VIDEO, LA VILLA ROMANA DEL CASALE, 28 minuti – REGIA DI GIOVANNA BONGIORNO + NOTIZIE PER I LINGUISTI — PIAZZA ARMERINA SAREBBE PARTE DEI ” COMUNI LOMBARDI DI SICILIA ” …anche se poi l’origine sarebbe piemontese

 

 

 

Piazza Armerina (Ciazza nella parlata locale Gallo-italicaChiazza in siciliano) è un comune italiano di 22.004 abitanti dellaprovincia di Enna in Sicilia, è patrimonio dell’UNESCO dal 1997 per la sua Villa del Casale.

 

 

 

VIDEO, LA VILLA ROMANA DEL CASALE — 28 minuti circa — regia di Giovanna Bongiorno

 

 

 

 

 

 

 

Cultura

« [Piazza] posta in una valle, edificata da’ Lombardi, ove ancora i Cittadini parlano lombardo corroto. »
(Giuseppe CarnevaleStoria e descrizione del regno di Sicilia, Napoli, 1591[11][12])

La cittadina è nota per far parte dei cosiddetti “comuni lombardi” di Sicilia, il cui vernacolo (appartenente al gruppo cosiddetto “gallo-italico di Sicilia“, ha poco a che fare con gli idiomi indigeni e molto invece con quelli delle regioni settentrionali piemontesi, specie delle zone del Monferrato. Il fatto è spiegabile storicamente per essere stata occupata-colonizzata storicamente da comunità provenienti da quell’area.

 

 

” Lombardi per Longobardi ” cioè l’Italia settentrionale

https://it.wikipedia.org/wiki/Lombardi_di_Sicilia

 

 

Dialetto

Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Gallo-italico di SiciliaLombardi di Sicilia.

Il dialetto è stato scritto per la prima volta dal sig. Remigio Roccella da Piazza in un saggio di poesie originali stampate in Piazza stessa Poesie e prose nella lingua parlata piazzese. Ha pure provveduto a stilare un Vocabolario della lingua parlata in Piazza Armerina, ma si possono ricordare anche i contributi di Litterio Villari.

(LMO)
« Com nna barca senza cap’tangh, com senza di tranti ‘mp’c’ríngh, com na crésgia senza cap’llangh, p’ tali e quali è Ciazza lu sc’ntìngh. Non ggh’ è ciù nudd, ch’ ggh’ stenn a mangh, murinu Massimiángh e Ciccu e Ningh, l’ ana ddasciàt ai mai d’ ‘nsagr’stangh, ch’ di ‘mpulini scurza l’ egua e u vingh. O Ciazza, Ciazza, scunsulada e stanca, döi o tréi far’séi e n’ om viu, t’ ana purtàit ‘ntaggh d’ ddavanca. S’ tarda ciù l’ Autor’tà c’vìu, a dett ajùt e cadi a banna manca, sc’ntina mur’rài d’ mau s’ttìu. »
(IT)
« Come una barca senza capitano, come senza tirelle un bambino, come una chiesa senza cappellano, così è ridotta l’infelice Piazza. Non vi è più alcuno che le dà la mano, son morti Massimian, Francesco e Nino, l’hanno abbandonato alle mani d’un sagrestano, che sottrae dalle ampolle l’acqua e il vino. O Piazza, Piazza, sconsolata e stanca, due o tre farisei e un uomo vile t’hanno condotto all’orlo del precipizio. Se tarda ancor l’autorità civile a darti ajuto, e resti abbandonata, infelice, morirai di consunzione! »
(Roccella, A Ciazza (A Piazza), sonetto)

A proposito delle origini piemontesi (anzi “monferrine”) di Piazza Armerina potrebbe riscontrarsi non solo l’uso del dialetto gallo-siculo con le altre notizie storiche variamente confermate ma anche una qualche aneddotica analogia tra un lemma del quale riparleremo e la leggenda che, sulla etimologia del nome Monferrato (in piemontese “mònfrà”), narra come nel 961, l’allora Conte Aleramo dovesse cavalcare con il proprio cavallo un giorno intero per delineare i confini del futuro suo feudo (che diventerà marchesato) che avrebbe ricevuto in premio da Ottone I per i suoi servigi. In quel giorno sembra che il cavallo di Aleramo perdesse un ferro e il cavaliere, non avendo niente di meglio per rimediare, usasse, lì per lì, un mattone trovato per terra e, con questo legato allo zoccolo del suo destriero, in guisa di ferratura, al fine di riprendere il suo viaggio. In piemontese il mattone viene chiamato usualmente “mòn” e da lì a “mònfrà” (ferrato con mattone) e quindi “Monferrato”, il passo sarebbe breve! Ma ci sarebbe di più; risulta infatti che le origini di una particolare etimologia siciliana che indica il mattone siano appannaggio esclusivo di Piazza Armerina e dintorni: in quei luoghi il mattone da costruzione viene usualmente chiamato “zucculettu” che, tradotto in italiano, può suonare più o meno come “piccolo zoccolo”: ecco ritornato lo zoccolo del cavallo di Aleramo e, in qualche modo, riconfermate le origini piemontesi di Piazza Armerina. Una descrizione del poeta dialettale Gaetano Marino Albanese:

« Per le vie di Piazza Armerina si vede non di rado un giovane di mediocre altezza, mingherlino, pallido, seguito da qualche amico e da ragazzi curiosi, che si compiace di regalare qualche sua poesia stampata su fogli volanti. Bravo ebanista, fornito di un facile estro poetico, ma senza cultura. Possiede invece una buona dose di buon senso e molte nozioni apprese nell’osservazione attenta della sua vita, anche della lontana America. Nei versi il Marino riflette la sua abituale piacevolezza comica della conversazione, in una forma raramente stentata, che ritrae dalla viva bocca del popolo. Preferisce per lo più versi brevi riuniti in quartine. Certo dal Marino non possiamo aspettarci un verso sempre corretto, rime simmetriche, né l’esatta grafia delle varie gradazioni vocali e delle consonanti, ch’egli, come ogni altro dilettante, raddoppia sulla falsa riga del dialetto siciliano »
(Filippo Piazza)

 

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LA GIOSTRA DO SARRACINO—PALIO DEI NORMANNI, 12 AGOSTO

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