3 gennaio 2013 ore 08:05 RICEVO CON FELICITA’ DA “CASA AFRICA” E PUBBLICO IMMEDIATAMENTE QUESTA SPLENDIDA RICERCA: http://casa-africa.blogspot.it/2012/12/la-primavera-araba-e-donna.html

LOGO DELLA ONLUS
UN AUGURIO ALLE DONNE DI TUTTO IL MONDO (immagine aggiunta da chiara incapace di copiare la rosa originale)

dicembre 31, 2012

LA PRIMAVERA ARABA E’ DONNA

Il 17 dicembre 2010 il tunisino Mohammed Bouazizi, venditore ambulante di Sidi Bouzid, si dava fuoco per chiedere dignità e protestare contro la polizia corrotta del dittatore tunisino Ben Ali che gli aveva sequestrato la merce. Quel gesto portò in strada migliaia e migliaia di persone in tutta la Tunisia dando inizio alla cosiddetta Primavera araba, l’insieme di proteste e rivolte che hanno sconvolto il mondo arabo e che in pochi mesi hanno fatto cadere dittature decennali in Egitto, Libia, Yemen e Tunisia. Rivolte dai percorsi accidentati e dagli esiti ancora incerti, strette come sono tra genuine manifestazioni di popolo che chiedono libertà e giustizia e le strategie di potenze straniere. Rivolte sanguinose che ancora proseguono contro i regimi del Bahrain e della Siria.

“Con o senza primavere, è però sul corpo delle donne che si combatte la vera battaglia di libertà. E sebbene ad innescare le rivolte sia stato un uomo – il venditore ambulante Mohamed Bouazizi – la vera rivoluzione sarà sicuramente al femminile”.


Quasi tutte le Rivolte arabe hanno infatti un volto femminile, le grida delle donne si sono alzate nelle piazze del Bahrain, dello Yemen, dell’Egitto, della Libia e della Tunisia. Le donne sono scese a migliaia nelle strade con ruoli diversi e su tutti i fronti: come dottori e infermiere hanno soccorso i feriti, hanno guidato cortei, cantato gli inni e i canti di liberazione, fronteggiato le forze militari, sfidato il coprifuoco imposto dalle autorità, affrontato i gas lacrimogeni, infine sono state arrestate, talvolta violentate e perfino uccise.
Oltre ad essere in prima linea nelle piazze le donne sono diventate anche protagoniste della comunicazione. Tramite l’uso dei nuovi media hanno fornito un apporto fondamentale alla informazione e alla controinformazione. Le bloggers hanno rappresentato uno strumento per costruire movimenti, reti di movimenti e chiamare alla mobilitazione in difesa dello Stato di diritto e dei diritti delle donne come paradigma di cambiamento e di risveglio democratico. Le donne arabe hanno così preso le redini dell’informazione on-line, della gestione dei blog e di Facebook, che hanno reso possibile la diffusione a livello mondiale delle notizie sulla Primavera araba, in chiave pienamente femminile.
Estremamente significativa è l’iniziativa che quattro attiviste arabe, Diala Haidar e Yalda Younes (libanesi), Farah Barqawi (palestinese) e Sally Zohney (egiziana), hanno lanciato il primo ottobre 2011 aprendo su Facebook la pagina The uprising of women in the Arab world, con cui si prefiggono di far conoscere “la rivolta delle donne arabe” e i problemi che queste devono affrontare nei loro Paesi ancora soggiogati dal potere degli uomini. Seguendo lo slogan “Together for fearless, free & independent women in the arab world”, le blogger invitano le persone a inviare una propria foto realizzata tenendo in mano un cartello con il messaggio “Io sono con la rivolta delle donne del mondo arabo perché…” per comunicare e diffondere il proprio sostegno alla loro lotta.
Sono davvero tante avanguardie dell’attivismo femminile diventate motore di cambiamento per l’intera società araba, tra queste vanno ricordate:

 

Asmaa Mahfouz – Egitto
E’ la giovane donna che ha favorito l’inizio della rivoluzione in Egitto. In prima linea all’interno del movimento giovanile egiziano, di fronte alla fortissima repressione del regime nei confronti della stampa decise di utilizzare le piattaforme multimediali di Facebook, Twitter e Youtube per sostenere le manifestazioni di protesta del suo paese, facendole conoscere così anche al mondo occidentale e spiegandone le ragioni censurate dal regime. In un video diffuso alla vigilia della rivoluzione, Asmaa chiamava alla mobilitazione popolare con queste parole: This is a summary what Ms. Asma Mahfouz is saying on “I’m making this video to give you one simple message. We want to go down to Tahrir Square on January 25 . If we still have honor and we want to live in dignity on this land, we have to go down on January 25… Whoever says it’s not worth it because there will only be a handful of people, I want to tell him you are the reason behind this, and you are a traitor just like the president or any security cop who beats us in the streets. Your presence with us will make a difference, a big difference! “”Sto facendo questo video per darvi un messaggio semplice. Vogliamo scendere in piazza Tahrir il 25 gennaio. Se abbiamo ancora l’onore e vogliamo vivere in dignità su questa terra, dobbiamo andare in piazza, il 25 gennaio … A chi dice che non ne vale la pena perché ci sarà solo una manciata di persone, voglio dirgli: tu sei la causa di ciò, tu sei un traditore, proprio come il presidente o un poliziotto della sicurezza che ci batte per le strade. La tua presenza con noi può fare la differenza, una grande differenza! “ www.asmamahfouz.com 

Israa Abdel Fattah Egitto
Attivista e blogger è stata tra i fondatori del Movimento 6 aprile che riunisce giovani contestatori del regime di Mubarak. Un movimento nato su Facebook, ma che è presto passato dalla realtà virtuale alla strada attraverso continui appelli alla mobilitazione popolare. Invitata alla VII Assemblea per la democrazia (14-17 ottobre 2012) tenutasi in Perù ha così evidenziato gli obiettivi per raggiungere una vera democrazia in Egitto. “Abbiamo bisogno di una Costituzione per tutti gli egiziani che rappresenti la diversità del nostro paese, abbiamo bisogno, attraverso di essa, di avere la vera libertà e la democrazia per tutti e che la gente conosca il valore di questa costituzione”. Attualmente Israa continua la sua lotta in difesa dei diritti delle donne e afferma: “Purtroppo i diritti delle donne non sono contemplati nella costituzione attuale per cui dobbiamo continuare a lavorare a questo scopo, abbiamo bisogno di cambiare le mentalità, migliorare l’educazione e i mezzi di comunicazione”

Bothaina Kamel – Egitto
Giornalista televisiva Il suo è un volto molto noto in Egitto, è stata per anni la presentatrice di uno dei tg più seguiti ma ha subito varie censure per la sua continua opposizione al regime di Mubarak. Si è candidata alla presidenza dell’Egitto del dopo Mubarak ciò che ha suscitato molte polemiche da parte dell’opinione pubblica, ma lei motiva la sua scelta “Penso che la mia candidatura non sia assolutamente una provocazione, è tempo per le donne di mirare anche alle cariche più alte e dunque alla presidenza.” 

Lina Ben Mhenni – Tunisia

con il suo blog Tunisian girl (da cui è nato un libro edito in Italia) ha denunciato abusi, contestato prepotenze e coordinato azioni di protesta fino a conquistarsi un ruolo di pericolosa dissidente già a 27 anni. Il suo attivismo sul web l’ha portata alla nomina a Premio Nobel per la Pace.
Le donne Tunisine sono state in prima linea nella battaglia, poi vinta, contro la riforma della costituzione proposta dall’ala fondamentalista del partito islamico-conservatore al governo, Ennahda, che stabiliva il principio di “complementarietà” della donna rispetto all’uomo pretendendo in tal modo di cancellare l’impianto normativo esistente nella legislazione tunisina fondato sulla parità di genere e di cui la Tunisia vanta un primato nel mondo arabo fin dall’epoca di Habib Bourguiba.

Tawakkol Karman – Yemen

Nel 2011 ha ricevuto il premio Nobel per la Pace per “la sua battaglia non violenta per la sicurezza delle donne e per il loro diritto a partecipare alla costruzione della pace”. Durante le sommosse popolari nello Yemen Tawakkul Karman ha organizzato raduni di studenti nella capitale yemenita, ha guidato gli scontri contro il dittatore ʿAlī ʿAbd Allāh Ṣāleḥ (poi dimessosi il 27.02.2012) ed è stata più volte arrestata. E’ tra le componenti di spicco del partito di opposizione Al-Islah (Congregazione Yemenita per la Riforma, affiliata ai Fratelli musulmani, e che dal 2002 fa parte dei Joint Meeting Parties, coalizione formata da partiti di opposizione, tra cui il Partito Socialista Yemenita e altri tre minori, per chiedere riforme, meno corruzione, e un governo più democratico). Nel 2005 ha creato il gruppo Ṣaḥafiyyāt bilā quyūd (Giornaliste senza catene) per difendere in prima istanza la libertà di pensiero e d’espressione. 

Razan ZaitounehSiria 

vincitrice del prestigioso Premio Anna Politkovskaya 2011, istituito nel 2007 dall’organizzazione RAR in WAR (Reach All Women in War) e destinato a una difensora dei diritti umani impegnata dalla parte delle vittime nelle zone di conflitto. Zaitouneh, 34 anni, giornalista e avvocata impegnata in favore dei diritti umani dal 2001, è stata tra le protagoniste delle prime manifestazioni contro il governo siriano prima di essere costretta a entrare in clandestinità per evitare l’arresto e la tortura. Ha monitorato e denunciato, per conto dei Comitati di coordinamento locali, le violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di sicurezza siriane. Suo marito, Wa’el Hammada, è stato arrestato il 30 aprile 2011 ed è stato rilasciato il 1° agosto successivo dopo mesi di torture, in attesa del processo.

Razan Gazzawi – Siria

dal 2009, anima il blog razaniyyat e dalle pagine del suo blog ha più volte denunciato la repressione nel suo paese ad opera del governo siriano. Più volte arrestata oggi è costretta a nascondersi, mentre il marito e il fratello minore sono stati arrestati.
 


Nasrin Sotoudeh – Iran

avvocata, combatte da sempre contro le ingiustizie del regime del suo Paese, difendendo politici dell’opposizione e attivisti incarcerati, nonché i condannati a morte e le donne ingiustamente detenute. Dal 2010 è in carcere per scontare una condanna di 6 anni con l’accusa di propaganda contro il sistema e cospirazione volta a minare la sicurezza dello Stato. Recentemente è stata ricordata dalle cronache internazionali per lo sciopero della fame che ha iniziato dopo che le è stato imposto di poter vedere i propri figli solo dietro una vetrata. Firma l’appello di Amnesty International (chiara: per farlo dovete andare sul sito che è nel titolo)

Amina Megheirbi – Libia
Eletta in parlamento alle ultime elezioni con The National Force Alliance è una delle le donne impegnate oggi in politica che la Libia ha visto crescere in modo esponenziale dopo la caduta del regime di Gheddafi. I seggi conquistati in parlamento dalle donne sono stati il 16,5%, un risultato straordinario se si considera l’eredità del regime durato più di 40 anni durante i quali le donne hanno sperimentato un grande isolamento e un ruolo di esclusione. Amina è professora associata presso l’Università di Bengasi, ha co-fondato il Centro Libico per la Democrazia e lo Stato di Diritto ed è membro della Piattaforma delle Donne Libiche per la Pace (LWPP) e del movimento Voce delle Donne Libiche VLW

(indirizzo nel titolo)

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