18 OTTOBRE 2013 ORE 09:38 UN RACCONTO D’ANTAN DELLA VOSTRA DONATELLA D’IMPORZANO —ANTICHI CAVALIERI—E’ BELLO!

 

FABRIZIO CREUZA DE MA’

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Antichi cavalieri.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ha un nome bellissimo, con un suono nobile e armonioso, da cavaliere antico o da esploratore : Sereno Giobatta Rambaldi.

Quel nome è come un’onda, ogni parola si allenta e si perde nell’altra, verrebbe da pensare agli hidalghi della meseta, oppure a quegli esploratori che fecero per primi il giro del mondo, facce diverse di una stessa insofferenza per il quotidiano. Lui invece non ha nulla di insofferente, è calmo e asciutto come un tronco di ulivo centenario. E’ un ligure autentico, di quelli che, pur non essendo stati marinai, non potrebbero rinunciare a vedere il mare ogni giorno. Da giovane ha viaggiato molto. Racconta di scorribande, di avventure, di donne che lo volevano per sempre, di viaggi fatti per allegria e per amicizia. E’ ancora adesso un bell’uomo e ha passato da un bel po’ la settantina. Veste con una certa cura. Ha un accento ligure pieno, asciutto ma non aspro. E’ un ligure di città, anche se, quando era giovane lui, la città era  paese, le vie avevano a fianco gli orti, nel porto i barconi scaricavano ancora barili di cancarun, vino da poco per  povera gente, i turisti erano  nobili che la rivoluzione russa avrebbe travolto o lord inglesi, di più duratura fortuna. Ogni tanto pronuncia  qualche parola  che noi giovani non capiamo più, e gli fa piacere spiegarcela.

Ci racconta di personaggi  stravaganti, tutti del paese, uomini un po’ strambi, oppure soltanto un po’ fuori dalle regole, che poi, dopo averne fatto più di Carlo in Francia e quando ormai la pignatta era rotta, prendevano il mare e chi s’è visto s’è visto. Per America  lui non intende gli Stati Uniti, ma l’America Latina. Ci racconta perché venga da sempre soprannominato ” U Generale “, grado conquistato sul campo di battaglia in imprese di giovanile esuberanza, non certo in imprese guerresche, da cui ogni ligure che si rispetti si tiene sapientemente alla larga.

Sereno Giobatta Rambaldi, generale della Quinta Armata del Messico : così si era autonominato e così spiegava a chi gli chiedeva, non sapendo del soprannome, quale corpo comandasse. Ride sommessamente, pensando a quei vecchi scherzi, e gli occhi gli brillano di divertimento. Racconta di un tale, Amilcare Bonfanti , suo coetaneo, diventato prete per volontà della madre, ricco, più che di soldi, di donne e di invenzioni. Un giorno, sopraffatto da tutta la  situazione, preferì prendere il largo, non prima però di  avere venduto la  sua casa ad almeno dieci persone diverse ed avere lasciato  ad un numero superiore di donne il ricordo di un figlio. Qualcuno del paese, che andò per lavoro in Venezuela, giurava di averlo visto a Caracas, vestito da vescovo, con un’aria molto solenne e con una bella croce d’oro al collo. Chiacchiere di concittadini invidiosi, eppure raccontate proprio come verità. E’ bello sentire quelle lontane follie, quelle storie bizzarre, che fanno tornare paese la città un po’ estranea, che non ha più una storia e una  propria lingua  in cui esprimersi.

Il Generale sa cantare bene. Canta romanze antiche, che parlano  dell’amore, delle stagioni della vita che si susseguono, della lontananza e della gioia di ritrovarsi, di antichi cavalieri e di ragazze ingenue. Ma anche di donne a cui non si poteva resistere. Sul tavolo c’è pane , salame e del vermentino un po’ asprigno.  Smettiamo di mangiare. La musica è troppo bella, anche se non c’è nessuna chitarra  ad accompagnarla. La voce è calda, sicura. E’ ancora giovane e  ferma  e  va diritta al cuore. La melodia è rotonda , fa pensare al ciclo della vita che sempre si ripete con lo stesso stupore e la stessa normalità. Ci viene da pensare al respiro del mare, che ci porta il desiderio di terre lontane, alle colline che alla sera  si stagliano nitide contro il cielo ancora chiaro, alle giornate eterne di sole. Sul terrazzo che guarda verso il mare scende la sera. Si fa più intenso il profumo del  basilico e del gelsomino. Questa notte ci addormenteremo con quelle romanze nel cuore e i nostri sogni saranno più  leggeri.

 

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2 risposte a 18 OTTOBRE 2013 ORE 09:38 UN RACCONTO D’ANTAN DELLA VOSTRA DONATELLA D’IMPORZANO —ANTICHI CAVALIERI—E’ BELLO!

  1. Chiara Salvini scrive:

    Forse perché l’ho letto tante volte, forse perché lo rileggo di nuovo accompagnata da questa musica, mi sembra di leggere una poesia diversamente disposta, in cui ogni parola è lì “perché lì doveva essere”…Forse in questo sentimento mio, la poesia non c’entra niente, forse è così quando qualcosa nel cuore ci fa sentire che stiamo sfiorando un ritmo esterno-interno, senza catturarlo, che tutti noi comunemente chiamiamo “arte”.

  2. nemo scrive:

    Molto bello, questo racconto, cara Donatella. Affettuoso il ‘ritratto’ che hai fatto dell’ hidalgo sanremasco…. Figura non unica tra i ‘personaggi’ che si ritrovano nei ‘miti’ dei paesi ( o cittadine) della Liguria e della Riviera di Ponente in particolare. Grazie Chiara per averci fatto conoscere questo racconto donatelliano d’antan.

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