10 GENNAIO 2014 ORE 16:34 ANTONIO GRAMSCI 24 NOVEMBRE 1917 —-QUESTO TESTO, DI OVVIO CARATTERE POLITICO—POTREBBE ESSERE LETTO ANCHE COME MOMENTO DI FORMAZIONE DI UN ADOLESCENTE VERSO LA MATURITA’ (PER NON DIRE QUESTA COSA ORRIDA CHE E’ “ADULTITA’ “)— QUANDO CIOE’, TUTTO QUEL MONDO “INCERTO E VAGO” PERCHE’ RACCHIUDE QUASI SOLO POSSIBILITA’, GIA’ TUTTE LI’ “PER NOI”—COMINCIA A SEDIMENTARE ALCUNI FRAMMENTI CHE MAN MANO RISULTERANNO SOLIDI O STABILI, SE NON PROPRIO DEFINITIVI—

“UNA MUSICHETTA IN FONDO”

 

«Partii per Torino come se fossi in stato di sonnambulismo. Avevo 55 lire in tasca; avevo speso 45 lire per il viaggio in terza classe delle 100 avute da casa». Il 27 ottobre 1911 conclude gli esami: li supera classificandosi nono; al secondo posto è uno studente genovese venuto da SassariPalmiro Togliatti.

 

…..Antonio Gramsci, 1891-1937 

 

Antonio Gramsci
(1891-1937)

«Io sono stato abituato
dalla vita isolata, che ho vissuto
fino dalla fanciullezza,
a nascondere i miei stati d’animo
dietro una maschera di durezza
o dietro un sorriso ironico.
Ciò mi ha fatto male,
per molto tempo:
per molto tempo i miei rapporti
con gli altri furono un qualcosa
di enormemente complicato.»

 

(NEL ’17 GRAMSCI HA 26 ANNI, E’ A TORINO, ISCRITTO ALLA FACOLTA’ DI LETTERE, E’ MEMBRO DEL PARTITO SOCIALISTA CON TASCA TERRACINI TOGLIATTI—«uscivamo spesso dalle riunioni di partito […] mentre gli ultimi nottambuli si fermavano a sogguardarci […] continuavamo le nostre discussioni, intramezzandole di propositi feroci, di scroscianti risate, di galoppate nel regno dell’impossibile e del sogno».-”

Scrive per la prima volta sul settimanale socialista torinese Il Grido del popolo, il 31 ottobre 1914, l’articolo Neutralità attiva e operante in risposta a quello apparso il 18 ottobre sull’«Avanti!» di Mussolini Dalla neutralità assoluta alla neutralità attiva e operante,[22] senza però poter comprendere quale svolta politica stesse preparando l’allora importante e popolare esponente socialista.

Nel  ’15  entra all’ “Avanti”….)

 

ANTONIO  GRAMSCI,   “LETTURE”    (24 NOVEMBRE 1917),   SCRITTI GIOVANILI 1914-1918   (EINAUDI 1958),  pp. 130-133

Nota: tra il 6 e il 14 novembre in Russia i bolscevichi con Lenin hanno preso il potere.

Sottolineature chiara.

 

………

Tre anni di guerra hanno reso sensibile il mondo. Noi sentiamo il mondo, prima lo pensavamo solamente. Sentivamo il nostro piccolo mondo, eravamo compartecipi dei dolori, delle speranze, delle volontà, degli interessi del piccolo mondo nel quale eravamo immersi piu’ direttamente. Ci saldavamo alla colletività più vasta solo con uno sforzo di pensiero,  con uno sforzo enorme di astrazione. Ora la saldatura e’ diventata piu’ intima. Vediamo distintamente ciò che prima era incerto e vago. Vediamo uomini, moltitudini di uomini dove ieri non vedevamo che Stati o singoli uomini rappresentativi.
L’universalità del pensiero si è concretata, tende almeno a concretarsi. Qualcosa crolla necessariamente in noi e negli altri. Si è formata una temperie morale nuova: tutto e’ mobile, instabile, fluido. Ma le necessità del momento urgono, e perciò il fluido tende a stagnare, cio’ che non e’ altro che avventura spirituale vuole diventare definitivo. Lo stimolo al pensiero si pone come pensiero bello e perfetto. Cio’ che è solo velleità si pone come volonta’ chiara e concreta. E nasce il caos, la confuzione delle lingue, e si incrociano le proposte più pazzesche con le più luminose verità.
Scontiamo così la nostra leggerezza di ieri, la nostra superficialità di ieri. Disabituati al pensiero, contenti della vita del giorno per giorno, ci troviamo oggi disarmati contro la bufera. Avevamo meccanizzato la vita, avevamo meccanizzato noi stessi. Ci accontentavamo di poco: la conquista di una piccola verita’ ci riempiva di tanta gioia come se avessimo conquistata tutta la verità. Rifuggivamo dagli sforzi, ci sembrava inutile porre delle ipotesi lontane e risolverle, sia pure provvisoriamente. Eravamo dei mistici inconsapevolmente. O davamo troppa importanza alla realtà del momento, ai fatti, o non ne davamo alcuna. O eravamo astratti perché di un fatto, della realtà facevamo tutta la nostra vita, ipnotizzandoci, o lo eravamo perché mancavamo completamente di senso storico, e non vedevamo che l’avvenire sprofonda le sue radici nel presente e nel passato, e gli uomini, i giudizi degli uomini possono fare dei salti, devono fare dei salti, ma non la materia, la realtà economica e morale.

………

Una crisi spirituale enorme è stata suscitata. Bisogni inauditi sono sorti in chi fino a ieri non aveva sentito altro bisogno che quello di vivere e di nutrirsi.  E ciò proprio nel momento storico…in cui è avvenuta la maggiore distruzione di beni che la storia registri, di quei beni che soli possono appagare la maggior parte di quei bisogni.

Le pubblicazioni nuove, le nuove riviste, non mi danno, non riescono a darmi alcuna delle soddisfazioni che io cerco. Ciò, del resto, non è una ragione di sconforto. Le soddisfazioni le devo cercare in me stesso, nell’intimo della mia coscienza, dove solo possono comporsi tutti i dissidi, tutti i turbamenti suscitati dagli stimoli esterni. Questi libri non sono altro per me che stimoli, che occasioni per pensare, per scavare in me stesso, per ritrovare me stesso le ragioni profonde del mio essere, della mia partecipazione alla vita del mondo. Queste letture mi convincono ancora una volta che un grosso lavoro deve essere ancora fatto da noi socialisti: lavoro di interiorizzazione, lavoro di intensificazione della vita morale.
…….

Gli errori che si sono potuti commettere, il male che non si è potuto evitare non sono dovuti a formule o a programmi. L’errore, il male era in noi, era nel nostro dilettantismo, nella leggerezza della nostra vita, era nel costume generale, dei cui pervertimenti anche noi partecipavamo inconsapevolmente.

…….

Progrediamo per intuizioni, più che per ragionamenti; e ciò porta a una instabilità continua: siamo dei temperamenti più che dei caratteri. Non sappiamo mai ciò che i nostri compagni potranno fare domani; siamo disabituati al pensare concreto, e perciò non sappiamo fissare ciò che domani si debba fare, e se non lo sappiamo per noi, non lo sappiamo per gli alrti, che ci sono compagni di lotta, che dovranno coordinare i loro sforzi ai nostri sforzi.

Nella complessa vita del movimento proletario manca un organo, sentiamo che manca un organo. Dovrebbe esserci, accanto al giornale, alle organizzazioni economiche, al partito politico, un organo di controllo disinteressato, che fosse il lievito perenne di vita nuova, di ricerca nuova, che favorisse e coordinasse le discussioni, all’infuori di ogni contingenza politica ed economica.

 

(firmato  a.g., “il Grido del Popolo, 24 novembre 1917, XXII,  n.696)

 

 

BETAGARRI—BANDIERA ROSSA ED INTERNAZIONALE (PEZZETTI)

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