Giovanni Caviezel, Roberto Piumini – La pastasciutta – LaTvDeiBambini
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giacometti, walking man II, 1960
giacometti ci ha visti uno per uno…ridotti così!
che bellezza!
“È la dieta povera l’elisir di lunga (e sana) vita”
Tra topi e umani, le sorprese dei test di laboratorio
La vera domanda – dice Luigi Fontana, professore all’Università di Salerno e alla Washington University di St.Louis – è questa: è possibile vivere una lunga vita senza ammalarsi? Chi non è uno scienziato può tradurla così: si può morire in tarda età ma sani? La risposta è sì. E la formula si chiama «restrizione calorica». Professore, come la spiegherà al meeting di Venezia? «La restrizione calorica – che non significa malnutrizione! – è l’intervento più potente per allungare la durata della vita. Ci sono dati schiaccianti, almeno nei modelli sperimentali». In pratica? «Se a un topo di laboratorio si riduce l’introito calorico del 3040%, l’animale vive fino al 50% in più: è come se la nostra esistenza si allungasse a 140-150 anni. Il fatto straordinario è che le cavie sono più sane e hanno una riduzione di tutte le patologie, dal diabete alle malattie cardiovascolari, fino al cancro». E quindi perché si muore? «Semplicemente perché il cuore smette di battere». Lei sostiene che queste scoperte hanno un doppio aspetto: sia biologico sia economicosociale. «In Italia il 21% delle persone ha oltre 65 anni e con il Giappone siamo una delle popolazioni più anziane. E tra 10 anni saliremo al 33%. L’80% di questi ultrasessantacinquenni ha una malattia cronica e il 50% ne ha due o più, come disturbi cardiovascolari, tumori, diabete, demenza. E’ una situazione insostenibile, se si pensa che già oggi quasi l’8% del prodotto interno lordo viene speso per la Sanità». Come si può rimediare? «Ridisegnando le politiche sanitarie in modo che si arrivi a 70 anni in buona salute, visto che si dovrà lavorare almeno fino a quell’età. Oggi il sistema è curativo: si va dal medico quando si sta male. Ma così non può più funzionare. Se ne deve affiancare un altro – di tipo preventivo in cui si insegnino comportamenti alimentari e stili di vita sani e corretti». Anche con la coercizione? « No. Basta l’insegnamento. Perché la gente fa poco esercizio e non sa mangiare. Apre il frigorifero e si nutre con gli stessi cibi a cui è stata abituata da genitori e amici. Ecco perché bisogna creare strutture dedicate in cui imparare come e cosa fare: ci vuole una nuova concezione della medicina». In cosa consiste esattamente la restrizione calorica? «Nel mangiare cibi ricchi di nutrienti, ma poveri di calorie vuote: si dovrebbe adottare una dieta mediterranea, ma un po’ più sofisticata, in cui a piccole dosi di latticini e carne magra si affiancano grandi varietà di verdure e frutta, eliminando i dolciumi e aggiungendo pesce, cereali integrali, legumi, noci e semi». E che cosa si ottiene? «Gli individui che la seguono, e che fanno un adeguato esercizio fisico, presentano un profilo cardiovascolare fantastico. A 70-80 anni hanno la pressione di un ragazzo, mentre il 90% degli italiani sopra i 50 anni ha già una preipertensione e il 50% è iperteso. Chi comincia la restrizione calorica in giovane età, invece, riduce il rischio di infarto del miocardio e di ictus – le prime due cause di morte – pressoché a zero. Anche il rischio cancro è basso, sebbene al momento non siano ancora disponibili marcatori chiari che permettano di elaborare previsioni per ognuno». C’è un modello a cui ispirarsi? «Purtroppo no. In auge c’è ancora quello tradizionale, in Italia come negli Usa». E come lo si può inventare? «Si deve ridisegnare il sistema sanitario e universitario, seguendo un approccio multidisciplinare, in cui la missione sarà quella di sviluppare ricerche e iniziative legate alla promozione della salute dell’individuo e della tutela dell’ambiente, oltre che dello sviluppo ecosostenibile». E l’inquinamento? «Abbiamo già disponibili molte delle conoscenze che permetterebbero una vita sana in un mondo pulito, ma una visione riduzionistica e arretrata ha impedito finora lo sviluppo di tutte queste opportunità». L’Italia potrebbe davvero conquistare la leadership nella lotta all’invecchiamento? «Dobbiamo chiederci se vogliamo diventare un’altra Cina o se concentrarci sulle attività scientifiche, industriali e di servizio legate alla salute. Sono un mercato e un business gigantesco».Luigi Fontana Geriatra
RUOLO : È PROFESSORE DI MEDICINA ALLA WASHINGTON UNIVERSITY DI ST. LOUIS (USA) E ALL’UNIVERSITÀ DI SALERNO IL SITO : HTTP://GERIATRICS.IM.WUSTL. EDU/FACULTY/FONTANA.HTML
L’ARTICOLO è DEL 20 SETTEMBRE 2013
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Non sono sicuro ma, una volta, sono riuscito a ‘incontrare’ nemo: è molto più basso e le sue fans (?) … dicono che ha la pancia …. mahh …