(24 marzo 2013)© RIPRODUZIONE RISERVATA
Pd, Fassina vs Delrio: “Indebolire Bersani vuol dire avvicinare le elezioni”
Sale la tensione nel partito democratico. Il responsabile economico contro il sindaco di Reggio Emilia che in una intervista a Repubblica aveva avallato un “governo di scopo con il Pdl”
“E’ grave che, in ore decisive per la costruzione di un Governo, una parte del Pd intervenga per indebolire il tentativo del Presidente incaricato Bersani prospettando una possibile maggioranza con il PdL per un ‘Governo del Presidente’”. Lo scrive Stefano Fassina, in un intervento su Facebook, in cui sostiene che “Indebolire il tentativo di Bersani vuol dire avvicinare le elezioni”.
Parole che sembrano (sottol. chiara) una risposta all’intervista del renziano Graziano Delrio su Repubblica. Il responsabile economico dei democratici fa emergere con le sue parole la tensione che sta montando nel partito in vista della direzione di domani. Il segretario l’ha convocata d’urgenza ieri per farsi blindare la linea dopo aver ricevuto il pre-incarico da Giorgio Napolitano. Secondo due direttrici fondamentali: sì a un governo di “cambiamento”, composto di tecnici e personalità della società civile, che a questo punto non nasce su un accordo privilegiato con l’M5S, ma sia sostenuto da qualche via libera implicito (dalla Lega e da Gal, soprattutto) e insieme sì alle riforme costituzionali da fare anche con il Pdl (in cambio magari di una “non belligeranza”); e nello stesso tempo, no a un governo di larghe intese insieme al Pdl, se il suo tentativo dovesse fallire.
Una strada, quest’ultima, che molti nel Pd sono pronti a perseguire. Fassina esplicita la linea del segretario, che come alternativa al suo schema vede solo il voto: “I cittadini italiani alle elezioni hanno chiesto inequivocabilmente cambiamento, sia sul terreno dell’etica pubblica sia sul terreno della politica economica. Un partito guidato da chi per venti anni ha praticato un uso proprietario e personalistico delle istituzioni e delle risorse pubbliche e ha portato l’Italia sull’orlo del baratro non può essere interlocutore di un governo di cambiamento. Oggi, senso di responsabilità vuol dire cambiamento”. E dunque, “qualunque compagine governativa, in qualunque forma presentata, sarebbe impossibilitata dal sostegno del Pdl a realizzare il cambiamento. Non sarebbe tanto un problema del Pd. Sarebbe un danno enorme per la residua credibilità delle istituzioni democratiche perché non si riuscirebbero a affrontare le emergenze politiche e economiche. Gli obiettivi di parte, di una parte del Pd, almeno in una fase cosi delicata, non dovrebbero essere anteposti all’interesse del Paese. Indebolire il tentativo di Bersani – conclude il responsabile economico del Pd – vuol dire avvicinare le elezioni”.
Se qualcuno aveva dei dubbi sui primi destinatari delle accuse di Fassina, basta la replica a rivelarli. Che infatti arriva da Simona Bonafè, neoparlamentare Pd, tra le più vicine a Renzi: “Non so a chi si riferisca Fassina.La strada che ha intrapreso Bersani è in salita e lo sapevamo anche prima del mandato esplorativo. E’ difficile, ma legittimo il tentativo di Bersani e speriamo vivamente che vada a buon fine. Prima è, meglio è per il Paese”. Fin qui il fairplay secondo lo stile scelto dal sindaco di Firenze in queste settimane. Ma poi l’avvertimento, quello vero: “Io qualche perplessità ce l’ho e se il tentativo di Bersani dovesse fallire allora tutto si rimanderebbe a Napolitano”. Che poi chiarisce: “Se tornare alle elezioni lo deciderà il Presidente della Repubblica, ma dobbiamo usciere dallo stallo il più presto possibile. Io non sono pregiudizialmente ostile”.