PRIMO PIANO16 MAGGIO 2014Il Sole 24 Ore
Il paradosso. Nei primi tre mesi +1,5% congiunturale per il boom di acquisti precedente l’aumento dell’Iva
Balzo di Tokyo grazie ai consumi
Stefano Carrer
TOKYO. Dal nostro corrispondente
TOKYO. Dal nostro corrispondente
Sembra un mondo alla rovescia. Il Giappone, sbeffeggiato da molti anni per la sua crescita anemica legata a una deflazione quasi ventennale, nel primo trimestre ha registrato una crescita del Pil dell’1,5% sul trimestre precedente, parecchie volte superiore a* quella media dell’Eurozona (un esangue +0,2%) e a quella appena percettibile degli Usa penalizzati dal maltempo (+0,1%). Al tempo stesso, nell’area metropolitana di Tokyo in aprile l’inflazione è balzata ai massimi da 22 anni e a un livello quasi 4 volte superiore a quella media dell’Eurozona (+2,7% sull’aprile 2013 contro +0,7%) e più alta anche di quella degli Usa (+2%).
Merito delle politiche monetarie e fiscali ultraespansive promosse da governo e banca centrale di Tokyo, a fronte della prudenza della Bce e delle costrizioni che impediscono stimoli adeguati ai Paesi europei più deboli? Certo. Ma c’è anche un paradosso: la forte crescita del Pil trimestrale nipponico – a un tasso annualizzato del 5,9%, superiore alle aspettative medie di un +4,2% e ai massimi dal terzo trimestre 2011, quando il Paese si concentrò nel riprendersi dalla tragedia dello tsunami – è stata determinata soprattutto dalla sola misura non espansiva introdotta dal governo Abe, ossia l’aumento dell’Iva dal 5 all’8% scattato il 1° aprile. Così a febbraio e marzo c’è stato un boom di acquisti anticipati da parte dei consumatori: +2,1% sul trimestre precedente, pari a un tasso annualizzato del +8,5% che arriva addirittura al record di un +66,9% annualizzato per il settore dei beni durevoli come auto ed elettrodomestici. Una vera e propria corsa al consumo per evitare di pagare più tasse, insomma, che ha beneficiato in modo particolare i beni di lusso. Un esempio: la Maserati è diventata in Giappone il brand automobilistico a maggior tasso di crescita delle vendite, con un balzo del 237% delle consegne.
Senonché questo trend rende sicuro che nel trimestre in corso l’economia si contrarrà, per l’inevitabile calo dei consumi (Maserati esclusa: ha raddoppiato le vendite anche in aprile) dopo l’abbuffata artificiale: molto economisti prevedono un calo del Pil, in termini annualizzati, tra il 3 e il 5 per cento. Escludendo l’effetto-Iva, poi, l’inflazione in Giappone resta abbastanza lontana dall’obiettivo del 2%, anche se pur sempre doppia rispetto a quella europea.
Comunque, secondo molti esperti, a partire da quelli di Nomura, l’economia giapponese sembra in grado di superare il maggiore ostacolo di quest’anno – appunto il rialzo dell’Iva – senza troppi danni, ossia con una probabilità molto alta di tornare alla crescita nel terzo trimestre. A conforto di questa sensazione sta, ad esempio, la forte crescita nel primo trimestre anche degli investimenti di capitale delle imprese (+4,9% sui precedenti tre mesi), nel contesto di un marcato miglioramento degli utili aziendali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Merito delle politiche monetarie e fiscali ultraespansive promosse da governo e banca centrale di Tokyo, a fronte della prudenza della Bce e delle costrizioni che impediscono stimoli adeguati ai Paesi europei più deboli? Certo. Ma c’è anche un paradosso: la forte crescita del Pil trimestrale nipponico – a un tasso annualizzato del 5,9%, superiore alle aspettative medie di un +4,2% e ai massimi dal terzo trimestre 2011, quando il Paese si concentrò nel riprendersi dalla tragedia dello tsunami – è stata determinata soprattutto dalla sola misura non espansiva introdotta dal governo Abe, ossia l’aumento dell’Iva dal 5 all’8% scattato il 1° aprile. Così a febbraio e marzo c’è stato un boom di acquisti anticipati da parte dei consumatori: +2,1% sul trimestre precedente, pari a un tasso annualizzato del +8,5% che arriva addirittura al record di un +66,9% annualizzato per il settore dei beni durevoli come auto ed elettrodomestici. Una vera e propria corsa al consumo per evitare di pagare più tasse, insomma, che ha beneficiato in modo particolare i beni di lusso. Un esempio: la Maserati è diventata in Giappone il brand automobilistico a maggior tasso di crescita delle vendite, con un balzo del 237% delle consegne.
Senonché questo trend rende sicuro che nel trimestre in corso l’economia si contrarrà, per l’inevitabile calo dei consumi (Maserati esclusa: ha raddoppiato le vendite anche in aprile) dopo l’abbuffata artificiale: molto economisti prevedono un calo del Pil, in termini annualizzati, tra il 3 e il 5 per cento. Escludendo l’effetto-Iva, poi, l’inflazione in Giappone resta abbastanza lontana dall’obiettivo del 2%, anche se pur sempre doppia rispetto a quella europea.
Comunque, secondo molti esperti, a partire da quelli di Nomura, l’economia giapponese sembra in grado di superare il maggiore ostacolo di quest’anno – appunto il rialzo dell’Iva – senza troppi danni, ossia con una probabilità molto alta di tornare alla crescita nel terzo trimestre. A conforto di questa sensazione sta, ad esempio, la forte crescita nel primo trimestre anche degli investimenti di capitale delle imprese (+4,9% sui precedenti tre mesi), nel contesto di un marcato miglioramento degli utili aziendali.
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