi, dalle carceri, a Centri di accoglienza, agli ospedali….
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1 risposta a ORE 08:55 IL TITOLO MI PIACEREBBE COSI’: “AMORE MISSIONARIO” O ANCHE: —“RAZZIS-MISSIONE D’AMOR” ///// IL 15 DI MAGGIO, DONATELLA RISPOSE AD UN MIO ATTACCO DI DISPERAZIONE CON QUESTO RACCONTO, SENZA TITOLO, ED IO NON ME NE ACCORSI—DA ALLORA AD OGGI, PASSAI IL TEMPO A PIANGERE SULLA MIA SOLITUDINE BLOGGHISTA…QUI, IN PONENTE, UNO COSI’ DI CHIAMA: “O BELIN, A TI SEI UN CUJUN”

  1. mg scrive:

    evidentemente questo signore è un grande ignorante e avrebbe bisogno di un breve corso di storia
    ed aggiornarsi anche su cosa sta succedendo oggi in Africa.

    guardate questo bellissimo video, prendetevi tutto il tempo, è un pò lungo.
    http://casa-africa.blogspot.it/2014/04/africa-parla-la-nuova-africa-che-fa-il.html

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