24 marzo 2013 ore 15:39 GUIDO GOZZANO, UN POETA TANTO SNOBBATO OGGI E DA ALCUNI CRITICI (GARGIULO) ANCHE ALLORA, E’ STATO “LETTO E APPRESO” DAI NOSTRI GRANDI ERMETICI TRA CUI MONTALE. LO SAPEVATE? CHIARA L’ HA APPRESO QUESTA MATTINA E, SBAGLIATO O GIUSTO, CORRE A DIRVELO…

http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=mfFu5xPJlwM

 

 

guido gozzano (Torino19 dicembre 1883 – Torino9 agosto 1916)

 

 

    RITRATTO DI SERENA MAFFIA

    GUIDO GOZZANO

    La signorina Felicita ovvero la Felicità

     

                               10 luglio: Santa Felicita.
    ……
    III.
     

     

    Sei quasi brutta, priva di lusinga
    nelle tue vesti quasi campagnole,
    ma la tua faccia buona e casalinga,
    ma i bei capelli di color di sole,
    attorti in minutissime trecciuole,
    ti fanno un tipo di beltà fiamminga…

    E rivedo la tua bocca vermiglia
    così larga nel ridere e nel bere,
    e il volto quadro, senza sopracciglia,
    tutto sparso d’efelidi leggiere
    e gli occhi fermi, l’iridi sincere
    azzurre d’un azzurro di stoviglia…

    Tu m’hai amato. Nei begli occhi fermi
    rideva una blandizie femminina.
    Tu civettavi con sottili schermi,
    tu volevi piacermi, Signorina:
    e più d’ogni conquista cittadina
    mi lusingò quel tuo voler piacermi!

    Ogni giorno salivo alla tua volta
    pel soleggiato ripido sentiero.
    Il farmacista non pensò davvero
    un’amicizia così bene accolta,
    quando ti presentò la prima volta
    l’ignoto villeggiante forestiero.

    Talora – già la mensa era imbandita –
    mi trattenevi a cena. Era una cena
    d’altri tempi, col gatto e la falena
    e la stoviglia semplice e fiorita
    e il commento dei cibi e Maddalena
    decrepita, e la siesta e la partita…

    Per la partita, verso ventun’ore
    giungeva tutto l’inclito collegio
    politico locale: il molto Regio
    Notaio, il signor Sindaco, il Dottore;
    ma – poiché trasognato giocatore –
    quei signori m’avevano in dispregio…

    M’era più dolce starmene in cucina
    tra le stoviglie a vividi colori:
    tu tacevi, tacevo, Signorina:
    godevo quel silenzio e quegli odori
    tanto tanto per me consolatori,
    di basilico d’aglio di cedrina…

    Maddalena con sordo brontolio
    disponeva gli arredi ben detersi,
    rigovernava lentamente ed io,
    già smarrito nei sogni più diversi,
    accordavo le sillabe dei versi
    sul ritmo eguale dell’acciottolio.

    Sotto l’immensa cappa del camino
    (in me rivive l’anima d’un cuoco
    forse…) godevo il sibilo del fuoco;
    la canzone d’un grillo canterino
    mi diceva parole, a poco a poco,
    e vedevo Pinocchio e il mio destino…

    Vedevo questa vita che m’avanza:
    chiudevo gli occhi nei presagi grevi;
    aprivo gli occhi: tu mi sorridevi,
    ed ecco rifioriva la speranza!
    Giungevano le risa, i motti brevi
    dei giocatori, da quell’altra stanza.

 

…..

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