X Agosto
di G.Pascoli
San Lorenzo, io lo so perché tanto
di stelle per l’aria tranquilla
arde e cade, perché si gran pianto
nel concavo cielo sfavilla.
Ritornava una rondine al tetto:
l’uccisero: cadde tra i spini;
ella aveva nel becco un insetto:
la cena dei suoi rondinini.
Ora è là, come in croce, che tende
quel verme a quel cielo lontano;
e il suo nido è nell’ombra, che attende,
che pigola sempre più piano.
Anche un uomo tornava al suo nido:
l’uccisero: disse: Perdono;
e restò negli aperti occhi un grido:
portava due bambole in dono.
Ora là, nella casa romita,
lo aspettano, aspettano in vano:
egli immobile, attonito, addita
le bambole al cielo lontano.
E tu, Cielo, dall’alto dei mondi
sereni, infinito, immortale,
oh! d’un pianto di stelle lo inondi
quest’atomo opaco del Male!
Parafrasi
È il 10 agosto, il giorno di San Lorenzo, ed io so perchè così tante stelle in cielo ardono e sembrano cadere; perchè così tante stelle che sembrano lacrime, brillano in cielo. Una rondine ritornava al suo nido, sotto un tetto: venne uccisa: cadde tra i rovi: aveva nel becco un insetto: doveva essere la cena dei suoi piccoli. Ora lei è là, come se fosse morta in croce, che tende verso il cielo il verme cattuato, cielo indifferente al dolore; e nel nido ombroso, il pigolio dei piccoli si fa sempre più tenue. Anche un uomo, mio padre, tornava a casa: venne ucciso: disse:Perdono; e morì con gli occhi spalancati come se volessero gridare per lo stupore: ed aveva con sè due bambole da regalare alle figlie…Ora là, nella casa isolata, lo aspettano, ma aspettano inutilmente: egli immobile, stupito, protende le bambole al cielo lontano ed indifferente. E tu, Cielo, dall’alto dei mondi senza il male, infinito, immobile, è come se inondassi di stelle questo piccolissimo pianeta dominato dal male.
Componimento metrico
La poesia è composta da sei quartine in cui si alternano decasillabi e novenari piani in rime alternata. (ABAB CDCD…)
Figure retoriche
FIGURE RETORICHE D’ORDINE DI SIGNIFICATO : metonimia (il suo nido che pigola)e (al suo nido), similitudine (come in croce) personificazione del Cielo; parallelismo tra la rondine e il padre
FIGURE RETORICHE D’ORDINE: anafora ( ora è la, ora è là; aspettano aspettano), Ritornava una rondine al tetto = iperbato,
Nella prima strofa : troviamo nei primi due versi una consonanza della lettera L e un’assonanza tra le parole “arde e cade”. Nel primo verso invece troviamo un enjambement.
Nella seconda strofa : contrariamente troviamo in tutta la strofa una consonanza della lettera “R” e nel secondo verso si ha una cesura ad ” uccisero”.
Nella terza strofa: Nel primo verso si ha un enjambement
Nella quarta strofa: Nel secondo verso ci sono due cesure e una rima interna (mondi/inondi).
In tutta la poesia si ha un climax ascendente ed è circolare.
Titolo
Dall’analisi delle poesie pascoliane, per quanto riguarda la funzione del titolo, c’e una forte prevalenza di titoli con fine informativo attraverso i quali il poeta fornisce informazioni riguardanti il tema della poesia stessa. Si può notare anche l’uso non raro di titoli a scopo interpretativo, mediante i quali il Pascoli agevola al lettore la comprensione di ciò che la poesia vuole comunicare.
In questo caso il titolo è informativo e dà il tema
Ambientazione
L’ambientazione è il passato con particolare riferimento alla morte del padre
Intenzione comunicativa
Questa poesia rievoca uno degli eventi più dolorosi della vita di Pascoli. Infatti il giorno di San Lorenzo, ovvero il 10 agosto Pascoli, ricorda la morte del padre assassinato mentre tornava a casa. Attraverso essa il poeta, infatti, vuole comunicare al lettore la sua tristezza per la mancanza del padre assassinato e la accentua mettendo a confronto una rondine abbattuta col cibo nel becco per i suoi rondinini e il padre che ritornava a casa portando due bambole alle figlie, in modo tale da sottolineare l’ingiustizia e il male che prevalgono su questa terra .
Il nido e la casa, per di più svolgono il ruolo di metafora degli unici rapporti d’amore possibili in un mondo d’insidie e di contrasti.
A partecipare a questa tragica situazione vi è, non solo Pascoli in persona, ma anche il Cielo che con, appunto, la notte di San Lorenzo famosa per il fenomeno delle stelle cadenti, raffigura il pianto.
Successivamente la figura del cielo si contrappone a quella della terra. Il cielo è infinito, immortale, immenso, mentre la terra non è altro che un piccolo atomo di dolore.
In conclusione, secondo Pascoli, il cielo di fronte a questo triste fatto invade la terra con un pianto di stelle.
Secondo me, emergono in questa poesia i tre grandi temi di Pascoli su cui, incentrava la sua poesia: il simbolo del nido, la sofferenza e il mistero del male.
Il nido che intendeva Pascoli era il nucleo familiare, la protezione dei conoscenti più stretti dove ogni uomo può rifugiarsi. Nella poesia il nido è evidenziato bene perché, oltre al padre che tornava alla propria casa, c’è un paragone con una rondine che torna al suo “nido” ; ma entrambi sono aspettati invano dai familiari: questi versi sono, secondo me molto autobiografici perché descrivono una sensazione che lui ha provato veramente. Subentra in questo tema, anche l’amore familiare, la tenerezza e la gioia di un padre che torna a casa con doni, ma per Pascoli, quella sera, c’è stata una mancanza, una delusione, che si riflette sul suo senso di giustizia e nel mistero del male.
Problematica affrontata
I temi che prevalgono in tutte queste poesie sono in primo luogo:
– la morte in parallelo alla forte sofferenza;
– il sentimento di tristezza nei confronti del presente .
Detto ciò, dopo aver quindi, analizzato alcune poesie del Pascoli, possiamo affermare che nella maggior parte dei casi il poeta esprime un profondo desiderio di morte in parallelo alla voglia di rincontrare i suoi cari e di sentirsi per la prima volta finalmente un po’ felice. Infatti come afferma in numerose sue opere, egli non lo è mai stato, e vorrebbe per questo ripararsi dal mondo che lo circonda per aspettare in piena tranquillità la sua pace eterna. Quindi si può dire, che fa riferimento ai ricordi del passato,e soprattutto delle sofferenze e delle pene dell’infanzia. Con questa poesia il poeta vuole trasmettere la sua sofferenza per la morte del padre, evento improvviso, passato, lontano, ma forte ricordo che spinge il poeta a rimanere ancora legato all’illusione di rivedere il genitore un giorno ritornare a casa (sottolineata dall’anafora di “aspettano” e dall’enumerazione per asindeto, la quale crea un’atmosfera di attesa) e, quindi, a non rassegnarsi alla sua perdita. La rassegnazione, infatti, è sostituita dalla necessità del poeta di trovare un colpevole.
Collegamento con altre poesie
Leggendo le altre poesie ho notato che molte parlano della morte del padre di Pascoli, L’ASSIUOLO, ma una in particolare NOTTE DI NEVE mi ha colpito molto. Leggendo il titolo di questa poesia mi sono chiesta: Come si può associare l’immagine di una notte magica, in cui la neve dolcemente cade, al tema della morte? In apparenza tale paragone sembra insensato, ma per Pascoli, invece, non lo è. Egli, ancora una volta, attraverso la poesia “Notte di neve” (titolo interpretativo), ha voluto esprimere se stesso trovando nella realtà che lo circonda un chiaro esempio della sua sofferenza e del suo desiderio di pace eterna, che può essere esaudito soltanto attraverso l’arrivo della morte tanto attesa. Come si può notare, il bisogno del poeta di “liberarsi” dal proprio dolore e di trovare finalmente la serenità è evidenziato dalla parola chiave “pace”, la cui ripetizione (anafora) nel penultimo verso appare come un grido d’aiuto, che rompe il silenzio della notte. Inoltre, Pascoli “gioca” molto con le associazioni allo scopo di caricare di significato la poesia. Egli, infatti, attraverso l’espressione “bianca oscurità” (ossimoro), sottolinea la contrapposizione e, nello stesso tempo, la somiglianza tra la neve candida e il buio. La prima, di fatto, è vista come un “chiarore ampio e fugace” che esprime la tranquillità, la quiete tanto ricercata dal poeta, mentre l’oscurità (e il “cielo nero”) nasconde agli occhi di quest’ultimo la serenità, mostrandogli, però, l’unica possibilità per porre fine al suo tormento: la morte. Lo stesso discorso vale per l’antitesi (e, anche, personificazione e chiasmo) tra “grida la campana” e “l’ombra tace”. Il grido, infatti, sottolinea la necessità del poeta di trovare la pace, mentre il silenzio richiama l’atmosfera che si crea al momento della morte. Infine, si può affermare che “Notte di neve” è un chiaro esempio di come, si possa trasmettere ciò che è nascosto nel profondo dell’anima.
Collgamento con la poesia dell’autore
Come ho detto sopra Pascoli, in molte poesie costruisce un forte contrasto tra illusione e realtà. Lui tratta soprattutto la morte dei suoi familiari.
Egli afferma che all’interno di ogni uomo vive un fanciullo che, grazie alla sua innocenza e alla sua sensibilità, è capace di penetrare nel cuore delle cose e di scorgerne il senso profondo. La vera poesia è l’espressione di questo fanciullino che è in noi. Pascoli,inoltre, spiega che il poeta è colui che sa ascoltare ed esprimere quella parte dell’animo che rimane fanciullo e, come un fanciullo, egli sa cogliere la gioia e la malinconia degli eventi.
Analisi
Rappresenta la principale poesia in cui rievoca la tragedia familiare scoppiata in seguito all’uccisione del padre avveuta proprio il 10 agosto del 1867, nella notte di San Lorenzo
Siamo a un anno dall’uccisione del padre e Pascoli contempla il cielo nel suo luccichio di stelle cadenti le quali a parere dello stesso corrispondono a un pianto del cielo per l’uccisione del padre. Al centro della poesia vi è l’accostamento della famiglia di Pascoli con una famiglia di rondini. Pascoli descrive così un parallelismo fra una rondine uccisa mentre porta il cibo al nido e il padre del poeta assassinato mentre tornava a casa. La rondine rimane tra gli spini senza vita come in croce accostando così le vittime (rondine e padre) al sacrificio di Cristo. Nel frattempo il nido con i rondinini si avvia alla fine data la mancanza della rondine unica fonte di sostentamento. Analogamente anche un uomo sta tornando a casa ma viene ucciso rimanendo con gli occhi sbarrati con in mano due bambole da portare in dono ai suoi figlioletti. Nella casa ormai desolata tutti lo aspettano invano mentre l’uomo come la rondine rimane esposto al cielo il quale ignora di quanto male pervada la terra.
Nella poesia Pascoli versa le grandi tematiche metafisiche del male e del dolore e del rapporto fra dio e uomo. La poesia costituisce una totale simmetria fra la rondine e il padre del poeta e quindi fra il tetto e il nidocon le conseguenti analogie come l’uccisione. La rondine diviene il simbolo di tutti gli innocenti perseguitati dalla malvagità degli uomini alludendo così a Cristo accostato anche dalla figura del padre di Pascoli il quale sul punto di morte perdona i suoi uccisori. La fondamentale tematica del male è così affrontata. Vi è una religiosità decadente che non approda a una religiosità positiva, anzi notiamo che nn vi è una prospettiva di riscatto a sfavore del male ma solo un timido compianto rappresentato dal pianto di stelle. Il cielo(Dio) è lontano remoto, inaccessibile, due enti separati rispetto al mondo. Nella poesia vi è anche l’importante tema tanto affrontato dalla poesia pascoliana, quello del nido. L’analogia fra l’uomo e la rondine non è basata solo sul loro sacrificio ma anche sulla loro esclusione forzata da nido il quale è rappresentanza della famiglia la quale protegge l’individuo dai mali e dalle insidie che sconvolgono il mondo esterno.
Commento
La poesia X agosto è stata scritta da Giovanni pascoli in onore della morte del padre avvenuta la notte di S. Lorenzo. Le stelle che cadono durante quella notte non sono altro che per il poeta le lacrime del cielo sulla malvagità degli uomini. Per Pascoli il 10 agosto è una data emblematica dato che è l’anniversario della morte del padre, avvenuta nell’estate del 1860. Egli afferma di sapere perché un così gran numero di stelle sembra incendiarsi e cadere nel cielo:è perché tante stelle che cadono così fitte sembrano le lacrime di un pianto dirotto che splendono nella volta celeste.Poi immagina una rondine che,mentre tornava al suo nido ,fu uccisa e cadde tra i rovi .Ella aveva un insetto nel becco ,cibo per i suoi piccoli.Qui Pascoli con una metafora intende dire che la rondine era l’unica fonte di sostentamento per i suoi piccoli così come suo padre lo era per lui.Descrive la rondine trafitta sui rovi spinosi con le ali aperte quasi come se fosse in croce,accostando tale immagine a quella dei suoi rondinotti che rimangono in una vana attesa del cibo.Dopo passa a descriverci un uomo,suo padre che mentre tornava a casa fu ucciso pronunciando parole di perdono verso i suoi assassini. Negli occhi rimane la volontà di emettere un grido.Invece Pascoli,con il particolare delle due bambole che l’uomo portava in dono alle sue figlie ,voleva alludere alla tenerezza che avrebbe caratterizzato l’arrivo del padre a casa e delinea un mondo di consuetudini affettuose che la morte interruppe. Adesso nella casa “solitaria” i suoi familiari lo attendono inutilmente come in precedenza avevano fatto i rondinotti. Il povero uomo ,con gli occhi impietriti dalla morte,indica le bambole al cielo,descritto dal poeta come molto distaccato e indifferente al dolore umano. E infine, dice che il cielo,
visto come una divinità,lascia cadere fitte lacrime su questa piccola parte dell’universo, che è il regno del male. In questa poesia la morte del padre assurge al simbolo dell’ingiustizia e del male: il dolore del poeta diventa il dolore di tutti. La lirica quindi trasmette senza dubbio sentimenti tristi, malinconici per la distruzione di un nido familiare,unico rifugio in un mondo in cui domina la violenza e la malvagità umana che uccide creature innocenti.
Fonti: Skuola.tiscali.net, my.giovani.it, www.bibliolab.it
Modificato da *Reks* – 24/1/2012, 17:59
CITAZIONE
“Sa da ragazzo speravo sempre che arrivasse uno sconosciuto a dirmi che la mia famiglia non era la mia vera famiglia. Non che fosse gente cattiva… insignificanti. E io volevo essere diverso… speciale. Volevo essere un altro… avere un altro nome, un’altra vita. E invece il figlio dell’orologiaio… divenne un orologiaio. Niente di più banale. Mentre io volevo essere… insomma… importante……”
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