IL FRIGORIFERO di mario monicelli
tratto da “Le coppie” un film a episodi diretti da tre GRANDI del cinema italiano: Mario Monicelli, Alberto Sordi e Vittorio De Sica, che con Monica Vitti tra i protagonisti rendono il film uno dei più amati dal pubblico.
TRAMA
Adele e Gavino sono una coppia sarda immigrata a Torino. Vivono ai limiti della sopravvivenza. Lui è venditore ambulante di “bruscolini”, lei cura in modo maniacale il seminterrato in cui vivono e soprattutto il grande frigorifero – irrimediabilmente vuoto – che è simbolo del benessere sognato. Per trovare i soldi necessari a pagarne l’ultima rata, Adele si adatta a prostituirsi.
MARIO MONICELLI
«M’interessava mostrare la Torino del boom, con tutte quelle masse di immigrati; inoltre m’interessava dirigere Jannacci, un personaggio dalla personalità molto viva, che sarebbe stato un grosso acquisto per il cinema: in Romanzo popolare fece le musiche e diede un apporto molto importante anche al dialogo. Sembrava che il cinema gli interessasse, mentre invece preferì continuare a fare il cantautore e anche il medico» (M. Monicelli, L’arte della commedia, Dedalo, Bari, 1986).
«Il frigorifero è il mio episodio più lungo, quasi cinquanta minuti, e mi è venuto così così. Il soggetto in sé era divertente: raccontava fino a che punto la perversione del consumismo portava una coppia di poveracci. L’ho girato in una Torino respingente, poco ospitale, nello squallore dei quartieri popolari e negli stradoni notturni dove lavoravano le prostitute. L’errore di fondo sono gli attori. La Vitti che parla in sardo è caricaturale, Jannacci recita in modo quasi amatoriale: faceva ridere chi lo conosceva, agli altri risultava del tutto inverosimile. Però la storia raccontava bene il paradosso dei tempi moderni, quello che una coppia è disposta a fare per possedere un frigorifero praticamente inutilizzato» (M. Monicelli, in S. Mondadori, La commedia umana. Conversazioni con Mario Monicelli, Il Saggiatore, Milano, 2005).
«Mastroianni e Vitti sono […] tra i protagonisti dei miei due film “torinesi”: I compagni e Il frigorifero (episodio di Le coppie). In quest’ultimo, la Vitti confermava le sue capacità comiche già sperimentate, mentre il protagonista maschile, Enzo Jannacci, era al suo debutto cinematografico, e con lui ho faticato molto perché egli è uno spirito talmente libero, bizzarro, straordinario, che non è inquadrabile nel personaggio di un film» (M. Monicelli, “Notiziario dell’Associazione Museo Nazionale del Cinema” n. 68, 2001).
ENZO JANNACCI
«Ho lavorato nel cinema a Torino solo per alcune sequenze di Il frigorifero, l’episodio di Le coppie diretto da Mario Monicelli, in cui recitavo con Monica Vitti. […] Ho un ricordo molto bello del rapporto con Monicelli e la Vitti, che stimo tantissimo. Un’attrice eccezionale, una bellezza intensa, particolare. Monicelli l’ho conosciuto in quella occasione, siamo diventati amici e siamo sempre in contatto. Penso che mi abbia scelto perché gli piaceva il mio modo così, un po’ schizzato, che avevo da giovane. Ma avrebbe potuto scegliere chiunque… Non ho avuto modo di conoscere Torino quella volta, ci sono stato poi di passaggio, anni dopo, alla Fiera del Libro, in concerto e a trovare mio figlio durante il servizio militare… Per Il frigorifero giravamo di notte a Porta Palazzo, di giorno eravamo in albergo a dormire. Potevamo essere a Torino come a Washington… Era il problema del cinema: un’esperienza alienante per il tipo di lavoro, per i ritmi… Si lavorava dodici, quattordici, a volte sedici ore al giorno, non c’era come adesso la possibilità di verificare immediatamente il girato, c’era sempre da aspettare… Ho lavorato con Monicelli, con Marco Ferreri per L’udienza, ho scritto delle musiche per il cinema, ma non ho fatto più di tanto proprio per questi problemi legati al modo di vivere, sempre aspettando, aspettando. Nel cinema poi si divertono in pochi, la prima attrice, che si sente bella, valorizzata, il direttore della fotografia, forse il regista […] Però i produttori sono quello che sono e adesso il cinema italiano è limitato a certi comici, non è più ai livelli di un tempo» (E. Jannacci, in D. Bracco, S. Della Casa, P. Manera, F. Prono, a cura, Torino città del cinema, Il Castoro, Milano, 2001).
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