DALILA
S’apre per te il mio cuor
come schiudonsi i fior
quando spunta l’aurora!
O dolce amante mio,
a tergere il mio pianto,
parlami, deh, parla ancora!
A Dalila, mio ben,
di’ la nota d’amor!
Perché beata spiri,
parlami col sospir,
tanto caro al mio cuor!
Rispondi ai miei deliri,
ah, mi versa in sen l’ebbrezza,
fa tua la mia carezza,
fa tua la mia carezza,
ah, versami in sen l’ebbrezza!
……
Ebe Stignani (Napoli, 11 luglio 1903 – Imola, 6 ottobre 1974) è stata un mezzosoprano italiano.
Biografia
Nasce da famiglia romagnola originaria di Bagnacavallo. Nel 1916, a 13 anni, si iscrive al Conservatorio San Pietro a Majella, dove studiapianoforte con Florestano Rossomandi, composizione con Camillo De Nardis e canto con Agostino Roche. Nel 1923 si diploma in pianoforte e l’anno successivo in canto.
Debutta al Teatro San Carlo nel 1925, nel ruolo di Zephira ne Il cavaliere della rosa di Strauss ed inizia poi la carriera internazionale esibendosi nei teatri del Sudamerica (specialmente Argentina e Cile), dove diviene in breve tempo uno dei mezzosoprano più richiesti.
Dagli anni trenta al 1956 è ospite fissa del Teatro alla Scala, interpretando svariati ruoli, tra cui Eboli (Don Carlo), Adalgisa (Norma), Laura (La Gioconda), Azucena (Il trovatore), Leonora (La Favorita). Inaugura alla Scala almeno venti stagioni d’opera. Canta inoltre al Covent Garden di Londra nel 1937, 1939, 1952, 55 e 57, a San Francisco nel 1938 e 48, aChicago nel 1955.
Partecipa alle prime rappresentazioni de Le preziose ridicole di Felice Lattuada (Cathos) nel 1929 e di Lucrezia di Ottorino Respighi (Voce) nel 1937. Tra i suoi partner preferitiBeniamino Gigli, Mario Del Monaco, Renata Tebaldi, Maria Callas.
Nel 1935 si stabilisce a Imola e nel 1941 sposa l’ingegner Alfredo Sciti[1]; dall’unione nasce il figlio Dino. Nel 1958, in seguito alla scoperta di una malattia a un rene che ne richiede l’asportazione, decide di ritirarsi dalle scene. Trascorre ad Imola il resto della vita e scompare all’età di 71 anni. Riposa a Bagnacavallo.
Come omaggio all’illustre concittadina, il 20 dicembre 1977 il Consiglio Comunale di Imola intitolò alla sua memoria il Teatro comunale[2].
Vocalità e personalità interpretativa
Dotata di una voce di bellissimo timbro, di grande ampiezza ed estensione (dal fa naturale grave al do diesis sovracuto, che le consentì di affrontare anche ruoli scritti per contralto esoprano drammatico[3]) e sorretta da un’eccellente preparazione tecnica (con la particolarità di pronunciare la vocale “e” aperta, avvicinandola talvolta ad una “a”), si distinse per l’eleganza e l’aderenza [non chiaro] del fraseggio, attirando per contro critiche per la mancanza di spiccate doti attoriali, tra l’altro non agevolate dalla bassa statura e dalla figura piuttosto rotonda.[senza fonte]