19 gennaio 2014 ore 12.50 Lunanuvola’s Blog —— Fanny, poliziotta femminista

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Fanny, poliziotta femminista

by lunanuvola

 

Fanny Chimbaya

Da 12 anni in polizia, prima come ispettrice ed ora come procuratrice, Fanny Chimbaya è una donna “insolita” nel suo paese, il Malawi, anche perché è molto più istruita del marito: “Lui non è andato all’università. La sua famiglia non aveva modo di pagare le tasse scolastiche per lui, perché c’erano molti bambini e non potevano permettersi di farli studiare tutti.” La madre di Fanny vendeva farina al mercato per pagarle la scuola. La poliziotta, il marito e le loro cinque figlie vivono in una piccola casa, piena di energia e di risate, in un sobborgo di Lilongwe. In cucina è appesa una carta dell’alfabeto: nel tempo libero, gratuitamente, Fanny sta insegnando a più di trenta donne e bambini a leggere e scrivere.

Come procuratrice, in polizia si occupa dei minorenni: “Abbiamo un mucchio di casi che coinvolgono bambini e ragazzi, a causa della loro vulnerabilità. In maggioranza sono gli orfani della pandemia Hiv-Aids, vanno in giro cercando qualcosa da mangiare e magari finiscono per essere arrestati per aver rubato del cibo. Le bambine e le ragazze sono vittime di abusi di ogni tipo.”

In Malawi, dai 15 anni in su puoi essere messo/a in prigione con gli adulti: mancanza di risorse, violenza e disperazione possono facilmente mettere un ragazzino/una ragazzina che finisca in galera per un reato minore nella situazione di darsi ad attività criminali più serie. Grazie ad un programma sulla “giustizia riparatoria”, come procuratrice Fanny è in grado di non formalizzare le accuse penali, e di offrire alternative ai minorenni – in particolar modo il cosiddetto “dirottamento” (diversion). Invece di mandare in galera chi ha rubato il pollo o la bicicletta, il dirottamento prevede che egli/ella accetti la responsabilità dell’atto commesso, si scusi per esso, ed intraprenda un processo di guarigione per se stesso/a, la sua famiglia, le sue vittime e la comunità. Lo scopo principale della giustizia riparatoria è risanare la frattura prodotta dall’atto criminale, e permettere alla comunità di ricostituirsi riaccogliendo l’offensore. Quest’ultimo punto prevede l’assicurarsi che le condizioni favorevoli alle sue attività illegali siano affrontate e trasformate per quanto possibile. Perciò, visto che c’è, Fanny fa volontariato anche con questi giovanissimi, tenendo seminari e laboratori per loro: “Mi rende felice vedere i ragazzi e le ragazze tornare a scuola, vederli eccitati nel sognare il loro futuro. L’impegno con persone così giovani ha conseguenze molto positive per la comunità, perché riduce l’ansia e lo stress e l’animosità nelle famiglie. Quando li vedo andare a scuola amo profondamente il mio lavoro: fare la differenza, costruire cambiamento.”

Un ritratto della Presidente del Malawi, Joyce Banda, è appeso in ogni centrale della polizia del paese e anche quella di Fanny ce l’ha; sebbene Fanny pensi che la Presidente abbia molto da fare nel contrastare il clima di corruzione che ha preceduto la sua elezione, prima di poter considerare un successo il suo mandato, dice che il suo impatto si sente: “Il solo fatto che è una donna sta segnando un esempio per i nostri figli, femmine e maschi.” In generale, le donne in Malawi hanno ancora un ruolo servile in casa, il loro accesso all’istruzione è limitato e soffrono alti tassi di malattia e violenza. Il paese è al 124° posto nella classifica del divario di genere; le donne hanno il 22,3% dei seggi parlamentari e solo il 10,4% ha la licenza di scuola media (metà della percentuale maschile).

Le infrastrutture per porre rimedio alla situazione, spiega Fanny, scarseggiano: “Per esempio, manca un ufficio apposito dove denunciare la violenza sessuale. Ma nel mio ufficio abbiamo messo in piedi una rete di donne. Lottiamo a partire da noi per avere le stesse opportunità degli uomini.” Maria G. Di Rienzo

(Fonti: Irish Times, Safe World for Women, Venture Trust)

 

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