8 OTTOBRE 2013 ORE 18:33 (SEGUE DALL’ ART. SG) LA COOPERATIVA NONCELLO DI CUI SI E’ OCCUPATO RODOLFO GIORGIETTI (MA NON SOLO!)

destini liberati

Un libretto che si legge tutto d’un fiato, per scorrere e divorare la storia di Caterina, la ragazza delle pulizie scomparsa nelle acque del Noncello, o quella di Andrea, che una sera ha preferito lasciare la vita piuttosto che andare a ballare. Quella di Gemma che pulisce l’ospedale come fosse casa sua, o di Christy che arriva dalla Nigeria. “Destini Liberati. Storie di ordinaria cooperazione” che sono passate per la Coop Noncello. In occasione del suo 25mo anniversario, festeggiato nel dicembre 2006, la cooperativa ha pubblicato questo volumetto con cui ha voluto, in poche pagine e con una decina di testimonianze, dare voce ai protagonisti del mondo della cooperazione che hanno saputo raccontare i passaggi non sempre facili e a volte dolorosi della loro vita. Fondata nel 1981, su iniziativa del Centro di salute mentale, la cooperavita si è da sempre posta come obiettivo quello di lavorare a favore dell’inclusione sociale di cittadini emarginati che trovano ostacolo nell’accesso alle opportunità lavorative.

A raccogliere le esperienze di vita di molti di loro è stato l’assessore del Comune di Pordenone Gianni Zanolin, il quale ha dato forma a queste storie. Testimonianze che vorrebbero essere lette non solo da chi opera e lavora nel mondo della cooperazione, ma anche da chi nulla sa dell’impegno, della costanza e della fatica che stanno dietro a queste vite. Situazioni che potevano sembrare senza via d’uscita, ma che l’incontro con la Coop Noncello ha riportato sui binari della normalità, restituendo a molti dei loro protagonisti il piacere della quotidianità.

A precedere le interviste la prefazione dell psichiatra Angelo Righetti, ora direttore sanitario dell’Asl di Aversa, che con Coop Noncello ha lavorato e collaborato per anni. E’ una riflessione su quanto di positivo, ma anche di incompiuto, è stato fatto per liberare quei destini che per troppo tempo sono stati considerati solo come un “problema” da risolvere all’interno delle quattro mura della minicomialità, oscurandone completamente dignità sociale.

 

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