“L’unichi paroli ca brucianu”
Video testo e interpretazione di Alessio Patti
Intervista a cura di Francesca Ancona
1) Alessio, scrittore, autore, commediografo di successo e anche attore, il tutto senza diploma né università. A questo punto la scuola a cosa serve? Oggi c’è questa cultura scolastica molto forte, ma i veri talenti continuano ad essere gli autodidatta…
Al contrario, la scuola serve moltissimo poiché ci educa anche a quella della vita e ad affrontare l’esistenza sicuramente con più sicurezza, forza, intelligenza e coraggio. Può capitare di non essere fortunati, come nel mio caso, e di non usufruire di un percorso di formazione scolastica necessario per confrontarsi alla pari con chi ha conseguito titoli di studio ufficiali: in questo caso bisogna lavorare moltissimo su se stessi, molto di più di chiunque altro sia andato a scuola, di chi ha conseguito un diploma o una o più lauree. Bisogna in altre parole imparare da subito che la vita non è un’oasi ma un’arena nella quale districarsi presto e bene se si vuole sopravvivere. Chi esce fuori da questo tipo di scuola della vita non sarà mai versatile e sciolto di lingua come chi ha studiato, ma potrà forse meglio di costoro sopportare il peso e le avversità della vita. Essere autodidatta significa in fondo reinterpretare la vita e le proprie esperienze mettendole in pratica nell’arte e nei mestieri che si ama coltivare. Pertanto la mia attitudine alla “terra di dentro” (mia definizione per indicare l’anima e i suoi frutti) e alla commediografia, alla poesia, al teatro, alla pittura, all’arte in genere, mi giunge proprio da una continua esperienza a contatto con l’umano.
2) Sei conosciuto per la tua grande profondità, umanità, per il trattare temi molto drammatici e spirituali, ma pochi forse conoscono il tuo lato brillante e umoristico che invece è molto presente in te e nella tua espressione artistica.
Grazie di questa domanda perché mi dà l’opportunità di chiarire il grande equivoco che spesso sorge in chi mi legge o vede le mie video-poesie. Non sono per nulla il poeta ombroso e triste che molti descrivono, in me esiste chiaro il senso della gioia e dell’ironia. E’ verissimo che la vita vissuta nel dolore, come lo è stata la mia, spesso annienta il sorriso esteriore cancellando la più bella espressione del volto umano, ma, per una sorta di reazione interiore, accade che sono proprio il sorriso e la gioia le emozioni che più cerco dentro di me. Molte volte non trovandole all’esterno, ossia negli accadimenti dell’esistenza, li cerco nella mia più profonda interiorità, in quel luogo ove gli occhi, catturando il sorriso degli altri, hanno registrato le più belle emozioni. E’ proprio questa la condizione che mi permette di esprimere abbondantemente la parte ilare della mia personalità. Come un hard disk drive, il dispositivo di memoria di massa dei computer, ho fedelmente registrato la gioia degli altri e l’ho fatta mia. Non per nulla ho potuto scrivere alcune divertentissimi commedie e divenire nel tempo un impegnato commediografo di lingua siciliana, proprio perché ho avuto la capacità di riproporre sulla carta tutte le azioni e le emozioni che ho registrato fedelmente nella vita. E nel farlo ho potuto anch’io vivere e sorridere della gioia del mio prossimo. Non nego che avrei voluto tanto sorridere di mio, ma, come per la scuola e l’istruzione, se la vita non ci dà di che sorridere non significa che siamo costretti per forza ad abbrutirci! Possiamo partecipare lo stesso della gioia degli altri e farla nostra.
3) Il tuo incontro con il teatro, come e quando?
Il mio effettivo incontro con il Teatro nasce in mezzo al popolo siciliano che è un vero teatro vivente. Basta guardare in maniera più specifica e approfondita il popolo per rendersi conto che arte e spettacolo sono già nella vita della gente e che, dunque, il compito di un commediografo verista come me è trasferire dalla strada al palco le emozioni della vita. Viculu Sacramentu, la mia opera massima, nasce proprio da questa radice popolare: amori e antinomie di Sicilia tratti dal carattere ora sferzante, ora allegro e amorevole dei più autentici siciliani.
4) La tua filosofia, sia di vita che religiosa, è molto interessante, hai un concetto di Dio diverso dalla tradizione cattolica, ma allo stesso tempo rispetti la Chiesa come istituzione, nonostante oggi sia parecchio criticata.
La mia non è una filosofia di vita o religiosa, l’approccio con il divino dentro di me è piuttosto una realtà spontanea, reale. Non ha bisogno dell’apporto della religione la mia fede per riconoscere Dio, poiché Egli e l’uomo sono un unico progetto che prende vita quando a costruire le fondamenta della vita è solo l’amore. E Dio è amore!
Mi rendo conto che oggi più che mai la fatidica domanda “Dio dove sei?” è sotto i riflettori di ognuno di noi. La cultura religiosa e cattolica del passato ci ha indottrinati in modo semplicistico e in buona parte fuorviante e quella odierna ne tiene il passo percorrendo la medesima strada. Nessun uomo che crede in Dio può spiegare, innanzi tutto, il Mistero Spirituale nel quale tutti noi viviamo. Siamo noi stessi parte di questo Mistero e solo il silenzio di Dio può farcelo percepire e non una ricerca che pretende di racchiudere l’infinito in un misero pensiero. La religione ci fa credere che Dio stia seduto sul suo trono nell’alto dei cieli, io sento invece che Egli è partecipe di noi e del nostro destino ancor prima della vita, durante la vita, nella gioia e nella sofferenza, nella morte e nella futura esistenza, sempre e secondo il suo amore. In altre parole Dio piange come noi quando ci facciamo male, sente il dolore nelle sue ossa spirituali come noi sentiamo il nostro nelle ossa fisiche e nella carne. Egli ride e piange con noi e nessuna emozione, nessuna gioia, nessun dolore, nessuna sofferenza e morte dell’uomo sono distaccate da Lui. Insomma se vogliamo capire dov’è Dio mentre l’uomo langue e soffre, vive e muore, basta guardarsi dentro e capire che il Silenzio di quel Mistero che non possiamo spiegare è vivo in noi, nella parte opposta della nostra stessa croce e subisce la nostra stessa sorte. Noi di qua del legno della croce e Lui di là.
Questa rivelazione è la cosa più straordinaria che la mia fede ha percepito: Dio, nel suo Mistero che non si svela, ha scelto il destino dell’uomo. Allora possiamo dire senza alcuno scandalo che il destino di Dio è il destino dell’uomo. Se Dio-Amore sceglie il destino di chi egli ama fino alla consegna di sè stesso, allora non bisogna meravigliarsi se negli accadimenti della vita nulla interviene a modificare il percorso dell’esistenza. E se uno di noi incappa in una sofferenza, in un profondo dolore, nella morte, sa che non è solo a vivere quel dramma, poiché è raggiunto dalla carezza spirituale di Dio che ci sostiene durante tutte quelle prove che tentano di allontanarci da Lui.
Detto questo, le scelte della religione o del cattolicesimo sono da me rispettate profondamente, più ancora lo è il Cristo, nostro fratello, che ci ha avvicinati al volto del Padre/Madre facendocelo scoprire nel nostro cuore, in ciò che è azione d’amore, e non nei templi della religione o nello spazio infinito dei cieli.
5) Nelle tue opere maggiormente metti in risalto i vizi e il marcio dell’essere umano, siamo davvero così imperfetti? E cosa potrebbe salvarci (se ciò è possibile)?
Non è corretto, secondo me, parlare di vizi, di marcio e di imperfezione dell’uomo quando affrontiamo il tema della sua debolezza creaturale. Nelle mie poesie e scritture, infatti, non manco mai di trattare fin nel profondo la debolezza dell’uomo, tentando ogni volta – attraverso una poetica che non fa sconti a nessuno nè si vende ai corruttori del pensiero – di trovare, senza esprimere giudizi, ogni possibile chiave di lettura e di interpretazione delle scelte e dei gesti umani.
Ecco ritengo che sia un serio atto di consapevolezza disquisire senza veli sulla debolezza umana, che alle volte può trasformarsi in pochezza, in ferocia, soprattutto quando non si accetta di sapersi deboli; quando si crede di potercela fare da soli; quando, rubando al proprio prossimo e riempiendo i propri depositi del frutto del lavoro della povera gente, ci si sente ricchi e al sicuro, ci si sente dei potenti! La storia per fortuna ci ha insegnato che la fine del potente è sempre una: la sua morte e la sua fine ingloriosa.
L’uomo semplice e obiettivo deve accettare dunque la propria debolezza (essendo anch’egli creatura e non il Creatore) come un pregio e non un difetto, e la propria fragilità non come una mancanza di forza ma come conseguenza spirituale della sua sensibilità. Non possiamo pertanto condannare l’uomo per la sua fragilità, debolezza, sensibilità, ma soltanto criticarlo per il male che produce a sè stesso e agli altri. L’impeccabilità, alla quale tu fai cenno nella domanda, è una misura che non ci appartiene e nemmeno la salvezza, non essendoci un potere capace di affrancarci da noi stessi.
La coscienza dell’uomo sa bene che se operiamo amando e condividendo con chi non ha, procediamo verso quell’oasi pura che molti hanno definito come Paradiso ma che in fondo non è altro che la sostanza del cuore, l’anima, ovvero il permettere a Dio per mezzo della nostra libera scelta di fare attraverso di noi il suo bel mestiere.
6) Come vedi il futuro del mondo? Dove stiamo andando?
Ogni previsione del futuro è del tutto inutile. Noi non vi entreremo mai e non sapremo se la creazione avrà un corso piuttosto che un altro. Se proprio vogliamo azzardare una previsione vedo il futuro come una bilancia: se lo si farà pendere dalla parte del cuore, l’umanità otterrà progresso e civiltà, se lo si farà invece pendere dalla parte dei mercati e dell’interesse politico ed economico il percorso che ci aspetta sarà arido e sterile. Insomma se ci ameremo un po’ di più vivremo un po’ di più e meglio!
7) Parliamo di scrittura e di arte. Tu ami unire i tuoi scritti all’arte visiva, all’immagine, alla musica e all’interpretazione, creando video-opere di grande impatto. Oggi scrivere semplicemente non basta più?
Sono del parere che la scrittura è fine a se stessa e non ha bisogno di supporti esterni. Una poesia è poesia quando il bianco di un foglio si tinge di nero e crea un’emozione. Detto questo, come nel mio caso, quando si sceglie di fare della poesia una forma d’arte completa, la si incastona tra immagini, musica ed effetti video. Tutti siamo sensibili alla buona musica, alla gradevolezza dell’occhio innanzi ad immagini che ci rimandano a piacevoli emozioni, e dunque se la poesia, cuore di ogni arte e passione, viene incastonata in forme d’arte complete – come può essere la mia video-poesia – credo non sia un male per i versi. Si tratta di un trasmigrarli nella dimensione più vicina al sentire di oggi e del mondo virtuale e mediatico che ci circonda.
8 ) Alessio, con le tue opere riesci a raggiungere il cuore delle persone, che ti seguono quasi fossi un moderno profeta, cosa vuoi dire alla gente? La tua non è solo esigenza personale di espressione ma un vero e proprio donare, rivelare, qual è il messaggio? E perché un artista decide di donare agli altri in questo mondo così egoista?
La risposta è semplice. Noi non siamo possessori di quanto abbiamo dentro di noi, dei frutti della nostra terra di dentro, dei beni dell’anima, dei doni ricevuti dal Mistero, dei pensieri, della poesia, insomma dei talenti che possediamo, ma siamo distributori di questi beni. Se il mondo è egoista non lo è l’arte e lo spirito che la sostiene. Sicché il nostro compito è questo: dobbiamo restituire quel che non è nostro e lo dobbiamo fare solo amando, lottando per gli altri, offrendo i sentimenti più profondi e preziosi a chi ne ha bisogno. Noi siamo uomini che nella vita debbono educarsi alla umanità e l’arte e la poesia sono un viatico importante attraverso cui passare per raggiungere questa meta
9) Alessio si può vivere in povertà, solo di amore e arte? I giovani di oggi hanno il cattivo esempio dei potenti, nascono in una società avida e viziata che punta al lusso e all’avere tutto. Chi ha ragione?
Cos’è la povertà? E’ forse una categoria nella quale alcuni uomini cadono ammalandosi di miseria? No, è la chiara condizione prodotta dall’egoismo umano. Se da una parte c’è povertà è perché dall’altra c’è chi ha rubato il diritto alla dignità e al sostentamento di altri uomini. L’arte e l’amore, a cui tu fai cenno nella domanda, si contrappongono spontaneamente all’egoismo e alla aridità dell’uomo, remandovi contro e proponendo un modello di vita diverso da quello offerto dal mondo del business e degli interessi economici. Allora ha ragione solo chi vive seguendo il cuore e producendo umanità e non chi rubando il sogno dell’uomo uccide la sua sopravvivenza.
10) Ti ritieni un uomo fortunato?
Sì, perché ho scoperto in me il sentimento dell’amore che è Dio che vive e opera dentro di me. Per tutti gli altri aspetti dell’esistenza un po’ meno, visto che ho dovuto lottare moltissimo contro la miseria, la sofferenza, il dolore, la mancanza di una famiglia da piccolo, la malattia e tutto quanto il mal destino mi ha dato da portare come giogo della mia esistenza. Per mia fortuna ho anche il privilegio di avere tanti amici, tu e molti altri di Facebook, fate parte di un dono magnifico che Dio mi ha dato per riequilibrare l’ago della bilancia e farlo pendere anche dal lato dell’amore.
11) Un tuo sogno non ancora realizzato?
Sicuramente la pubblicazione delle mie opere. Credo che le mie scritture meritino, ancor più di me stesso, di essere oggetto di studio e di una sana e costruttiva critica.
FA) Io ti auguro davvero di cuore che ciò che sogni si realizzi al più presto…lo meriti! Grazie Alessio
Un giovanissimo Alessio Patti
Alcune immagini di scena, in queste Alessio Patti nella sua opera massima “‘U Pazzu di Viculu Sacramentu”
Alessio Patti in un recente ritratto
Bellissima intervista ad uno dei poeti, scrittori commediografi contemporanei che piu amo, Alessio Patti ancora una volta si presenta nella sua umiltà, nella sua grande umanità, nella sua ampia comprensione verso l’uomo la sua fragilità, la vita, l’amore, l’arte. Leggendo questa intervista è stato come rileggere tutte le sue opere , dove la sua drammaticità, la sottile e sana ironia, che ho trovato di gusto sono le squisite prelibatezze nelle sue commedie, il tutto sigillato dalla sua fiamma spirituale. La sua piu grande qualità è l’esprimere quel suo sentirsi sempre parte integrante della creazione e di Dio, di sentirsi Uno con l’uomo, per cui gioisce con lui, soffre con lui, condivide con lui, senza porre freno per il suo percorso di vita, che ha fatto di lui il grande Uomo e Artista di oggi.
Grazie del sentito e magnifico commento che ci hai regalato, cara Alba, ….A volte, “semplice, umano
/umile”, quando è allusione a quella solidarietà che ci -tiene- in- braccio -a tutti -gli esseri—e reciprocamnte– se riesce a soddisfare quel disperato bisogno di appartenenza che tutti gli esseri hanno per qualcosa di grande, diventa un dono magnifico! grazie cara, chiara