22 LUGLIO 2013 ORE 23:10 “C’è nell’aria un’energia che non si sblocca, come se fosse un grido in cerca di una bocca” (gaber)—DAL BLOG DEL GENTILE AUGUSTO SAINATI SU “IL FATTO” // UN GRANDE PSICOANALISTA INGLESE, WILFRED BION, HA DETTO CHE “NELL’ARIA CI SONO DEI PENSIERI IN CERCA DI UN PENSATORE”…POI ARRIVA UN GALIELI E PIU’ CHE PRODURLI, LI SINTETIZZA IN UNA CREAZIONE NUOVA. ( spiega contorta, ma non facile da fare)

http://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=fDSQIJrHPtY

 

E voi così innocenti colpevoli d’esser nati
in giro per le strade gli sguardi vuoti i gesti un po’ sguaiati
si vede da lontano che siete privi di ideali
con quello spreco di energia dei giovani normali.

E voi che pretendete che tutto vi sia dovuto
con la scusa infantile che nessuno mi ha mai capito
siete così velleitari come artisti improvvisati
con quella finta libertà dei giovani viziati.

È un gran vuoto che vi avvilisce e che vi blocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca.

E voi che rincorrete, decisi e intraprendenti
l’idea di una carriera tipo imprenditori sempre più rampanti
disponibili a tutto, all’occorrenza anche disonesti
con tutta la meschinità dei giovani arrivisti.

E voi così randagi sempre sull’orlo del suicidio
covate ben racchiusa dentro al vostro petto un’implosione d’odio
l’eroico vittimismo da barboni finti e un po’ frustrati
e col cervello in avaria dei giovani scoppiati.

È una rabbia che vi stravolge e che vi blocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca.

E voi che brancolate in un delirio tra il male e il bene
col rischio di affondare nella totale degradazione
aggrappatevi al sogno di una razza che potrebbe opporsi
per costruire una realtà di giovani diversi.

C’è nell’aria un’energia che non si sblocca
come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca.
Come se fosse un grido in cerca di una bocca.

Altri testi su: http://www.testimania.com/testi/testi_giorgio_gaber_4285/testi_io_ci_sono_194852/testo_il_grido_1619942.html
Tutto su Giorgio Gaber: http://www.musictory.it/musica/Giorgio+Gaber

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

augusto sainati (1957)—giovane e meno giovane?


Augusto Sainati (1957) insegna Storia, teoria e analisi del film all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Curatore di rassegne e iniziative culturali sul cinema, ha pubblicato numerosi volumi, tra i quali Il visto e il visibile: sul comico nel cinema (Pisa, 2000); La Settimana Incom. Cinegiornali e informazione negli anni ’50 (Torino, 2001);Analizzare i film (con M. Gaudiosi, Venezia, 2007); Ciò che abbiamo inventato è tutto autentico (Venezia, 2008). Attualmente prepara l’edizione di alcuni inediti di Federico Fellini.

 

 

 

 


L’attualità di Gaber in un paese bloccato

Più informazioni su: .

“C’è nell’aria un’energia che non si sblocca, come se fosse un grido in cerca di una bocca”: sono le parole finali di una bellissima canzone di Gaber (Il grido), che ieri sera cantava un gruppo di ragazzi sedicenni (sedicenni!) al Festival Gaber di Viareggio, dove si sta celebrando in questo mese di luglio un’edizione speciale per il decennale della morte dell’artista milanese. Gli anni passano ma i testi di Gaber restano miracolosamente attuali, tanto da sembrare scritti in questi giorni. Perché accade questo? Forse perché, caso unico nel panorama del teatro e della canzone italiani (del teatro-canzone), Gaber ha scritto con Sandro Luporini, il suo co-autore viareggino, una grande epopea dell’esistenza umana, scandagliata nelle sue pieghe più recondite e analizzata con lucido disincanto. Forse anche perché, accanto a questa vena in certo senso filosofica, e intrecciata ad essa, Gaber e Luporini hanno saputo far vivere un’anima più ribalda, da “strani lestofanti”, secondo l’efficace definizione che Paolo Jannacci ha dato del padre e di Gaber sul palco di Viareggio. E queste due anime intrecciate hanno prodotto testi strani, piegati ora verso l’ironia ora verso la coscienza, come Destra SinistraLe elezioni. Forse ancora perché non c’è praticamente momento della vita che non sia al centro di questo o quell’altro testo di Gaber-Luporini: dall’amore alla morte, dalla nascita alla malattia, dalla paternità alla separazione, dalla partecipazione alla vita collettiva alle riflessioni più intime, tutto è passato sotto lo sguardo dubbioso, e quindi fecondo, di Gaber.

Ma probabilmente c’è anche una ragione più legata al contesto italiano che fa della produzione gaberiana un motore di riflessione sempre acceso: l’energia che circola in questo paese bloccato è quella che si esprime sempre più di rado, in qualche fiammata elettorale, che si cerca di spengere alla bell’e meglio, in qualche protesta di piazza, che si cerca di non enfatizzare, in qualche rara voce fuori dal coro, che si cerca di sterilizzare. La forza di questa energia è quella di esserci, di non dissolversi nella rassegnazione, di circolare per vie sotterranee, la sua debolezza è quella di non trovare “le parole giuste” per dirsi, di avere una tendenza più implosiva che esplosiva (da noi le piazze greche o egiziane non ci sono). In questo senso quarant’anni di berlusconismo (da quando ilBerlusconi way of life si è iniettato nella vita italiana attraverso le tv, non solo da quando il suo artefice è entrato in politica) hanno lasciato tracce devastanti. Dunque Gaber oggi manca come persona e come emblema, come punto di aggregazione e di emersione di questa energia (chi, tra i cinquanta-sessantenni di oggi, non ricorda l’energia dei teatri che venivano giù dall’entusiasmo negli spettacoli di Gaber degli anni Settanta?). Così come mancano altre figure capaci di uno sguardo “laterale” ed “eversivo” sul quotidiano, da Pasolini a Sciascia.

Bisognerebbe interrogarsi meglio – la sinistra dovrebbe farlo, se oggi, come implicitamente dice Gaber, questa parola avesse un senso – sulle ragioni di questa inversione di orientamento che porta l’energia più verso l’interno (un grido in cerca di una bocca) che verso l’esterno, e che fa, per esempio, del teatro e del cinema italiani di oggi luoghi di grande fragilità più che strumenti di espressione di questa energia, come accadeva qualche decennio fa. Intanto il viaggio di Gaber continua rigenerandosi: che ci siano ragazzi che erano appena nati quando Gaber se ne andava e che prendono la staffetta di questa ricerca è un segno della forza propulsiva del suo lavoro.

 

 

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