ORE 22:26 INTREVISTA DI PAOLO GRISERI (REP.) AL PATRON DEL GRUPPO ESPRESSO CARLO DE BENEDETTI: DI CUI NON SI PUO’ NON APPREZZARE LA CHIAREZZA …QUASI CHIARITA’ DELLE IDEE SUL NOSTRO PRESENTE E SUL NOSTRO FUTURO—

POLITICA E SOCIETÀ
“Dopo Napolitano al Quirinale vorrei Fassino”
Carlo De Benedetti al Festival della tv di Dogliani: “Il presidente si dimetterà entro l’anno, e si andrà al voto”
PAOLO GRISERI
DAL NOSTRO INVIATO
DOGLIANI (CN) .

Giorgio Napolitano si dimetterà entro l’anno.
(1934)
È la previsione di Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo L’Espresso, intervistato da Gianni Minoli al Festival della tv e dei nuovi media di Dogliani.
«Se devo dire quel che immagino possa accadere nei prossimi mesi, credo che andremo alle elezioni senza aver portato a termine la riforma del Senato. Voteremo probabilmente a ottobre e Napolitano si potrebbe dimettere entro l’anno». De Benedetti immagina dunque una accelerazione dei tempi della politica italiana, anche in conseguenza del risultato delle prossime elezioni di fine maggio: «Penso che il Pd possa arrivare sopra il 35% alle elezioni europee e sono certo che Grillo otterrà più voti di Berlusconi ». Duro il giudizio sul leader dei 5Stelle: «Con lui in politica abbiamo perso un comico e abbiamo acquistato un fascistello populista». Ma se Napolitano si dimetterà, chi potrebbe essere il suo successore? «Siamo in Piemonte e non vedrei male al posto di Napolitano un signore alto, con il fisico da corazziere: Piero Fassino».

Il giudizio dell’editore su Matteo Renzi è positivo. «Ma lei non era con Bersani?», chiede Minoli. «Con Renzi ho approfondito una conoscenza inizialmente superficiale. È una persona di valore. Lo è per tre motivi: è una persona intelligente, non è solo furbo; ha la capacità di comprendere, assorbe come una spugna. E poi ha una quantità di energia del tutto insospettata». A Renzi De Benedetti rimprovera però la «filosofia» della riforma del lavoro (meglio un «contratto unico nazionale con tre anni di prova ») e la rinuncia alla web tax, perché «ci sono miliardi di utili fatti in Italia da Google, Amazon e Facebook che dovrebbero essere tassati». Al premier l’editore dell’Espresso chiede di proporre «all’Europa una moratoria di tre anni dei vincoli di bilancio accompagnata da un piano di rilancio dell’economia italiana».

Non c’è solo politica nell’ora di intervista pubblica. C’è il giudizio positivo su Papa Francesco («Un papa adatto ai nostri tempi e importante per riformare il Vaticano»), ci sono le valutazioni sull’editoria. Minoli ricorda che nel 2016 è necessario rinnovare la concessione della Rai: «L’Espresso non è interessato. Credo che la Rai di oggi sia una tv commerciale non una tv di servizio e per questo non meriti di ricevere il canone». L’intervistatore stuzzica sulle vicende di Rcs: «Non parlo della concorrenza». Poi però alla domanda sull’ad Scott Jovane risponde: «A me come concorrente va bene così».
Da Rcs a Fiat il salto è breve. Positivo il giudizio di De Benedetti su Marchionne: «Gli darei dieci per immaginazione, coraggio e capacità, ma tre per capacità di comunicazione e per sincerità dopo la fine del piano Fabbrica Italia».
Con le domande sulla giustizia si torna inevitabilmente alla politica. I pm si sono accaniti contro Berlusconi? «È Berlusconi che si è accanito contro la giustizia. Poi, purtroppo, ad ogni azione corrisponde una reazione ».
L’intervista si conclude con il bilancio dell’attività di imprenditore: «Quello che ricordo con più soddisfazione è il periodo alla Olivetti. Il rimpianto maggiore è per il tentativo fallito alla Sgb». Ma l’occasione persa più clamorosa «risale all’epoca della Olivetti. Avevamo un laboratorio a Cupertino. Andai a visitarlo e al termine uno dei miei collaboratori mi propose di visitare una piccola azienda nata in un garage lì vicino. Steve Jobs mi propose di acquistare il venti per cento di Apple per duecentomila dollari. Dissi di no…».
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Su Renzi ho cambiato idea, è intelligente, di valore Ma sbaglia su riforma del lavoro e web tax
Con Grillo in politica abbiamo perso un comico e acquistato un fascistello populista
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