13 GENNAIO 2014 ORE 23:11 FINALMENTE IL NOSTRO GRANDE NEMO SOTTERATO DAI BONETTI E DALLE ETIMOLOGIE—COSA PREFERIRA’? AHIME’, LE ETIMOLOGIE! CON RIMPIANTO, CHIARA

 

QUARTETTO CON GIOVANNA MARINI, PATRIZIA NASINI, PATRIZIA BOVI, FRANCESCA BRESCHI

onico canto per dileggiare un certo tipo di discorsi insulsi pieni di vuoti concetti tipici di alcuni politici nostrani contemporanei.
Insieme a Giovanna Marini cantano da sinistra Patrizia Nasini, PAtrizia Bovi e Francesca Breschi.
Registrazione effettuata al Teatro della Tosse di Genova il 9 marzo 2009

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http://arbanelladibasilico.blogspot.it/

 

un'arbanella di basilico

 

 

…. e LIGURIA qui da me. 

In Liguria siamo avari di dolci, non c’è niente da fare. Siamo gente dura, abituata da secoli ad andare per mare e a strappare alla terra, stretta fra le montagne e l’acqua, ciò che produce. Non abbiamo tempo per le coccole! Nei ristoranti i dessert sono presi da altre tradizioni, come quello che vi propongo, il budino biancomangiare, che si fa anche in altre regioni e che noi abbiamo copiato dai vicini francesi, le blanche manger.

BIANCOMANGIARE – BONETTO GIANCOMANGIA’
100 g di mandorle
100 g di zucchero
500 ml di latte fresco intero
90 g di farina di riso o amido di mais
1 stecca di cannella
6 g di colla di pesce in fogli
Mettete le mandorle tritate in un fazzoletto, legate e mettete in un recipiente con 500 ml di acqua fredda. Lasciate riposare in frigo tutta la notte. Strizzate bene il fagottino in modo da ricavare il latte di mandorle, che mescolerete all’acqua, quindi unitelo allo zucchero, al latte, alla farina e portate al fuoco, aggiungete anche la cannella e fate cuocere per circa 20 minuti. Togliete la cannella. Sciogliete nella crema la colla di pesce precedentemente ammollata in acqua e strizzata. Dividete negli stampini usa e getta e fate raffreddare in frigo per almeno 3-4 ore. Servite a piacere con frutta di bosco.

Ed ecco la mia poesia.

SE SE POESE 

‘Na gossa… due… tre… dexe…
un scrollonetto
e ‘sto paegua neigro comme o çe
o me para da-a ciù grossa. 

Se se poese
parà coscì e gosse crue che a vitta
a fa cazze in sce quelli cheu
che no conoscian luxe de speransa! 

Se si potesse 

Una goccia… due… tre… dieci/ uno scroscio/ e questo ombrello nero come il cielo/ mi ripara dalla più forte./ Se si potesse/ parare così le gocce crudeli che la vita/ fa cadere sui quei cuori/ che non conoscono luce di speranza!
La civiltà della forchetta
http://www.civiltaforchetta.it/

Bunèt e Bunettu

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Scritto da Fiorenzo Toso Visite: 718

Richiesta di Franca, Torino:  “bunèt” è un dolce tipico piemontese ma ho visto che alcuni budini liguri vengono chiamati “bunettu”

I termini bonet [bunèt], piemontese, e bonetto [bunétu], ligure, non indicano tanto un dolce “tipico”, quanto la preparazione che in italiano viene genericamente chiamata ‘budino’: il fatto che questo dolce sia sentito come “tipico” della cucina piemontese non ne riflette una particolare specificità regionale, anche se, in Piemonte come altrove, possono esistere ricette specifiche e modalità originali di preparazione del budino: è chiaro quindi che la voce non è di per sé “tipicamente” piemontese come “tipicamente” piemontese non è neppure il dolce, e quindi non c’è da stupirsi se la si ritrova anche in altre regioni, dove il budino ovviamente esiste pur senza essere ritenuto particolarmente “tipico”. L’origine della voce potrebbe risalire banalmente all’aggettivo bon ‘buono’ in forma diminutiva, e indicare quindi ‘una cosetta buona, un dolcino buono’; è però possibile risalire (non senza l’influsso comunque presente di bon ‘buono’) alla parola ‘bonetto’ che significa ‘berretto’, attribuita a un dolce che per la forma può richiamare in certi casi un copricapo: allo stesso modo lo ‘zuccotto’ è un dolce così chiamato con riferimento alla sua forma che richiama lo ‘zuccotto’ appunto o ‘zucchetto’, ossia il noto copricapo ecclesiastico a calotta. L’origine remota della parola ‘bonetto’ per berretto è germanica, ma come antecedente diretto occorre fare riferimento al latino medievale ‘abonnis’, che indicava appunto un copricapo. In italiano si ritiene comunemente che bonetto (attestato dal sec. XVI) sia un prestito del francese, lingua nella quale il derivato di ‘abonnis’, ‘bonnet’ col significato di ‘berretto’ è presente dal sec. XII e tuttora d’uso comune. Va tuttavia sottolineato che il latino medievale ligure offre la forma ‘bonetus’ per ‘berretto’ già nel 1250 e che la parola ‘boneto’, ancora per ‘berretto’ compare in genovese nel 1488 ed è documentata continuativamente nei lessici liguri fino ad oggi. Il nome del copricapo è quindi precocemente diffuso in Liguria, rispetto al resto d’Italia, o come prestito dal francese o come forma autonoma e contigua rispetto a quest’ultima lingua. Mancando la documentazione storica relativa al dialetto piemontese, tuttavia, è difficile dire se il passaggio dal significato di ‘copricapo’ a quello di ‘budino’ si sia verificato prima in area ligure o in area pedemontana.

 

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