12 OTTOBRE 2013 ORE 09:10 ++++++++ NADIA URBINATI LA MUTAZIONE ANTIEGUALITARIA LATERZA—MI SBAGLIERO’-E QUESTO SARA’ ANCHE SICURO- MA A MIO PARERE L’INTERVISYA A NADIA URBINATI VA ACCOSTATA O LETTA INSIEME CON L’ARTICOLO DI BARBARA SPINELLI DEL 4 DICEMBRE 2013 ORE 23:52—SE MI SBAGLIO: SEGUITEMI! O FATEMELO SAPERE?

4 DICEMBRE 2013 ORE 23:52 ++++++ BARBARA SPINELLI PERCHE’ LE PRIMARIE NON BASTANO (DA REP. SABATO 30 NOVEMBRE 2013) —ARTICOLO DIFFICILE SU CUI SFORZARSI: INIZIERANNO A SCIOGLIERSI ALCUNI NODI GROSSI CHE SI SONO FORMATI NELLA NOSTRA TESTA IN QUESTO SCONTRO DI IDEE PRINCIPI DIRITTI E DI CHI, CHE VI GIRA NELL’ARIA DANDOVI LA CERTEZZA DI ESSERE SCIVOLATI IN UNA SPESSA NEBBIA IN CUI MEGLIO E’ OMETTERSI—LA SPINELLI CI FORNISCE DEGLI ARTIGIANALI GRIMALDELLI…DA ABBRACCARE, PERO’, CON ENERGIA! PRIMO RILEGGERE IL TESTO E PARLARNE CON AMICI COMPAGNI, SE VOLETE ANCHE COL VOSTRO PAPAGALLO ATTRITE SE POI LUI VI SPIEGA, CIAO E’ NOTTE NOTTE, NERA FONDA, CE L’HA TUTTE PERCHE’ IO SONO SOLA, CHIARA’

[audio:https://www.neldeliriononeromaisola.it/wp-content/uploads/2013/12/Beethoven-Sonata-N°-26-Les-Adieux-Daniel-Barenboim.mp3|titles=Beethoven Sonata N° 26 ‘Les Adieux’ Daniel Barenboim] NOVITA’ LATERZA———

Mercoledì 27 Febbraio 2013

 

INTERVISTA A NADIA URBINATI
La mutazione antiegualitaria
Intervista a Nadia Urbinati sullo stato della democrazia
di Arturo Zampaglione

 

 

La nostra democrazia sta subendo un processo di mutazione molecolare di cui non riusciamo ancora a cogliere la direzione. Nel suo aspetto più visibile la mutazione è politica ed economica. Riguarda la composizione sociale della cittadinanza, il rapporto tra le classi e il governo dell’economia pubblica e si manifesta come una mutazione in senso antiegualitario. Nel suo aspetto meno visibile la mutazione è culturale e ideale e si presenta come appropriazione identitaria della libertà e dell’eguaglianza dei diritti civili. Se volgiamo poi lo sguardo alla sfera della vita privata, ai cambiamenti intellettuali, sociali e politici, scopriamo che esiste una maggiore distanza tra le persone in relazione alle opportunità che hanno di acquisire beni effettivi e simbolici.
Siamo forse alla vigilia di un cambiamento epocale dei paradigmi sociali e politici?

Ecco un breve estratto di La mutazione antiegualitaria, intervista a Nadia Urbinati sullo stato della democrazia di Arturo Zampaglione

 

Una grande mutazione genetica

D. Che cosa sta accadendo alla democrazia se persino nei paesi industrializzati avanzati la maggioranza dei cittadini sente di non avere potere? E come possiamo definire un sistema politico nel quale la voce della minoranza è più forte di quella della maggioranza?

R. In un saggio del 1984, Il futuro della democrazia, Norberto Bobbio scriveva che le democrazie occidentali hanno vinto la sfida con le democrazie socialiste sui diritti di libertà, non però sulle questioni che concernono l’eguaglianza delle condizioni sociali e quindi delle opportunità di godere di quei diritti. Dimostrare che i diritti di libertà sono alla base della democrazia dei moderni – questa la conclusione di Bobbio – è stata una vittoria fondamentale ma incompleta: resta da provare che la politica è capace di limitare l’impatto delle diseguaglianze sociali nel potere decisionale senza mettere a repentaglio la libertà individuale. Nei due decenni dopo la Seconda guerra mondiale, le democrazie costituzionali dell’Europa occidentale hanno cercato di risolvere questo dilemma, sfidando da un lato le democrazie socialiste dell’Europa dell’Est, dall’altro la democrazia minimalista americana. Dopo la caduta del Muro di Berlino, l’Unione Europea si è proclamata l’erede legittimo di questo progetto di democrazia politica e sociale. Ma le cose stanno cambiando velocemente, e non in meglio.

Mi sembra che la sfida non risolta, e ben delineata da Bobbio, lasci intravedere scenari preoccupanti. Le democrazie consolidate sono oggi più deboli e meno sicure delle proprie forze di quanto non lo fossero tre decenni fa, quando scriveva Bobbio. Vinta la sfida con il socialismo reale nel nome della libertà individuale, esse si trovano a fronteggiare un problema ben più gravido di conseguenze, proprio perché figlio di quella idea di libertà. Oggi la sfida alla democrazia si sprigiona da un lato dalla libertà economica, dall’altro dalla crescita dei pregiudizi identitari. Così le relazioni tra democrazia e capitalismo, e tra democrazia e universalismo, tornano a essere centrali, ma nel senso che sono più problematiche.

D. Si può dire che questi cambiamenti vanno nella direzione opposta alla democrazia?

R. La democrazia è un processo di diffusione del potere politico. Ma individui, gruppi e territori appaiono allontanarsi tra di loro e da quei principi di eguaglianza e libertà che dal Diciottesimo secolo in poi, o attraverso rivoluzioni o per trasformazioni graduali, si sono irradiati in tutto l’Occidente modellando la nostra vita quotidiana.

Il valore dell’eguaglianza non è naturale. Si è consolidato nel corso della storia e attraverso vari apporti: classici e moderni, secolari e religiosi. La sua consapevolezza ci ha portato verso una forma democratica di governo: il sistema politico che più di tutti è in sintonia con l’eguaglianza. Ma ora a noi sembra di trovarci in una democrazia in cui diversità effettive e materiali – di reddito, di sesso, di età, di religione, di etnia – diventano troppo facilmente ragioni per escludere, discriminare e trattare in modo diseguale. Intendiamoci: il problema non sono le differenze in quanto tali, e nemmeno tutte le diseguaglianze, ma come queste si traducono nei rapporti interpersonali e come si trasformano in riconoscimento e potere.

Nel Discorso sull’origine e i fondamenti dell’ineguaglianza (1755), Jean-Jacques Rousseau scrisse che, mentre tutti siamo naturalmente diversi, la trasformazione delle diversità in diseguaglianze di potere e di rispetto è un prodotto della società, un fatto artificiale. Mettere mano all’ordine normativo – cioè alle istituzioni e alle loro giustificazioni – è ciò che gli uomini e le donne devono voler fare se vogliono vivere insieme da liberi. Questa, a due secoli e mezzo di distanza, resta ancora la nostra sfida.

Mi sembra comunque che l’attuale mutazione antiegualitaria denoti una sofferenza profonda della democrazia: come se fosse sempre più difficile per i cittadini stare insieme alle stesse condizioni; come se ciò che è scritto nella Costituzione fosse sempre più distante dalla nostra vita materiale, fino a perdere mordente o valore.Quanto può distare la norma dalla realtà perché il suo valore non decada agli occhi di chi la deve rispettare? Fino a quando una democrazia può resistere all’incremento di diseguaglianza e di povertà senza snaturarsi?

Nadia Urbinati, La mutazione antiegualitaria. Intervista sullo stato della democrazia. A cura di Arturo Zampaglione. pp. 4-6

 

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Nadia Urbinati insegna Teoria politica alla Columbia University e collabora con “la Repubblica”. È autrice di saggi e volumi in inglese e in italiano tra cui, per Donzelli: Ai confini della democrazia (2007); Lo scettro senza il re (2009);Individualismo democratico. Emerson, Dewey e la cultura politica americana (2009); Democrazia rappresentativa: sovranità e controllo dei poteri (2010).

Arturo Zampaglione, a lungo corrispondente da New York di “la Repubblica”, ha seguito sei elezioni presidenziali, raccontato due grandi crisi finanziarie e intervistato personaggi di primo piano della storia politica, culturale ed economica americana. Ha tenuto corsi di giornalismo internazionale alla New York University e ora vive tra Roma e Manhattan.

 

 

 

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