ore 23:11 VI PRESENTO IL PROGRAMMA LETTERARIO DEI FUTURISTI CHE NON CONOSCEVO—SIAMO AI PRIMI DECENNI DEL NOVECENTO—

eh dai, canguretti! è il momento di saltare!

 

 

 

chiara naturalmente, in ginnasio-liceo non conosceva questo programma di letteratura futurista ed anche all’universita’ molto poco le fu noto, piu’ accessibile e’ stata la pittura e la scultura, come credo sia stato per voi, Ma ricordo perfettamente  tutta questa rivolta che avevo dentro e che solo loro esprimono in parole ben dette–Ricordiamo che siamo nei primi decenni del Novecento. -Spero che Diletta non mi ascolti: ma le risate che Donatella ed io ci siamo fatte su “Miricae”, non tutte le poesie, ma la maggioranza, considerata -come sapete- almeno da  critici come Fubini-  l’opera piu’ poeticamente fresca del Pascoli. Carducci e D’annuzio li lasciamo per altre veglie.  Ma era, la nostra,  una ribellione piu’ che altro per questi “poeti paludati”, specchio dei nostri professori di liceo, in parte dei nostri genitori, di quello che rappresntava per noi un’autorita’–Come me dovevano esserci molti altri—Iscritta all’universita nel 63′, mi iscrissi subito all’UGI (studenti socialisti e comunisti) ma ci si girava i pollici e gli stessi discorsi…finche’ tutto cambiò, noi stessi piu’ vivi, quando scesero dai monti al piano, dei cavalieri sobri e sguaiati (erano cosi’), che dicevano parolacce, che invece di star male come me con i paludati, si misero a contrastarli, esigere e chiedere facendo dei patti…organizzando lezione alternative: per esempio l’ormai famoso Gino Strada organizzo in Statale, in via festa del perdono, due giornate altamente qualificate sul diritto—Chiara non ha vissuto, se non poco, questa universita’ piu’ sciolta, perché prima si sottopose ai soliyi esami mattone; dopo il 68 pianto’ l’universita’ per lavorare e mantenersi; dopo qualche anno, persino la sua testolina capi’che senza un titolo, i lavori erano…Si è anche presa una lesione al fegato; tornò a casa per curarsi, quattro mesi di letto con flebo tutti i giorni;  poi, quando torno’ ad iscriversi, tutto era tornato come prima, nessun testo alternativo: il primo esame che diede fu con Enzo Paci sulla “Critica della Ragion Pura”, biennale…Non capivo piu’ le parole, e mia madre ragioniera, si è messa a fianco a me e me le spiegava…finche’ a poco la testa e’ entrata di nuovo nell’ambiente-fino a finire, ma con estrema fatica—

MANIFESTO TECNICO 

deUa 

LETTERATURA FUTURISTA 
prima parte---dalla parte 13 alla 20 esclusa
In aeroplano, seduto sul cilindro della benzina
scaldato il ventre dalla testa dell'aviatore, io sentii la
inanità ridicola della vecchia sintassi ereditaria. Bisogno
furioso di liberare le parole, traendole fuori dalla pri-
gione del periodo latino ! Questo ha naturalmente, come
ogni imbecille, una testa previdente, un ventre, due
gambe e due piedi piatti, ma non avrà mai due ali.
Appena il necessario per camminare, per correre un
momento e fermarsi quasi subito sbuffando !... 

Ecco che cosa mi disse l'elica turbinante, mentre
filavo a duecento metri sopra i possenti fumaiuoli di
Milano. E l'elica soggiunse: 

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1. — Bisogna distruggere la sintassi, di-
sponendo i sostantivi a caso, come nascono. 

2. — Sì deve usare il verbo air infinito, 

perchè si adatti elasticamente al sostantivo e non lo sot-
toponga aìVw dello scrittore che osserva o immagina. Il
verbo all'infinito può, solo, dare il senso della continuità
della vita e l'elasticità dell'intuizione che la percepisce. 

3. — Si deve abolire l'aggettivo, perchè il
sostantivo nudo conservi il suo valore essenziale. L'ag-
gettivo avendo in sé un carattere di sfumatura, è in-
compatibile con la nostra visione dinamica, poiché suppone
una sosta, una meditazione. 

4. — Sì deve abolire l'avverbio, legamento
musicale che unisce i diversi suoni del periodo. L'av-
verbio conserva alla frase una fastidiosa unità di tono. 

5. — Ogni sostantivo deve avere il suo
doppio, cioè il sostantivo deve essere seguito, senza
congiunzione, dal sostantivo a cui è legato per analogia.
Esempio: uomo -torpediniera, donna-golfo, folla -risacca,
piazza -imbuto, porta- rubinetto. 

Siccome la velocità aerea ha moltiplicato la nostra /
conoscenza del mondo, la percezione per analogia d^
venta sempre più naturale per l'uomo. Bisogna dunijue
sopprimere il come, il quale, il così, il simile a. Meglio
ancora, bisogna fondere direttamente l'oggetto coli' im-
magine che esso evoca, dando l' immagine in iscorcio
mediante una sola parola essenziale. 

6. — Abolire anche la punteggiatura. Es- 

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sendo soppressi gli aggettivi, gli avverbi e le congiun-
zioni, la punteggiatura è naturalmente annullata, nella
continuità varia di uno stile vivo^ che si crea da sé,
senza le soste assurde delle virgole e dei punti. Per
accentuare certi movimenti e indicare le loro direzioni, 

s'impiegheranno i segni della matematica: -\ x • = > < 

e i segni musicali. 

7. — Gli scrittori si sono abbandonati finora
all'analogia immediata. Hanno paragonato per esempio
l'animale all'uomo o ad un altro animale, il che equi-
vale ancora, press' a poco, a una specie di fotografia.
Hanno paragonato per esempio un fox-terrier a un pic-
colissimo puro -sangue. Altri, più avanzati, potrebbero
paragonare quello stesso fox-terrier trepidante a una pic-
cola macchina Morse. Io lo paragono, invece, a un'acqua
ribollente. V'è in ciò una gradazione di analogie
sempre più vaste, vi sono dei rapporti sempre più
profondi e solidi, quantunque lontanissimi. 

L'analogia non è altro che l'amore profondo che
collega le cose distanti, apparentemente diverse ed
ostili. Solo per mezzo di analogie vastissime uno stile
orchestrale, ad un tempo policromo, polifonico e poli-
morfo, può abbracciare la vita della materia. 

Quando, nella mia Battaglia di Tripoli^ ho para-
gonato una trincea irta di baionette a un'orchestra,
una mitragliatrice a una donna fatale, ho introdotto
intuitivamente una gran parte dell'universo in un breve
episodio di battaglia africana. 

— 15 — 

Le immagini non sono fiori da scegliere e da co-
gliere con parsimonia, come diceva Voltaire. Esse costi-
tuiscono il sangue stesso della poesia. La poesia deve
essere un seguito ininterrotto d'immagini nuove, senza
di che non è altro che anemia e clorosi. 

Quanto più le immagini contengono rapporti vasti,
tanto più a lungo esse conservano la loro forza di stu-
pefazione. Bisogna — dicono — risparmiare la mera-
viglia del lettore. Eh! via! Curiamoci, piuttosto, della
fatale corrosione del tempo, che distrugge non solo il
valore espressivo di un capolavoro, ma anche la sua
forza di stupefazione. Le nostre orecchie troppe volte
entusiaste non hanno forse già distrutto Beethoven e
Wagner? Bisogna dunque abolire nella lingua ciò che
essa contiene in fatto d' immagini stereotipate, di meta-
fore scolorite, e cioè quasi tutto. 

8. — Non vi sono categorie d'immagini,
nobili o grossolane, eleganti o volgari, eccentriche o
naturali. L'intuizione che le percepisce non ha né pre-
ferenze né partiti -presi. Lo stile analogico è dunque
padrone assoluto di tutta la materia e della sua intensa vita. 

9. — Per dare i movimenti successivi d'un og-
getto bisogna dare la catena delle analogie che esso evoca,
ognuna condensata, raccolta in una parola essenziale. 

Ecco un esempio espressivo di una catena di ana-
logie ancora mascherate e appesantite dalla sintassi
tradizionale. 

« Eh sì/ VOI siete, piccola mitragliatrice, una 

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donna affascinante, e sinistra, e divina, al volante di
tm' invisibile centocavalli, che rugge con scoppi d'im-
pasiensa. Oh! certo, fra poco balzerete nel circuito
della morte, verso il capitombolo fracassante o la vit-
toria!.... Volete che io vi faccia dei ìnadrigali pieni
di grazia e di colore? A vostra scelta, signora.... Voi
somigliate, per me, a un tribuno proteso, la cui lingua
eloquente, instancabile, colpisce al cuore gli uditori
in cerchio, commossi.... Siete, in questo momento, un
trapano onnipotente, che fora in tondo il cranio troppo
duro di questa notte ostinata.... Siete, anche, un lami-
natoio, un tornio elettrico, e che altro? Un gran can-
nello ossidrico che brucia, cesella e fonde a poco a
poco le punte metalliche delle ultime stelle!... » (« Bat-
taglia di Tripoli » ). 

In certi casi bisognerà unire le immagini a due a
due, come le palle incatenate, che schiantano, nel loro
volo, tutto un gruppo d'alberi. 

Per avviluppare e cogliere tutto ciò che vi è di
più fuggevole e di più inafferrabile nella materia, bisogna
formare delle strette reti d'immagini o analogie,
che verranno lanciate nel mare misterioso dei fe-
nomeni. 

Salvo la forma a festoni tradizionale, questo pe-
riodo del mio Mafarka il futurista è un esempio di
una simile fitta rete d'immagini: 

« Tutta l'acre dolcezza della gioventù scomparsa
gli saliva su per la gola, come dai cortili delle scuole 

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salgono le grida allegre dei fanciulli verso i vecchi
maestri affacciati al parapetto delle terrazze da cui si
vedono fuggire sul mare i bastimenti..,. »
Ed ecco ancora tre reti d'immagini:
« Intorno al posso della Buineliana, sotto gli
olivi folti, tre cammelli cofnodantente accovacciati nella
sabbia si gargarizzavano dalla contentezza, come
vecchie grondaie di pietra, mescolando il ciac-ciac dei
loro sputacchi ai tonfi regolari della pompa a vapore
che dà da bere alla città. Stridori e dissonanze futu-
riste, neir orchestra profonda delle trincee dai pertugi
sinuosi e dalle cantine sonore, fra l'andirivieni delle
baionette, archi di violini che la rossa bacchetta del
tramonto infiamma di entusiasmo.... 

« E il tramonto-direttore d'orchestra, che con un
gesto ampio raccoglie i flauti sparsi degli uccelli negli
alberi, e le arpe lamentevoli degli insetti, e lo scric-
chiolìo dei rami, e lo stridìo delle pietre. E lui che
ferma a un tratto i timpani delle gamelle e dei fucili
cozzanti, per lasciar cantare a voce spiegata, sidl'or-
chestra degli strumenti in sordina, tutte le stelle dalle
vesti d'oro, ritte, aperte le braccia, sidla ribalta del
cielo. Ed ecco una gran dama allo spettacolo.... Va-
stamente scollacciato, il deserto infatti mette in mostra
il suo seno immenso dalle curve liquefatte, tutte ver-
niciate di belletti rosei sotto le gemme crollanti della
prodiga notte. » ( « Battaglia di Tripoli » ). 

10. — Siccome ogni specie di ordine è fatai- 

r 

— 18 — 

mente un prodotto dell'intelligenza cauta e guardinga,
bisogna orchestrare le immagini disponendole secondo
un maxiiiium di disordine. 

11. — Distruggere nella letteratura !'« io », 

cioè tutta la psicologia. L' uomo completamente avariato
dalla biblioteca e dal museo, sottoposto a una logica e
ad una saggezza spaventose, non offre assolutamente più
interesse alcuno. Dunque, dobbiamo abolirlo nella lette-
ratura, e sostituirlo finalmente colla materia, di cui si
deve afferrare l'essenza a colpi d'intuizione, la qual cosa
non potranno mai fare i fisici né i chimici. 

Sorprendere attraverso gli oggetti in libertà e i
motori capricciosi la respirazione, la sensibilità e gl'istinti
dei metalli, delle pietre, del legno, ecc. Sostituire la
psicologia dell'uomo, ormai esaurita, con l'ossessione
della materia. 

Guardatevi dal prestare alla materia i sentimenti
umani, ma indovinate piuttosto i suoi differenti impulsi
direttivi, le sue forze di compressione, di dilatazione,
di coesione e di disgregazione, le sue torme di molecole
in massa o i suoi turbini di elettroni. Non si tratta di
rendere i drammi della materia umanizzata. È la soli-
dità di una lastra d'acciaio, che c'interessa per sé stessa,
cioè l'alleanza incomprensibile e inumana delle sue
molecole o dei suoi elettroni, che si oppongono, per
esempio, alla penetrazione di un obice. Il calore di un
pezzo di ferro o di legno è ormai piti appassionante,
per noi, del sorriso o delle lagrime di una donna. 

— 19 — 

Noi vogliamo dare, in letteratura, la vita del mo-
tore, nuovo animale istintivo del quale conosceremo
l'istinto generale allorché avremo conosciuti gl'istinti
delle diverse forze che lo compongono. 

Nulla è più interessante, per un poeta futurista,
che l'agitarsi della tastiera di un pianoforte meccanico.
Il cinematografo ci offre la danza di un oggetto che si
divide e si ricompone senza intervento umano. Ci offre
lanche lo slancio a ritroso di un nuotatore i cui piedi
escono dal mare e rimbalzano violentemente sul trampo-
lino. Ci offre infine la corsa d'un uomo a 200 chilometri
all'ora. Sono altrettanti movimenti della materia, fuor
[dalle leggi dell'intelligenza e quindi di una essenza più
significativa. 

Bisogna inoltre rendere il peso (facoltà di volo)
e l'odore (facoltà di sparpagliamento) degli oggetti,
cosa che si trascurò di fare, finora, in letteratura.
Sforzarsi di rendere per esempio il paesaggio di odori
che percepisce un cane. Ascoltare i motori e riprodurre
;i loro specialissimi discorsi inumani. 

La materia fu sempre contemplata da un io di-
stratto, fre4do, troppo preoccupato di sé stesso, pieno
di pregiudizi di saggezza e di ossessioni umane. 

L'uomo tende ad insudiciare della sua gioia gio-
vane o del suo dolore vecchio la materia, che possiede
un'ammirabile continuità di slancio verso un maggiore
ardore, un maggior movimento, una maggiore suddivi-
sione di sé stessa. La materia non é né triste né lieta. 

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Essa ha per essenza una energia inesauribile. Essa ap-
partiene intera al poeta divinatore che saprà liberarsi
dalla sintassi tradizionale, pesante, ristretta, attaccata
al suolo, senza braccia e senza ali perchè è soltanto
intelligente. Solo il poeta asintattico e dalle parole slegate
potrà penetrare l'essenza della materia e distruggere la
sorda ostilità che la separa da noi. 

Il periodo latino che ci ha servito finora era un
gesto pretensioso col quale l'intelligenza tracotante e
miope si sforzava di domare la vita multiforme e mi-
steriosa della materia. Il periodo latino era dunque
nato morto. 

Le intuizioni profonde della vita congiunte l'una
all'altra, parola per parola, secondo il loro nascere illo-
gico, ci daranno le linee generali di una fisicologìa
intuitiva della materia. Essa si rivelò al mio spi-
rito dall'alto di un aeroplano. Guardando gli oggetti
da un nuovo punto di vista, non più di faccia o per
di dietro, ma a picco, cioè di scorcio, io ho potuto
spezzare le vecchie pastoie logiche e i fili a piombo
della comprensione antica. 

Voi tutti che mi avete amato e seguito fin qui,
poeti futuristi, foste come me frenetici costruttori d'im-
magini e coraggiosi esploratori di analogie. Ma le vostre
strette reti di metafore sono disgraziatamente troppo
appesantite dal piombo della logica. Io vi consiglio di
alleggerirle, perchè il vostro gesto immensificato possa
lanciarle lontano, spiegate sopra un oceano più vasto.
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