CHIARA: NON PRENDETE NIENTE PER BUONO SE NON IL VS CERVELLO E I VOSTRI STUDI DI VERIFICA
1. primo dato
PRIMARIE PD PER IL CAMPIDOGLIO
Gentiloni: «Sono disponibile» C’è il via libera di Veltroni
(31 ottobre 2012) – Corriere della Sera
Le consultazioni «Non mi autocandido ma se non c’è Barca né Riccardi né un altro superman, sono pronto». L’appoggio di Renzi
«Se non c’è Barca, se non c’è Riccardi, se non c’è Superman, io sono a disposizione». Paolo Gentiloni, 54 anni, ex ministro delle Telecomunicazioni col governo Prodi, ex assessore della giunta Rutelli per il Giubileo e il Turismo, è pronto a scendere in campo per le primarie da sindaco di Roma:
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2. dato
REPUBBLICA FIRENZE.IT
FESTA DEMOCRATICA A FIRENZE (16 sett 2012)
Alla Festa democratica di Firenze il sindaco e candidato alle primarie presenta il libro dell’ex segretario del Partito democratico, con cui nei giorni scorsi aveva polemizzato. Veltroni: “Sulle primarie non mi schiero”. Il primo cittadino del capoluogo toscano: “Il tuo Pd, quello del Lingotto, mi piaceva”
di MASSIMO VANNI
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Poi è iniziato uno scambio sul Pd e su come Renzi sta impostando la campagna elettorale. Il candidato (RENZI) ha spiegato di essersi ispirato a Veltroni e ha aggiunto: “Oggi c’è bisogno di un passaggio di frattura e un gruppo dirigente deve farsi da parte. Il Pd del Lingotto è un Pd che non ha paura del futuro, invece l’attuale gruppo vede nel futuro una minaccia. Sarò in prima fila a sostenere Bersani, se perdo. Ma il Pd di oggi non è quello che avevi pensato. Il Pd doveva ricambiare i dirigenti, Veltroni parlava di ascensore sociale. Ma il gruppo dirigente che aveva dietro diceva l’esatto opposto, si cambia nome ma senza innovazione. Questo rischio c’è anche adesso, quando vedo girare i papelli. Chi pensa di avere la vittoria in tasca, commette un errore clamoroso. Però caro Walter, affermare oggi che serve una pagina nuova non è in contraddizione con quello detto quando eri segretario”.
Veltroni ha replicato: “Matteo devi riflettere sui toni: il concetto che hai espresso è giá abbastanza chiaro. Altra cosa è dare dei giudizi personali. Non dare l’impressione di non avere stima per persone che nella loro vita hanno lavorato onestamente e danno contribuito a portare il centrosinistra al governo”. A questo punto il pubblico è esploso in un applauso. “La vera sconfitta è stata dopo il ’96, con Prodi volevamo fare l’Ulivo, da allora sostengo che ci vuole il Pd. L’idea è che il Pd potesse essere una sintesi nuova. Ma non utilizzare la balla del papelli, perchè è una balla. Lo dice uno che doveva essere presidente della Camera”.
Poi Veltroni fa un riferimento alla battuta che Renzi ha fatto su di lui alcuni giorni fa: “Meglio come romanziere che come politico? Per me non è un’offesa, intanto peché un uomo politico ha altra dimensione, significa che devi avere molta stima di me come romanziere. Vorrei che si vendesse il libro ad un cittadino su tre, come coloro che votarono Pd”.
Poi la domanda di Massimo Gramellini della Stampa: Veltroni Riconosci in lui il tuo erede? “No non mi chiedete di schierarmi, a queste primarie non mi schiero. Faccio come Prodi. Il Pd è stato il sogno della mia vita politica, non sciupatelo. Deve essere un grande partito che abbia l’ambizione a farcela da solo o con alleanze fondate sul programma. La politica per tutta la vita? Si fa per passione, la politica. C’è bisogno di rinnovamento, ma sulla base di idee politiche, non solo sulla base della carta d’identità. Morando, una delle menti più brillanti, se va via dal Parlamento”. Interviene Renzi: “Oggi non puoi pensare di fare politica per tutta la vita. E’ un bene avere la data di scadenza. Blair non fa più politica. Alla vostra generazione non è mai passato per la testa, perchè la politica era diversa. I partiti vecchia maniera sono stati concepiti in modo diverso. Prima consigliere, poi assessore, poi sindaco, poi nel cda”. Qualcuno grida dal pubblico a Renzi: “Come hai fatto te!”. Il sindaco riprende: “Questo sistema è finito. Alla Firenze Parcheggi ho messo uno di Forza Italia. Non facciamo questa battaglia per cambiare il nome di 10 parlamentari, ma cambiare il destino di una generazione.
3. NOTA FINALE SULL’IPOTESI CHE IL MODELLO RENZI SIA IL NEW LABOUR PARTY DI BLAIR
DAL QUOTIDIANO LIBERO.IT
1 dicembre 2012 – ore 06:59
Se vince il New Labour di Renzi
Finalmente la sinistra può rompere con collateralismi e veti sindacali
Il confronto tra Pier Luigi Bersani e Matteo Renzi è stato presentato soprattutto come una contesa sul rinnovamento anagrafico della sinistra, il che ha un po’ messo in ombra la questione di un altro rinnovamento assai più rilevante e più arduo. In sostanza, l’impostazione di Renzi assomiglia a quella con cui Tony Blair realizzò, attraverso una lotta politica serrata, il rinnovamento del Labour Party, la più antica formazione politica della sinistra europea. Alle Trade Union che chiedevano di cancellare gli effetti della rivoluzione liberale e liberista di Margaret Thatcher, Blair contrappose l’esigenza di correggerne solo alcuni aspetti socialmente troppo onerosi, senza però ripristinare l’antica sudditanza del Labour a un’ottica ristretta di difesa conservatrice di un assetto produttivo e di relazioni industriali ormai obsolete e paralizzanti. La sinistra italiana non ha mai affrontato seriamente questo problema, e resta ancorata a una forma di collateralismo con la Cgil in cui si esprime una sorta di sudditanza culturale alle impostazioni antagonistiche, oggi sostenute soprattutto dalla Fiom, come nella Gran Bretagna degli anni Ottanta erano praticate dal sindacato dei minatori. Direttamente o indirettamente, la pressione dell’antagonismo sociale ha messo in crisi tutte le esperienze di partecipazione della sinistra al governo o alla maggioranza – dalla manifestazione della Fiom contro il governo Andreotti di larghe intese, che ne segnò la fine, fino alle varie secessioni dell’estrema sinistra che fecero fallire o traballare i due governi di Romano Prodi. L’insistenza di Bersani nel riesumare le pratiche della concertazione, che è poi il riconoscimento di un diritto di veto alla Cgil, ha un senso evidente dal punto di vista della raccolta dei consensi alle primarie, ma lascia irrisolta la questione che ha paralizzato o indebolito la capacità riformatrice e di governo della sinistra italiana.
E’ su questo terreno che l’innovazione prospettata dal sindaco di Firenze è più significativa. Appoggiare esplicitamente la riforma del mercato del lavoro studiata da Pietro Ichino e demonizzata dalla Cgil (come più o meno tutte le riforme precedenti in questo campo delicatissimo) non ha solo il senso di un’attenzione alla vasta platea di giovani lavoratori in condizioni precarie, ma quello di sfidare senza complessi di inferiorità il conservatorismo sindacale. Blair vinse questa difficile battaglia e così inaugurò una lunga stagione di governo laburista. Se la sinistra italiana non riuscirà a emanciprsi nello stesso modo rischia, anche se vince le elezioni, di fallire ancora una volta la prova del governo.
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