Era la festa di San Gennaro, quanta folla per la via… Con Zazá, compagna mia, me ne andai a passeggiá. C’era la banda di Pignataro Nel momento culminante Dove sta Zazá?! Za-za-za-za-za-za-zá… II Era la festa di San Gennaro, C’era la banda di Pignataro, Come allora quel viavai, Dove sta Zazá? Zazá, Zazá, Za-za-za-za-za-za-zá… |
Era la festa di San Gennaro, quanta folla per la via… Con Zazá, compagna mia, me ne andai a passaggiare C’era la banda di Pignataro Nel momento culminante Dove sta Zazá?! Za-za-za-za-za-za-zá… II Era la festa di San Gennaro, C’era la banda di Pignataro, Come allora quel viavai, Dove sta Zazá? Zazá, Zazá, Za-za-za-za-za-za-zá… |
A ridare popolarità al brano in tempi più recenti fu Gabriella Ferrinel 1972, che inserì Dove sta Zazà nel proprio repertorio. Renzo Arbore scrisse relativamente alla interpretazione drammatica della Ferri, che il brano era stato trasformato da un “inno di corale allegria” ad “un urlo di solitudine”.[
Dove sta Zazà è una canzone napoletana scritta nel 1944 da Raffaele Cutolo(parole) e Giuseppe Cioffi (musica).
La canzone racconta la misteriosa scomparsa di una donna di nome Zazà (descritta con il colorito termine “se fumarono a Zazá!“), nel bel mezzo della festa di San Gennaro, dove vi si trovava insieme al compagno di nome Isaia, che è anche il narratore dell’intera vicenda. Dopo averla cercata invano, Isaia torna l’anno seguente alla festa, ormai arresosi all’idea di non trovare più l’amata Zazà, ma con l’intenzione di “rifarsi” con la sorella di Zazà (“Con tua sorella aggia sfugà…”)…
La canzone racconta la misteriosa scomparsa di una donna di nome Zazà (descritta con il colorito termine “se fumarono a Zazá!“), nel bel mezzo della festa di San Gennaro, dove vi si trovava insieme al compagno di nome Isaia, che è anche il narratore dell’intera vicenda. Dopo averla cercata invano, Isaia torna l’anno seguente alla festa, ormai arresosi all’idea di non trovare più l’amata Zazà, ma con l’intenzione di “rifarsi” con la sorella di Zazà (“Con tua sorella aggia sfugà…”)…
Dopo Aldo Tarantino nel 1944 e Nino Taranto nel 1946, molti altri in seguito ne interpretarono una propria versione. Si possono citare Gigi Beccaria[5], il duetto fra Nilla Pizzi e Tony Stella[5] e Claudio Villa.
E’ una delle più belle canzoni che abbia mai sentito. Gabriella Ferri è stata geniale nella sua interpretazione perché la racconta come una tragedia, che nasce piano piano da una normale giornata di festa. E’ una di quelle canzoni che è difficile cantare, perché ti si piazza un nodo alla gola e devi smettere per la troppa commozione. Il finale, con il protagonista che si accontenta della sorella di Zazà, sembra un po’ un finale all’italiana, ma forse è giusto così, perché Isaia e tutti i Pulcinella del mondo, cioè tutti noi, siamo fatti di dolore e di allegra rassegnazione.