“In quella fetta di terra grassa e piatta che sta fra i fiumi e i monti” di Giovanni Taurasi
Può sembrare una brutta e inutile foto. Così non dice nulla. Ma a raccontare come è nata forse spiega qualcosa. L’ho scattata durante una visita al centro di accoglienza di Protezione civile allestito a Carpi per ospitare alcuni alluvionati del Comune di Bastiglia. Poiché era rimasta libera una stanza, i ragazzi della protezione civile hanno pensato di allestire temporaneamente una sala giochi per i numerosi bambini ospitati. Il centro è stato ricavato dentro ai moduli utilizzati lo scorso anno per ospitare le aule e gli studenti delle scuole danneggiate dal terremoto del 2012. Da un po’ di tempo questa terra pare avere una forte vocazione ai disastri (crisi, sisma, tornadi, alluvioni). Chissà che non sia una reazione alla globalizazione economica: passiamo dai distretti industriali ai distretti dei disastri.
Ma torniamo alla foto. I bambini del centro in questi giorni hanno frequentato le lezioni delle scuole a fianco, insieme ai loro coetanei carpigiani. Gli anziani ospitati dal centro invece hanno trascorso queste ore insieme, facendosi compagnia. Due donne anziane con disabilità hanno preferito restare coi vicini di casa piuttosto che essere ospitate in luoghi più adeguati. Una signora che oggi rientra finalmente nella sua casa mi ha perfino detto: “Quasi mi dispiace, qui ci siamo trovati benissimo, i volontari della Protezione civile sono stati straordinari”. In questi giorni ci siamo lamentati giustamente del fatto che poca attenzione è stata rivolta a questo disastro dai media. Era giusto dar voce a questa terra colpita nuovamente da un disastro. Ed è forte la preoccupazione che non si trovino risposte concrete per affrontare il dopo emergenza e riparare i danni. È giusto anche dar voce alla rabbia comprensibile di chi è stato colpito dall’alluvione e far emergere tutte le responsabilità. Però non mi interessa qui cercare le cause di questo disastro: volpi o nutrie, politica o Agenzia interregionale per il Po, cementificazione o poca salvaguardia del territorio, global warming o fenomeni naturali, ecc. ecc. Forse un unico responsabile non c’è. Non troveremo mai una pistola fumante in mano a qualcuno. Certamente questi fatti dovrebbero perlomeno servire a capire che i disastri è sempre meglio provare a prevenirli. Ma tutto ciò ha anche un costo. E nel giorno nel quale ci lamentiamo di dover pagare l’IMU, dovremmo forse chiedere come vengono usati quei soldi (e magari provare a fare in modo che vengano usati per prevenire questi disastri) piuttosto che lamentarci di averli dovuti pagare. Ma è un ragionamento complesso e io non sono in grado di semplificarlo senza il rischio di banalizzarlo, come sto facendo ora.
Ciò che alla fine volevo raccontare con questa foto era solo che ci sono state tante persone che si sono attivate per aiutare e soccorrere chi era in difficoltà. Ed era un modo per ringraziarle. Del disastro accaduto a Modena nei giorni scorsi ne hanno parlato pochissimo i media nazionali ed anche tra i lettori di Quinto Stato forse alcuni non ne avevano nemmeno conoscenza (sotto una foto forse spiega più di tante parole). Adesso che l’acqua si sta ritirando, dovremmo fare in modo che non rimanga solo il fango. Teniamo vivo il ricordo anche della solidarietà che si manifesta sempre in questi momenti (come accaduto durante il sisma). Nei momenti peggiori vengono fuori gli aspetti migliori di questa terra. Anche di questo si è parlato poco. Ma nessuno si è lamentato, perché la solidarietà agisce sempre sottovoce.
GT
“Ecco il piccolo mondo di un mondo piccolo piantato in qualche parte dell’Italia del Nord. Là, in quella fetta di terra grassa e piatta che sta fra i fiumi e i monti, tra il Po e l’Appennino. Nebbia densa e gelata la opprime d’Inverno. D’Estate un Sole spietato picchia martellate furibondo sui cervelli della gente e qui tutto si esaspera. Qui le passioni politiche esplodono violente e la lotta è dura, ma gli uomini rimangono sempre uomini e qui accadono cose che non possono accadere da nessun’altra parte” (Don Camillo)
Coraggio, quello non è mai mancato.