4 GENNAIO 2013 ORE 11:23 BIANCA FASANO: LA VIOLENZA SULLE DONNE. CHIARA: LEGGETELO CON ATTENZIONE, E’ FATTO BENISSIMO E CON SERIETA’ DI DOCUMENTAZIONE, BRAVISSIMA BIANCA!…CHIARA SCOPRE “MOLTO DOPO” CHE BIANCA E’ FAMOSSIMA…AHIME’ L’IGNORANZA…CHE AIUTA A SCOPRIRE IL NUOVO!

 

 

l’immagine non è quella originale messa da Bianca Fasano perché già pubblicata (vedi articolo seguente)

 

 

BIANCA FASANO (NOTIZIE SU DI LEI IN FONDO ALL’ARTICOLO)

 

 

ARTICOLO DI BIANCA FASANO:

 

 

LEGGO: “Nella sola Nuova Delhi si sfiorano i due stupri al giorno, contando solamente quelli denunciati; oltre il 90 per cento degli stupri avviene entro le mura domestiche e coinvolge famigliari stretti delle vittime.” Eppure, tra i paesi più colpiti dal fenomeno del nord d’Europa, America ed Asia, abbiamo la Svezia, che già nel 1979 presentava un tasso di 11,1 per centomila abitanti, mentre l’Italia, nel 1977 “se la cavava” con una percentuale di 1,8 per centomila abitanti. Ancora oggi la stessa Svezia è quarta, dopo l’Australia con 792, il Canada con 733 e gli Stati Uniti con 301. Il tasso d’incidenza in Svezia è pari a sei volte l’Italia. Tra le ragioni che potrebbero spiegare la presenza di devianze sessuali in territori ricchi dal punto di vista economico e culturale (anche se, per gli Stati Uniti, estremamente variegato dal punto di vista della tipologia degli abitanti), pare sia importante il tipo di religione professata. In pratica, laddove esiste una religione più liberale, ossia di tipo protestante, troverebbero maggiori possibilità d’espressione le devianze sessuali, mentre l’Italia, invece, massimamente Cattolica, risentirebbe in positivo di religioni con tradizioni di tipo moralistico a tutto vantaggio di un sistema di vita sessuale più civile. La violenza è un pericolo per la salute ed è sommersa: non dimentichiamo che la violenza contro donne e ragazze è vettore e conseguenza tra i più importanti nella diffusione dell’HIV/AIDS , fatto poco contemplato, in genere e che non è facile riportare dati ufficiali del fenomeno in quanto si tratta di una realtà che resta in gran parte nascosta, in conseguenza di culture e società che non la riconoscono come una violazione e un abuso.

Gli studiosi affermano, infatti: “Nella mentalità maschile, la violenza carnale è associata più all’idea di piacere sessuale che a quella d’aggressione. Lo stupro non viene percepito come un crimine ma nella maggior parte dei casi come un atto benigno, la cui gravità, per altro, è invariabilmente contestata dal colpevole”.

Quando si parla di violenza sulle donne, la prima immagine che compare alla coscienza è quella della violenza sessuale, che per anni è stato definito come “congiunzione carnale violenta”. Si definisce“violenza sessuale” quando una persona è costretta a compiere o subire atti sessuali mediante violenza, minacce o abuso d’autorità, oppure approfittando del suo stato d’inferiorità fisica o psichica, o ancora quando il colpevole inganna la vittima della violenza sostituendosi ad un’altra persona. Ma, sotto il profilo morale e legale il concetto di “Violenza sessuale” assume tutta una serie di sfumature che vanno dal fare battute e prese in giro a sfondo sessuale, fare telefonate oscene, costringere ad atti o rapporti sessuali non voluti, obbligare a prendere parte alla costruzione o a vedere materiale pornografico, stuprare, rendersi responsabili d’incesto; costringere a comportamenti sessuali umilianti o dolorosi, imporre gravidanze, costringere a prostituirsi.

Prima del 1996 (!) tutte le donne che hanno subito violenza non sono state in grado di difendersi legalmente com’è possibile invece oggi, laddove la nuova normativa ha introdotto un’importantissima modifica: la violenza sessuale non è più classificata difatti tra i reati contro la moralità pubblica, ma contro quelli che colpiscono la libertà personale.

Sembra logico, ma sono stati necessari anni ed anni di lotte, anche da parte delle associazioni costituite per la difesa dei diritti delle donne, per cui in molti casi è ammessa anche la possibilità di costituirsi parte civile nei processi per stupro. Occorre sottolineare che la denuncia dell’avvenuta violenza rappresenta già di per sé, da parte della donna, un atto di coraggio, perché in molti casi la vittima in prima persona, o la famiglia per lei, preferisce far passare l’episodio sotto silenzio, allo scopo di evitare i molti problemi che nasceranno dal fatto di condurre in pasto al pubblico un’esperienza che la donna percepisce come dequalificante ed altamente offensiva per la propria personalità.

Non stupiamoci, in una ricerca condotta da G.B. Traverso e F. Carrer appare un dato eclatante: le tavole mostrano la distribuzione percentuale dei soggetti prosciolti sul totale dei giudicati in Italia per reati sessuali tra il 1968 ed il 1973, che passano da un minimo di 63,0% di prosciolti per il 1971 ad un massimo dell’80,4% per il 1973. La formula principale di tale proscioglimento è: “Perché il fatto non sussiste”- e “Per non aver commesso il fatto”. Affermano gli autori dello studio: – “Tali risultati sono in accordo con molte altre ricerche le quali mettono in evidenza che, sebbene le violenze carnali siano spesso premeditate e comportino un elevato grado di violenza nei confronti delle vittime, pochissime persone risultano, in effetti, formalmente imputate e giudicate per tale reato ed un numero di gran lunga inferiore viene condannato e sconta in carcere una pena adeguata”, inoltre la letteratura scientifica italiana si distingue per la spiccata carenza di studi criminologi statistici sulla violenza carnale”.

Si potrebbe anche supporre, però, tenuto conto del particolare momento psicologico vissuto oggi dall’uomo, nei confronti di una società di donne evolute, che sembrano a volte voler prendere il sopravvento morale, se non quello materiale, sulla parte maschile della società, che il maschio possa, inconsciamente, provare soddisfazione nell’imporre alla donna, con un atto sessuale il cui godimento non è condiviso, la sua inalterata capacità di dominio fisico, che, ovviamente, si traduce con la violenza stessa, in una forma di sottomissione psicologica.

La violenza assume per la donna tutte le caratteristiche di un attentato alla personalità individuale e lascia l’impronta grave di uno stato di sottomissione imposto, che rende difficile per la vittima il recupero della propria fisionomia mentale d’essere civile sessualmente libero delle sue scelte. La donna violentata percepisce nella violenta imposizione del maschio un’aperta violazione ai suoi diritti di autonomia psicologica e morale, che, nel corso dei decenni, la parte femminile della società sta tentando di raggiungere con ogni mezzo, spesso anche con l’ausilio della parte maschile evoluta e sana di detta società. A causa della percezione soggettiva dell’atto sessuale (che per il maschio è fonte di piacere e come tale viene inteso evidentemente anche per la donna che vi partecipa), si può desumere che lo stupratore, il quale abbia “soltanto” imposto con la forza e senza percosse, la consumazione di un atto sessuale ad una donna reticente o non pienamente coinvolta, non percepisca su di sé alcuna colpa, ma, al contrario, la rigetti sull’elemento femminile che, prima turba le coscienze ed i sensi e poi si trincera su inammissibili posizioni di rifiuto.

L’età media degli aggressori si pone tra i 13 ed i 26 anni, mentre quella delle vittime tra i 14 ed i 22 anni. Il decremento annotato oggi nel numero delle violenze sessuali può essere spiegato con la maggiore libertà sessuale, la crescita culturale, l’importanza che la stampa ha dato all’argomento e l’interesse suscitato per la problematica dalle organizzazioni femministe. La violenza sulle donne è però spesso racchiusa tra le mura di casa e sopportata come un dovere, se proviene dal coniuge, dal genitore, da un fratello e spinge inoltre all’isolamento, all’assenza di comunicazione e di relazioni con l’esterno, alla perdita di relazioni amicali.

Occorre infine drasticamente ricordare che la violenza risulta essere la prima causa di morte e d’invalidità per le donne tra i 15 e i 44 anni. Si muore dunque più di violenza, nel mondo femminile, che di cancro, d’incidenti stradali e persino, se coinvolti, di guerra.

(A cura di Bianca Fasano)

 

Bianca Fasano, napoletana, iscritta all’albo giornalistico di Napoli, corrispondente del “Roma”, del “Mattino” e del “Giornale di Napoli”, ha pubblicato articoli culturali di cronaca in oltre 25 anni di attività. Sociologa, scrittrice e giornalista, esplica attività pittorica, sia su ceramica che ad olio e su pareti. Scrive poesie, racconti e romanzi, Ha pubblicato: “Fantasie” editore Palladio, (racconti – 1976); “Vita e morte d’amore” (poesie-1978); “Terra al sole”(romanzo auto¬biografico)-Editore Galzerano-1984); “Stio tra storia e leggenda e cenni sulla Baronia di Magliano (testo storico-1986); “Nostra recita quotidiana, (Romanzo-Editore Galzerano-1987); “Quel magico mondo lontano” (romanzo-editore Loffredo-1989); “Polvere di storia,(testo storico-sociologico e delle codificazioni-Editore Loffredo-1991) e “Voci dal passato” (testo di parapsico¬logia- Riemma Editore-1994). E’ stato pubblicato nel mese di maggio del 2008, per i caratteri della Riemma Editore di Castiglione della Pescaia, (GR) il suo ultimo lavoro letterario, dal titolo “Il tempo degli eroi”è un romanzo a fondo storico, ambientato nel 1963, rilevante anche come ricerca sociale dell’epoca trattata. Il personaggio principale è un giornalista, che vive in contatto con le tragedie e le commedie dell’epoca. Eventi quali la “tragedia del Vajont”e l’assassinio di Kennedy sono tracciati con veridicità e completezza, anche se rilanciati in un’ottica romanzata. Tale metodica storico-narativa della Fasano, è apparsa anche in lavori precedenti, quali ad esempio “Nostra recita quotidiana”, in cui la scrittrice ha inserito esperienze giornalistiche personali, al tempo fresche di stampa, sul terremoto dell’80. Attualmente ha iniziato a lavorare ad un testo dedicato alla scuola, essendo ella insegnante di Disegno e storia dell’arte nei licei. Il lavoro, dal titolo provvisorio “Lettera ad un Preside”, al momento parte come riflessioni personali di una insegnante, dirette all’attenzione di “un” preside.
La Fasano ha dedicato ampio spazio al “giornalismo di frontiera”interessandosi alle problematiche sociali. Ha diretto emittenti radiotelevisive quali “Teleagropoli” e “Rete 7”, giornali quali il “Mezzogiorno culturale” e “L’Eco del Cilento e del Vallo di Diano”; suoi articoli sono comparsi su “Tribuna Stampa”, organo di informazione nazionale dei giornalisti, il “Paese”, “Più Bella” e molti altri giornali settimanali, mensili e periodici d’Italia. “Più Bella” della Rizzoli, le ha dedicato una intervista. E’ docente di disegno e storia dell’arte, maestra di ceramica, pennello d’oro della pittura contemporanea ed ha al suo attivo oltre trenta personali di pittura. Ha fondato nel 1995 L’Associazione “Accademia dei Parmenidei” con sede legale in Casalvelino Scalo (Cilento) e segreteria in Napoli, intendendo onorare la città greco-Romana di Elea-Velia ed onorare la memoria del pensiero di Parmenide. L’Accademia dei Parmenidei è presente su Internet con il Sito: http://digilander.libero.it/fasanobi/ . Bianca Fasano ha ricevuto in cinque occasioni il Premio per la Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. 

 

 

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11 risposte a 4 GENNAIO 2013 ORE 11:23 BIANCA FASANO: LA VIOLENZA SULLE DONNE. CHIARA: LEGGETELO CON ATTENZIONE, E’ FATTO BENISSIMO E CON SERIETA’ DI DOCUMENTAZIONE, BRAVISSIMA BIANCA!…CHIARA SCOPRE “MOLTO DOPO” CHE BIANCA E’ FAMOSSIMA…AHIME’ L’IGNORANZA…CHE AIUTA A SCOPRIRE IL NUOVO!

  1. bianca Fasano scrive:

    Gentilissima Chiara, no: non sono famosissima. Mi piace scrivere, dipingere, vivere e le mie tre opere più belle sono i miei figli: Isabella, Pasquale e Valentina (che io chiamo Valida, perchè lo merita…). Da tempo ho deciso di restare libera. Per farlo, per dire ciò che penso vero (suscettibile anche di revisione, se è il caso), non ho potuto “pensare al successo”. Avrei dovuto “vendermi” in qualche modo ed io magari mi sono “regalata” ad una causa, nella mia vita, ma non mi sono MAI venduta.
    Belli i blog come il tuo. Il pensiero corre veloce sul Web, diviene complesso, organizzato, un fiume che scorre in mille rivoli e raggiunge più teste pensanti possibili. Vengo dalla macchina da scrivere, per non dire dall’amanuense, ma occorre camminare con la vita, altrimenti si diviene aridi…
    Grazie per la tua gentilezza. Un abbraccio e buon 2013!
    Bieffe

    • Chiara Salvini scrive:

      Cara Bellissima Bieffe, non ti ho ancora risposto perché dovevo riprendermi dallo stupore di tanta “magnanimità”…e insieme curarmi da bronchite o polmonite, non si sa ancora! Su You tube ho trovato te …o una tua omonima pittrice? Tu stessa dici che ti piace dipingere…appena starò meglio, andro’ a verificare; immenso piacere di averti conosciuta, una persona bella in più nel mio già folto archivio da stampare nel cuore per sentirsi bene (senza perderlo, curarlo come un giardinetto- nido) e, come dici tu, “camminare con la vita”: nella mia esperienza, lunga (sono vecchietta), non solo mia, aridi si diventa quando ci si rifiuta di “soffrire” con gli altri e con la vita, e, invece, ci si limita a gioirne. Non credo potrai mai rispondermi, ma cosa ne pensi, tu o altri, voi cosa ne pensate? ciao ma belle, chiara

  2. nemo scrive:

    Non so se i ‘tassi’ degli stupri italiani e svedesi ( che ritengo più vicini alla realtà ) siano ‘omologabili’: vengono ricavati dalle denunce, che dipendono dalla fiducia nella ‘giustizia’ ( e nei carabinieri, per l’ Italia) e quindi dalla ‘ coscienza giuridica’ delle vittime ( oltre che dal loro coraggio non solo morale ma soprattutto fisico ). Comunque ho molto apprezzato lo studio della gentile signora Bianca Fasano cui vanno i complimenti per la sua bella ‘vita piena’ di mamma, di studiosa e di scrittrice ‘quasi amanuense’ .

    • Chiara Salvini scrive:

      CARISSIMO NEMO, “un po’ abbandonato un po’ sollevato”, forse per vecchia abitudine che, a me, femmina, suona “un po’ di maniera”: un modo di rassicurarsi che si è in grado di essere il solo al comando della nave sia in tempesta che in bonaccia…ma, come sai, Chiara vaneggia e vede ombre che scambia per persone. Come non parlasse. Ti volevo appena ricordare che hai sempre – fissa lì senza scollarsi – la tua “vecchia befana” che ti pensa, “ti apprende” e ti vuole bene “comunque sia” …diciamo da 50 anni? O quasi. Ho avuto solo amori “eterni” perché vissuti nelle profondità dell’inconscio che non conosce tempo, ma devo confessare che non tutti hanno resistono “al ri-incontro”. Tu, “per ora”, hai resistito e hai arricchito la vecchia immagine con tante tantissime esperienze che hai vissuto…A vieremu.
      Un po’, solo un po’, i maschietti li conosco, giovani e vecchi, sia per esperienza diretta sia per professione: per essere più precisa dovrei documentarmi, ma, per quello che so, a partire dagli anni Settanta-Ottanta, quando uno stipendio non è più bastato “anche” in relazione ai bisogni proclamati dalle grandi multinazionali già globalizzate, c’è stata una liberazione di massa delle donne che finalmente hanno avuto accesso al lavoro “con l’approvazione” di mariti e familiari. Erano allora addirittura “spinte” ad emanciparsi, non solo dai familiari, ma anche dall’industria che ne aveva bisogno! Per farla breve, in questo modo la donna ha continuato a lavorare “fuori e dentro” di casa, ad allevare i figli, a curare i parenti anziani, mentre – parlo della generalità – il marito, dopo il “duro lavoro”, si rilassava contento alla TV, diventata nel frattempo il centro della casa, al punto da mettersela a tavola come rispettabile membro della famiglia che condivide il desco. Parlare non si poteva più. Ognuno dei membri portava avanti la propria vita in quanto individuo- ripeto, parlo della generalità e per schemi, sempre fallaci. Piano piano, la donna ha acquisito in casa più potere dell’uomo. E’ nato così quello che gli studiosi hanno chiamato “marito-padre affettivo”, sostanzialmente riempiva lui, nei confronti dei figli, il ruolo della vecchia figura di madre sempre accettante, dolce affettuosa…Da un po’ di anni, sempre parlando a memoria, c’è stato un violento cambiamento d’aria, che io sappia, iniziato negli Stati Uniti: “basta con questi padri affettivi e permissivi, basta con tutti questi diritti dei bambini, basta con queste figure di uomo svalutate, riprendiamoci il potere”. Quel poco che posso verificare da due o tre coppie giovani che ho a mano ( ci sono libri di pedagogia di estrema durezza, presi a modello di queste giovani coppie che conosco io): il bimbo, anche appena nato, deve essere lasciato piangere, anche disperatamente, finché smette, così capisce da solo e diventa autonomo subito… smettendo di rompere le scatole ai genitori. I diritti di ciascun individuo a vivere la propria vita in pace, sono passati avanti a tutto in una cultura in cui “l’individualismo” la fa da padrone. Gli strumenti mentali che il bambino ha a disposizione al momento, con tanto di libri (Piaget per esempio, accettato da tutte le miriadi di psicologie) che documentano i vari stadi della sua evoluzione mentale, non interessano, anche mai si conoscessero: “Solo i genitori conoscono cosa è bene per il loro figlio” parole testuali. A mio parere, è diventato realtà una frase del professor Zapparoli: “Il bambino è mio e l’ammazzo come pare a me”. “I nonni si credono di sapere tutto loro solo perché hanno già avuto esperienza di tirare su un figlio, ma sono i genitori…” (testuale). Ma veniamo ai padri o agli uomini: vedo donne super-evolute, soprattutto “stoffe di grande comando”, che fanno decidere al marito (o compagno, s’intende) cosa si deve fare nella vita e, ancor più, col bimbo e a questo si attengono pur essendo a loro palese che questi poveri maschietti senza esperienza parlano e legiferano, ma non “sanno quello che dicono”: non è la competenza che decide, ma l’autorità dell’uomo che tale deve rimanere. Ai miei tempi, la saprai, girava una barzelletta: due donne si incontrano, una dice con orgoglio che, a casa sua, comanda lei; l’altra la contraddice: “oh da me è il contrario! Cosa si mangia e come si gestisce la casa, decido io, come si educa il figlio decido io, quando si va al cinema, decido io, dove si fanno le vacanze decido io….adesso, se la Russia deve far guerra alla Cina, lo decide solo mio marito!”. Come vedi una barzelletta datata. Quando ero ragazzina, poi ventenne, avevo orrore delle coppie che osservavo: la donna subiva il potere del marito, se non aveva soldi propri faceva la cresta sulla spesa, tutti gli incredibili riguardi per l’autorità del maschio, nessuna lealtà, ingannarlo, raggiralo ai suoi voleri muliebri era un’arte imparata con il latte, osservando la propria coppia genitoriale, niente godimento a letto, ma tutti i gridolini del caso, le carezze di gratitudine, le parole che era un vero uomo, che l’aveva fatta godere più del solito ecc. “Non gli ho mai negato niente”, erano le parole di una persona a me molto cara. Quello che osservo oggi, in gente della mia età, anche in coppie di compagni, militanti in prima fila all’epoca del PCI, è più o meno la stessa cosa: il testosterone deve essere salvaguardato a qualunque costo, occasionalmente si hanno delle avventure, ma silenzio reciproco! L’uomo non deve rendere conto dei soldi che spende, è umiliante, anche in famiglie che non godono di particolare benessere e in cui è solo la donna a fare risparmi. Essendo compagni (nel vecchio, ormai! senso della parola), “passami questo, passami quello”, è diventato “amore, no no, non alzarti, ma mi passi questo…no no, non ti disturbare a portarmi la birra, be’ grazie, sei un tesoro incredibile!”. Ispirata da orrore, mai avrei potuto essere quel tipo di donna: con quella drammaticità che finalmente mi riconosco, pensavo che la mia dignità di persona sarebbe venuta prima di tutto. Posso umiliarmi “per pena infinita dell’umano”, ma è una scelta, con lo scopo di passare un balsamo sulle terribili piaghe di “scartati dalla vita”, donne uomini che siano. Un bisogno di “fare un dono”, in silenzio, l’altro non si accorge, che ancora mi è rimasto, finché rimarrà. Il bisogno di sincerità-rispetto-lealtà, come si addice ad una persona, uomo o donna… ma vorrei dire meglio, io avevo un bisogno di “compagnerismo”, di condivisione della vita, pur nella libertà sacra di ciascuno, come fossimo due avventurieri spersi in un universo, e in una società, entrambi “impossibili”; come se davvero fossimo due persone prima che maschio e femmina: tutto questo, a cui ho creduto come fosse “reale”, ha reso il mio matrimonio un inferno. Per me, ma forse ancor di più “per lui”. Il mio bilancio oggi è che “quelle donne che mi facevano tanto orrore” hanno vinto loro. Le vedo-nonostante i “mugugni” d’obbligo- vivere bene con le loro mogli o mariti, siano giovani o vecchie coppie. Mia madre diceva sempre: “Chi non sa mentire, non sa regnare” e diceva il vero. Ormai la mia vita si svolge così da anni, in solitudine, e felice di starci bene, il blog mi soccorre moltissimo e “tutte le volte che voglio!”. Non lo stufo “con le mie carenze affettive” che mi portano a “dare troppo e a volere troppo”. Lui non si stufa della mia persona, senz’altro “molto pesante”, come dice mia figlia. Mi isolo, anche fisicamente, per pesare, sugli sfortunati miei parenti, “il meno possibile”, senza essere dio, però, che è perfetto, come io del resto non vorrei essere. Mario, come tutti i brasiliani, non sa offendere (ma lo sa molto bene, quando gli serve!), preferisce fartelo capire nei fatti. Con molta durezza. I fatti, come tu sai perché vedo che li usi più delle parole, più dei “famosi chiarimenti” d’antan! che, del resto, in genere non servono a niente, hanno una crudeltà che le parole non potrebbero avere. Ai fatti, “obbedisci”, a meno di essere stolido. Sono il migliore sistema per “modellare” qualcuno o una situazione, come l’arte della politica sa da sempre, e come è stato dimostrato scientificamente nella prima metà del Novecento, in particolare (perché è l’unico che conosco) da un certo Skinner. Vedi, parlandoti sinceramente, non vederti più per così tanto tempo, ha fatto in modo che non ti desiderassi più. Non ne soffro. Non mi manca. Il “modellamento” (non dico che tu l’abbia diretto!! parlo di me e basta, né potrei fare diversamente) è stato fatto perfetto: “assenza di stimoli”, direbbe Skinner, il metodo più indolore. E pacifico. Quel desiderio, in una persona che la “pace dei sensi” l’ha raggiunta da secoli, cosa poteva mai darmi? E be’, mi dava uno “sbrisegolin” che sapeva di terra umida di primavera, di rondini, di cielo di marzo che “un po’ è bello un po’ stracqua”, una reverie, o sogno ad occhi aperti, che mi dava piacere di fanciulla al suo primo amore. L’irrealizzabilità era congenita in questo “gioco” che tale doveva restare: mai affrontare la brutalità dei fatti: il gioco, la reverie, sparisce sempre. E’ sparita lo stesso. Sei diventato una presenza nella mia vita “che c’è”, come ti ho già detto tante volte, “su cui conto”, “e ci conto abbastanza”… quanto me lo permette, come dire? la profonda disillusione sugli umani. Tu lo chiameresti “cinismo”? Io non so cos’è “cinismo”. Conto su mia cugina Linda. Nonostante gli estremi indaffaramenti di ciascuno di voi. Ma cerco di imparare a stare bene con me stessa, a contare su me stessa, con gioia/ quando sarà, su me stessa e sulla bellezza, sull’amore-compassione per tutti, anche per quella rosellina sul terrazzo che si sta ammalando, bisognosa di cure. “Pietas” in latino è un sentimento sacro che si deve ai piccoli dei della casa (gli antenati), ai familiari…Quando parlo di “pietà” per gli esseri umani, lo uso in questo specifico senso, sentimento mio che parte dalla coscienza della mia estrema fragilità, dal sapere, “io, poi!”, di “non poter giudicare nessuno”, neanche me stessa…Questa è una certa novità. Anche per me stessa sto-con difficoltà e lentezza – acquisendo una lunga pietà che mi riconcilia con i miei molteplci errori e con tanto male (anche bene, lo so) che questa mia natura, così irriducibile, ha fatto agli altri, specie alle persone che mi sono più care. Perché con loro convivevo. Presa a spizzichi, sono una persona “magnifica”!!…persino ai miei occhi!!, ma in ciabatte il dosaggio…trema, e…
      I cristiani credono nella possibilità di riparazione, non solo i cristiani, anche gli psicoanalisti: io cristiana e psicoanalista non lo credo più: mi pare che ogni intervento solo puo’ essere fatto con le stesse “carenze”, per cui lascio la partita….Ho deciso di “lasciar scorrere il fiume” e lasciare il teatro in mano ai veri protagonisti che, poi, sono quelli che, ad essere protagonisti, ci tengono, e, non solo ci tengono, ma ne fanno una questione di vita o di morte. Condizione di sopravvivenza. Mi riferisco a quei protagonisti “assoluti”, che sono moltissimi – tutti democratici – e lo sono – tutti- “nonostante le loro pie- sincere-autentiche intenzioni: quelli per cui un “tu”, con i tuoi stessi diritti di parola e di pensiero, va ucciso sul nascere…oppure, se non ti va l’omicidio, sistematicamente denigrato al punto da fargli passare la voglia di esistere. E ancor più di avere un’opinione. Con un malato mentale, anche ex, è facile come l’acqua. Ma anche con tanti altri esseri umani, non solo donne. Con chiunque appartenga, per i più diversi motivi, alla categoria dei deboli, “quelli che dall’alto della cascatella intorbidano sempre l’acqua al lupo a valle” .
      Lo so, caro, che non è colpa tua se appena mi metto a parlarti, così come succede con mia cugina, mi viene subito il bisogno di “confessare” le mie parti più segrete o meglio, di “mostrare me stessa” in quello che “riconosco” come mio. Sarà una cosa così “urgente”, come diceva Jannacci, perché mi succede così di rado di avere uno che
      ” regge”. Lo so, tu non ne hai colpa. Ma grazie.

      PS Si capisce che alle prolusioni come questa, non c’è “replica” che tenga!

    • Chiara Salvini scrive:

      E’ molto importante caro Nemo questa tua puntualizzazione perché purtroppo è così. Ci vorrà tempo cultura e coraggio anche fisico, come dici giustamente, sia della vittima che dei familiari. Ma soprattutto della popolazione, dell’opinione pubblica che qualcuno dovrà pure educare. E, poi, è umano che quando si subisce un trauma del genere, tutti, lei e la famiglia, vogliano solo dimenticare, cancellare, tornare ad una nuova vita dopo tutto quello “non è mai successo”. E’ una difesa fortissima che ha l’essere umano per sopravvivere. E a mio parere va rispetta, anche se – da un punto di vista del benessere generale- più denunce più difesa per le altre donne, ciao grazie.
      Bianca Fasano nel suo articolo scrive così: “...la nuova normativa ha introdotto un’importantissima modifica: la violenza sessuale non è più classificata difatti tra i reati contro la moralità pubblica, ma contro quelli che colpiscono la libertà personale”. Non sono in grado di capirne i vantaggi rispetto a prima, forse ci sono altre persone come me che vorrebbero sapere. So che hai una cara amica giurista, nel caso non sapessi già tu. GRAZIE PER TUTTI, chiara

  3. bianca Fasano scrive:

    Sì, la Bianca che trovi sul Web sono io… ma non mi ritengo famosissima…
    “…la nuova normativa ha introdotto un’importantissima modifica: la violenza sessuale non è più classificata difatti tra i reati contro la moralità pubblica, ma contro quelli che colpiscono la libertà personale”
    Ti rispondo: quando era trattato come “delitto contro la morale”, aveva più probabilità di finire in carcere a lungo chi schiaffeggiava qualcuno che chi violentava una donna. in realtà la “parte offesa”, ridicolo a dirsi, non era la donna, ma la società, ossia “la morale” della società. Come, per dire, se un uomo si fosse abbassato i pantaloni per urinare in pubblico o una coppia avesse fatto l’amore, consensualmente, su di una spiagga dove passavno persone.
    Adesso è “delitto contro la persona”. Ho trattato l’argomento sia in una parte di un mio libro /Polvere di storia), che nella tesi per la seconda laurea, in sociologia, dove ho scritto di “Situazione femminile, politiche di pari opportunità e pratiche di segregazione”.
    Mi sono molto interessata alle donne, l’altra metà del cielo e, come ho letto oggi, “anello fragile della catena”, per cui, non ricordo bene chi, suggerisce che “non dobbiamo uscire da sole”. Assurdo!
    A parte il fatto che il fidanzato e/o il compagno e/o il marito, che ci si trovasse in mezzo, rischierebbe anche un pestaggio o una coltellata nell’addome.
    Vabbè, Chiara. Ti auguro ogni bene!!!!
    Bianca

  4. enzo33 scrive:

    Ho letto tutto d’un fiato: “il tempo degli eroi” Due considerazioni: Dopo aver scritto il poema eroicomico “Don Chisciotte”, Cervantes si rivolse a un amico che gli scrivesse il prologo. Quando Dante cercava di metterci del suo, la divina commedia s’interrompeva. Un giorno un famoso pittore di cui non ricordo il nome, ad un calzolaio che giudicava una sua tela gli disse: Scarparo, fermati alle scarpe.
    Anche io mi fermo alle tue scarpe, ma perlomeno fammele vedere, nella foto non si vedono. Con tanta stima. Enzo.

  5. enzo33 scrive:

    In merito alla violenza sulle donne, è una cosa triste, ma non vedo rimedio (quanto mi piacerebbe che vi fosse) per sdrammatizzare ti racconto la mia “barzelletta” due fresche spose si incontrano a prima mattina su un balcone comunicante del Grand hotel, una delle due, estraendo dalla tasca della vestaglia un pacchetto di sigarette, dice all’altra: fuma? non ancora, ma come mi brucia.
    Ciao Bianca, hai letto: Il giorno che dovremo “perdere”, è una reliquia, leggilo con tutta l’anima, quando ci conosceremo di persona davanti a due caffè fumanti? Se ci sei, batti un colpo. Ti abbraccio. Enzo.

    • enzo33 scrive:

      N.B. lasciala stare la matita rossa, altrimenti me lo imbratti tutto…e non ti concentri sull’ “opera”.

    • Chiara Salvini scrive:

      caro Enzo, mi piace molto che mi chiami Bianca, ma io, almeno sul blog, mi chiamo Chiara. E’ il nome di una nonna adorata, non lo vorrei perdere. La barzelletta è carina, me l’ha raccontato mio zio Eliano (famoso raccontatore di barzellette) quando ero ragazza, ma me l’hanno raccontata un po’ diversa: due amici che fanno insieme il viaggio di notte di cui, al solito, uno più timido. Dopo la prima nozze al mattina si incontrano, il timido chiede all’altro: Come sta tua moglie? risposta: e’ di là che fuma. Il timido: la mia, proprio fumare non fuma, ma è tutta rossa. A me sembra più carina così. L’unico rimedio che io vedo alla violenza sulle donne, voglio parlare di un rimedio “a lunga scadenza” è “la reciproca rieducazione”. C’è un blog, che conoscerai, che si chiama “maschile plurale”, lo frequento pochissimo, ma tenta proprio “un’autocoscienza maschile”, così mi pare fosse chiamata negli anni ’70 quella femminile. Sono un po’ tonta, un po’ è natura un po’ è vecchiaia, ma “il giorno che dovremo perdere” è un libro che dovrei leggere? Voglio dire, il tuo è un titolo? In attesa di un bar carino, se sei sveglio, non vuoi prenderti un caffè fumante con me adesso, caro Enzo? ciao, la tua Bianca.

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