SVEVA HAERTTER, Il governo tedesco supera se stesso: «Moshe Zuckermann antisemita» — IL MANIFESTO – 26 MARZO 2024

 

 

IL MANIFESTO – 26 MARZO 2024
https://ilmanifesto.it/il-governo-tedesco-supera-se-stesso-moshe-zuckermann-antisemita

 

 

Il governo tedesco supera se stesso: «Moshe Zuckermann antisemita»

 

ISRAELE/EUROPA. Il clima da caccia alle streghe in Germania continua a peggiorare. Nel mirino anche uno dei più noti studiosi israeliani esperto di Olocausto, sotto accusa per le sue critiche a Israele

 

 

 

 

Moshe Zuckermann

Moshe Zuckermann

Sveva Haertter è una donna, ebrea italiana ma non appartenente alla Comunità ebraica. È impegnata a favore della causa palestinese ma non fa parte di alcuna associazione particolare. Ci dichiara: «io agisco come singola persona e parlo a titolo squisitamente personale».
da : https://www.areaonline.ch/Io-donna-ebrea-vado-in-Palestina-b37b8e00

 

 

Il livello di paranoia in Germania è surreale: qualsiasi critica nei confronti di Israele costituisce antisemitismo, la lotta contro l’antisemitismo è stata snaturata in sostegno acritico a Israele e alle politiche del suo governo.

 

DOPO YUVAL ABRAHAM alla Berlinale, ora tocca a Moshe Zuckermann, sociologo e professore emerito di storia e filosofia dell’università di Tel Aviv, firmatario della Dichiarazione di Gerusalemme sull’antisemitismo nata in risposta alla definizione adottata nel 2016 dall’Ihra che include undici «esempi» di antisemitismo, sette dei quali incentrati sullo Stato di Israele, generando – secondo i firmatari della dichiarazione – confusione e controversie e indebolendo perciò la stessa lotta contro l’antisemitismo.

 

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Zuckermann era stato invitato dal Consiglio per la Pace di Heilbronn a un’iniziativa sulla situazione in Israele e Palestina organizzata con la locale Università Popolare (Vhs), presso la sede di quest’ultima.

La Deutsch-Israelische Gesellschaft (Dig) ha condannato l’iniziativa affermando che l’oratore sarebbe un sostenitore del movimento Bds (Boicottaggio Disinvestimento e Sanzioni) e che quindi l’evento avrebbe violato la risoluzione del Bundestag del 2019 in cui si dispone che iniziative che invitano al boicottaggio di Israele o sostengono il Bds non possono ricevere sostegno finanziario di enti pubblici.

La critica della Dig ha portato a spostare l’evento in una sede più dimessa. Poi, la Vhs (= Univ. popolare di Heilbronn ) come «misura precauzionale» ha ritirato la compartecipazione e ritenuto addirittura necessario rivolgersi al ministero degli interni con la seguente richiesta di informazioni: «Voi o il vostro ufficio avete informazioni affidabili sul fatto che Z. sia un membro del movimento Bds o sostenga attivamente gli obiettivi perseguiti dal movimento Bds? Siete a conoscenza di dichiarazioni di Z. che abbiano dimostrato di essere uscite dall’area protetta della libertà di espressione e si siano trasformate in violazioni di interessi legali?».

A rispondere è il consigliere personale del Commissario del governo federale per la vita ebraica in Germania e la Lotta all’antisemitismo: «Zuckermann è effettivamente molto controverso a causa delle sue posizioni su Israele. (…) È stato invitato a parlare a un evento organizzato dal Bds nel 2022. Inoltre, sostiene che in Israele vige l’apartheid. Si tratta di una posizione che dovrebbe essere considerata antisemita secondo la definizione di antisemitismo approvata dal governo tedesco e definita dall’Ihra. Non c’è alcun divieto di invitare persone così controverse. Allo stesso tempo, però, lo scambio democratico implica anche che un tale invito debba essere accolto da critiche altrettanto intense».

 

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IN UNA PRESA di posizione pubblica in risposta all’accaduto, Zuckermann rileva: «Ora posso vantarmi di essere stato ufficialmente dichiarato antisemita dal governo tedesco». Ma, afferma, «sono le mie posizioni su Israele, non sugli ebrei o sull’ebraismo, a rendermi controverso tra gli amici di Israele. Sono un cittadino israeliano e, come ogni cittadino responsabile, ho non solo il diritto ma anche il dovere civico di prendere posizione contro lo Stato in cui vivo. Questo include, se necessario, posizioni critiche che potrebbero non essere accettabili per la Dig o per il commissario per l’antisemitismo. Il fatto che il governo tedesco si sia impegnato a rispettare la definizione dell’Ihra è un suo diritto. In nessun caso dovrebbe però usare questa precaria definizione come strumento per la lotta all’antisemitismo. Non solo non combatte l’antisemitismo reale nella società, ma produce anche l’oltraggiosa assurdità formulata contro di me».

Zuckermann conclude auspicando che la «critica intensa» si informi finalmente su quanto sta accadendo in Israele soprattutto nell’ultimo anno e prenda posizione sulla barbarie dell’occupazione che Israele pratica da oltre mezzo secolo in violazione del diritto internazionale. «Perché se questo è tutto ciò che la tanto decantata ‘elaborazione del passato’ tedesca ha raggiunto, allora è davvero in uno stato pietoso».

 

***
Per consultare il testo originale completo dell’intervento di Moshe Zuckermann:
https://overton-magazin.de/top-story/in-nicht-nur-eigener-sache/

 

 

 

«L’Olocausto è unico. La memoria si pratica nella lotta per i diritti»

Intervista al sociologo israelo-tedesco Moshe Zuckermann: 

 

 

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CAMPOMORONE, ALTA VAL POLCEVERA, CITTA’ METROPOLITANA DI GENOVA +++ RISTORANTE IOLANDA — suggerito da Antonio Crosa, Genova

 

 

Mappa MICHELIN Campomorone - Pinatina di Campomorone ViaMichelin

CAMPOMORONE– sopra Genova

 

Campomoróne (Campomon in ligure) è un comune italiano di 6 479 abitanti ( dati maggio 2022 ) della città metropolitana di Genova in Liguria. Si trova nell’Alta Val polcevera.

 

Storia–(link )

inizia dall’età del ferro.. poi i Romani..

 

 

 

ALCUNE IMMAGINI :

dal sito del sito del Comune
https://www.comune.campomorone.ge.it/

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Campomorone

 

 

 

 

 

 

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I ruderi del “cabannun” ( CASTELLO ) prima dei restauri del 2008-200
Davide Papalini – Opera propria

 

 

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CHIESA PARROCCHIALE DI SAN BERNARDO
Davide Papalini – Opera propria

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La chiesa di San Michele Arcangelo nella frazione di Gallaneto-CAMPOMORONE
Bbruno – Opera propria

 

 

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PALAZZO BALBI SEDE DEL MUNICIPIO E DI MUSEI
Davide Papalini – Opera propria

Palazzo Balbi. Edificato tra il 1590 e il 1595 ad opera del marchese Costantino Pinelli è oggi sede del municipio e di due musei civici. Si attribuisce il merito dell’acquisto del palazzo all’allora sindaco Parodi Giovanni Mario che, con i fondi comunali acquistò il palazzo rendendolo la nuova sede comunale. Nel palazzo soggiornò papa Pio VII nel 1815; dalla finestra più elevata impartì la benedizione alla popolazione

 

 

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  • La saliera. Costruito nel XVII secolo dalla famiglia D’Amico come deposito del sale, da cui deriverebbe la denominazione “La Saliera”, si presenta in un edificio quadrangolare a corte su due piani. Il sale fu molto importante per l’economia di Campomorone, ma soprattutto per la Repubblica di Genova che ne aveva il monopolio. Il deposito fu anche usato come magazzino per merci varie. Il torrione della saliera, chiamata nel dialetto locale sáia, è sicuramente la testimonianza di un edificio già esistente costruito con forma irregolare in pietra di fiume. Il piano superiore era destinato alla sosta e riposo del personale del deposito, i cui membri erano detti in loco stapulieri. Essendo un bene prezioso sia per il Comune sia per l’antica repubblica genovese, la saliera era dotata di due guardiole per la difesa e controllo dell’edificio.

 

alcune foto e scritte sopra da :  wikipedia 

 

 

 

VI CONSIGLIO DI GUARDARE IL SITO DEL RISTORANTE IOLANDA CHE SE ANDATE A GENOVA O DINTORNI POTRESTE ANDARE A MANGIARE QUALCHE BONTA’ :

 

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SEGUE DA  TRIPADVISOR

 

 

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—L’AQUILA ARPIA ( Harpia harpyja ) è una specie di aquila neotropicale. È il rapace più grande e potente presente in tutto il suo areale + altro

 

 

un video di 0.19 minuti +da

@AMAZlNGNATURE – 18.00 27 marzo 2024

 

 

 

 

 

 

Harpy Eagle Tower Tour with Karine Aigner

foto  Karine Agnier 2020

 

 

 

 

Dallas Zoo on X: "Did you know that a harpy eagle's talon is bigger than a grizzly bear's paw...? 😮 This fun fact is brought to you by our resident harpy eagle,

Dallas Zoo @DallasZoo

Sapevi che l’artiglio dell’aquila arpia è più grande della zampa dell’orso grizzly…? Questo fatto divertente ti è stato presentato dalla nostra aquila arpia residente, Kia!
La zoologa Bertha M.

 

 

 

L’aquila arpia  ama stare — e anche nidificare — tra le imponenti chiome degli alberi di noci del Brasile. Ecco perché i collezionisti di noci sono diventati fondamentali per trovare i nidi rari.

vedi l’articolo del National Geographic 

 

 

 

 

L’ aquila arpia ( Harpia harpyja ) è una specie di aquila neotropicale . È anche chiamata aquila arpia americana per distinguerla dall’aquila di Papua , che a volte è conosciuta come aquila arpia della Nuova Guinea o aquila arpia di Papua.

 

 

Dallas Zoo shares adorable photo of harpy eagle to brighten up your day

CW33.com  – un arpia che fa la civetta —

 

 

 

È il rapace più grande e potente presente in tutto il suo areale, e tra le più grandi specie di aquile esistenti al mondo. Di solito abita le foreste pluviali tropicali di pianura nello strato superiore (emergente) della chioma.

La distruzione del suo habitat naturale ne ha causato la scomparsa da molte parti del suo areale originario, ed è quasi estirpato da gran parte dell’America centrale. In Brasile l’aquila arpia è conosciuta anche come falco reale (in portoghese : gavião-real )

 

 

 

 

Arpia mentre vola
eBird

 

 

 

 

Pin by K.H. on Harpy Eagles | Harpy eagle, Rainforest animals, Pet birds

Pinterest

 

 

 

 

Aquila arpia in volo
MDF – Opera propria
Aquila Arpia — Camino del Oleoducto, Parque Nacional Soberania, Panama

 

 

 

un adulto allo zoo di San Paulo, Brasile
guilherme jofili – Harpia Uploaded by Snowmanradio

da : https://en.wikipedia.org/wiki/Harpy_eagle#/media/File:Harpia_harpyja_-Sao_Paulo_Zoo,_Brasil_-adult-8a.jpg

 

 

 

 

BirdNote

 

 

 

sembra un Totem

foto da : https://animals.howstuffworks.com/birds/harpy-eagle.htm

 

 

 

 

 

Aquila Arpia

Arpia Aquila (Harpia harpyja) selvatica neonata di sette mesi tenuta da Ruth Mu e Oswaldo Criollo, Riserva di Cuyabeno, foresta amazzonica, Ecuador

fotografo  :Pietro Oxford

 

MINDEN PICTURES.COM
da : https://www.mindenpictures.com/stock-photo-harpy-eagle-harpia-harpyja-wild-seven-month-old-fledgling-held-by-naturephotography-image00217347.html

 

 

 

 

 

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Subadulto nello zoo del Belize

 

 

 

IL BELIZE –dove si trova ?

 

 

 

mappa del Belize – https://www.viaggiatori.net/turismoestero/Belize/mappa/

 

 

 

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Carta politica della parte continentale dell’America Centrale

 

 

 

BELMOPAN E’ LA CAPITALE DEL BELIZE– VI MOSTRIAMO SOLO UNA FOTO:

 

Belmopan in the Belize River Valley | Wander

FOTO DA  VOCAL MEDIA

 

 

 

 

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carta geografica dell’America Centrale
U.S. Central Intelligence Agency (CIA)

 

 

L’America centrale è la parte del continente americano compresa fra il confine meridionale del Messico e quello settentrionale della Colombia. Il Messico è considerato appartenente al nord America, anche se per tradizioni e storia è assimilabile agli Stati del Centro America.
Caratteristica peculiare dell’America centrale è quella di essere un “ponte” fra le due Americhe (l’America del Nord e l’America del Sud) e nello stesso tempo un’area di passaggio fra i due maggiori oceani della Terra, il Pacifico e l’Atlantico, grazie alla presenza del canale di Panama. Le definizioni geopolitiche di America centrale possono variare, con il Messico, le Antille e le Isole Lucaie (=  arcipelago delle Bahamas ) che sono a volte comprese e altre volte no.

 

nota : 

ISOLE LUCAIE O BAHAMAS-

 

Bahamas - Mappa

Andy king50

 

 

Politicamente sono divise tra il Commonwealth delle Bahamas e il territorio d’oltremare britannico di Turks e Caicos. L’arcipelago si trova a nord di Cuba e a sud-est della penisola della Florida.

Nonostante si trovino nell’Oceano Atlantico, e non nel Mar dei Caraibi, l’arcipelago e gli stati che lo compongono vengono di solito inclusi nella macroregione dei Caraibi, come per esempio nella definizione dell’ONU, mentre sono solo a volte compresi nella definizione di Antille o di America centrale.

William Keegan scrive che: “Considerazioni politiche moderne a parte, le isole formano un unico arcipelago con radici geologiche, ecologiche e culturali comuni”.
Nel 2010 i leader dei due stati che compongono l’arcipelago discussero la possibilità di formare una federazione

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Fotografia satellitare delle Bahamas

Si tratta in realtà di un complesso di piattaforme carbonatiche visibili come altifondi marini a profondità notevolmente più bassa rispetto alle aree oceaniche circostanti (più chiare nell’immagine fotografica), di cui le isole vere e proprie costituiscono solo la parte emersa.

 

 

 

 

La sede del Parlamento delle Bahamas a Nassau

Crm18 presunto (secondo quanto affermano i diritti d’autore)

 

A Nassau, la capitale situata nell’isola di New Providence, in George Street si trova il The Pirates Museum, che raccoglie una ricca documentazione sulle imprese dei pirati Morgan e Francis Drake. Un altro edificio di interessante fattura è il Government House, esempio di architettura coloniale del 1801, con cannoni, palme e una imponente statua di Cristoforo Colombo. Da Paradise Island, una piccola isoletta davanti a Nassau, partono i battelli alla volta di Blue Lagoon Island, dove si possono avvicinare i delfini. L’isola di Grand Bahama è famosa per i bassi fondali che hanno dato il nome all’arcipelago (Grand Bajamar): con la bassa marea svelano una distesa di sabbia molto estesa che pullula, nelle pozze, di piccole forme di vita marina. L’isola di Bimini, invece, è la capitale mondiale della pesca d’altura e nel suo mare si trovano molte specie ittiche, dai marlin blu, bianchi e neri ai tonni, dai kingfish agli squali. Nell’arcipelago delle Abaco, è ubicato il New Plymouth, un piccolo villaggio ottocentesco dell’isola di Green Turtle Cay (5 km di collinette verdi e spiagge bianchissime); e nell’isola di Andros, il villaggio di Red Bay, fondato a metà Ottocento da ex schiavi neri e da un gruppo di Seminole, indigeni della Florida.

 

In ambito musicale un tipico genere nato nelle Bahamas è il Rake and Scrape; tra i gruppi musicali possiamo ricordare in particolare i Baha Men che hanno ottenuto vari riconoscimenti, tra cui il Grammy Awards 2000: per il “miglior disco dance” con Who Let the Dogs Out?, e ancora da ricordare i T-Connection.

 

  • 10 luglio: Independence Day : si celebra l’indipendenza dal Regno Unito, nel 1973.

 

 

notizie foto da Wikipedia :
https://it.wikipedia.org/wiki/Bahamas

 

 

 

 

un edificio coloniale a Nassau
Güldem Üstün from Istanbul, TURKEY

 

 

 

 

 

 

 

altro edificio coloniale
— Güldem Üstün from Istanbul, TURKEY

 

 

una laguna
— Güldem Üstün from Istanbul, TURKEY

 

foto da :
https://commons.wikimedia.org/wiki/Category:The_Bahamas?uselang=it

 

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Mauro Biani @maurobiani – 17.42 — 27 marzo 2024 — bellissimo ulivo !

 

 

 

#violenza #nonviolenza #guerra #pace #terzaguerramondiale

#Resistenza

Senza paura, quel ramo di ulivo.

Oggi su @repubblica

 

 

Immagine

 

 

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Giovanni Antonio Canal, il Canaletto – Scala dei Giganti in Palazzo Ducale – 1744 / 45  – olio su tela – 43x 31 cm

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nessuna descrizione della foto disponibile.

foto dal Facebook Tesori Italiani

dati dalla FONDAZIONE CINI

Il dipinto è stato a lungo collocato cronologicamente nel periodo successivo al ritorno di Canaletto dall’Inghilterra. Tuttavia l’analisi stilistica lo avvicina alle opere eseguite intorno al 1744 su commissione del console Joseph Smith (Kowalczyk, 2005)
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LIMES, 27 MARZO 2024 – 13.27 — MIRKO MUSSETTI – LA RUSSIA ACCUSA I SERVIZI SEGRETI DELL’UCRAINA PER L’ATTENTATO A MOSCA, LA CINA ACCOGLIE LE AZIENDE USA E ALTRE NOTIZIE INTERESSANTI

 

 

 

IL MONDO OGGI

 

 

 

Carta di Laura Canali - 2023
Carta di Laura Canali – 2023 

 

 

 

RUSSIA VS UCRAINA

 

Il direttore dei servizi segreti interni della Federazione Russa (Fsb) Aleksandr Bortnikov ha accusato apertamente Stati Uniti, Regno Unito e Ucraina di aver ricoperto un ruolo nell’attentato che ha ucciso 139 civili e ferito altre 182 persone al Crocus City Hall di Mosca. Bortnikov ha riconosciuto che gli esecutori sono “islamisti radicali” e anche che l’intelligence americana ha messo in guardia i colleghi russi sul rischio di attentati. Ciononostante, il capo dell’Fsb ha dichiarato che “i servizi segreti occidentali hanno assistito gli attentatori, mentre quelli ucraini hanno avuto un ruolo diretto”. Le parole di Bortnikov giungono subito dopo la salomonica sentenza del segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa Nikolaj Patrushev, che rispondendo alla domanda di un giornalista non ha esitato: “Isis o Ucraina?” – “Certamente Ucraina” (vedi video sotto). Mosca ha dunque tutta l’intenzione di avallare la tesi della regia di Kiev dietro il feroce attentato. Mossa che potrebbe essere preludio di un’ulteriore escalation del conflitto armato.

Per approfondire: Attentato a Mosca, le conseguenze della strage al Crocus City Hall

 

 


CINA – USA

 

Il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha incontrato alcuni importanti dirigenti di aziende degli Stati Uniti. Pare che tra questi vi fossero anche gli amministratori delegati di Apple (Tim Cook), Qualcomm (Cristiano Amon), ExxonMobil (Darren Woods) e FedEx (Rajesh Subramaniam), i quali si trovavano a Pechino per il Forum annuale sullo sviluppo. L’incontro è avvenuto una settimana dopo la presentazione del governo cinese di un piano per attirare gli investimenti, che sono nettamente diminuiti lo scorso anno. La Cina continentale spera dunque di attirare nuovi capitali delle aziende americane. Eppure, tale proposito potrebbe essere ostacolato proprio dalle leggi sulla sicurezza nazionale volute da Xi, considerate dal potente leader essenziali per la stabilità del paese.

Inoltre, il ministro degli Esteri Wang Yi ha tenuto un colloquio con l’accademico americano Graham Allison, allievo di Henry Kissinger e di Andrew Marshall, e noto per aver coniato la celebre metafora della “trappola di Tucidide” per descrive la rivalità sino-americana. Cioè la tesi – non nuova né priva di punti deboli –secondo cui una potenza in ascesa tende a entrare in collisione con la potenza egemone, aumentando il rischio di guerra tra le due.

Per approfondire: Il tempo favorisce Usa o Cina?


 

 


PAKISTAN VS CINA

Un attentato suicida in Pakistan ha ucciso cinque ingegneri della Repubblica Popolare Cinese e un cittadino pakistano che stavano lavorando a un progetto per la costruzione di una diga nella provincia nord-occidentale del Khyber Pakhtunkhwa. L’attentato non è stato al momento rivendicato da nessuno, anche se nell’area sono attivi alcuni gruppi islamisti. Si tratta del terzo attacco contro obiettivi cinesi nell’ultima settimana, dopo quelli contro la base aeronavale di Turbat e contro un complesso appena fuori lo strategico porto di Gwadar per mano di separatisti baluci. Per la Cina gli investimenti in Pakistan sono strategici nell’ambito delle nuove vie della seta in quanto consentono a Pechino di creare un corridoio terrestre per raggiungere l’Oceano Indiano, bypassando lo Stretto di Malacca presidiato dagli Stati Uniti. Ma l’instabilità politica del Pakistan e l’ostilità locale verso la cultura cinese creano un terreno fertile per gli attacchi contro obiettivi della Repubblica Popolare.

Per approfondire: Nel Sistan-Balucistan si gioca una partita regionale

 

 

Carta di Laura Canali - 2021
Carta di Laura Canali – 2021 

 


INDIA VS MYANMAR

L’India prevede di spendere nei prossimi dieci anni circa 3,7 miliardi di dollari per realizzare una barriera sul poroso confine di 1.610 chilometri con il Myanmar. Delhi è intenzionata a porre fine all’immigrazione clandestina, salvaguardando la delicata composizione etnico-demografica delle regioni nord-orientali e prevenendo il contrabbando o altre attività illegali. Ma anche e soprattutto per scongiurare rischi alla sicurezza sulla propria frontiera orientale. Nelle regioni periferiche dell’ex Birmania sono infatti attivi diversi gruppi armati in lotta con l’esercito regolare guidato dalla giunta militare golpista di Naypyidaw. I ribelli dell’Alleanza delle Tre Fratellanze – coalizione pro-democrazia composta da minoranze etniche – tendono infatti a cercare rifugio presso la nutrita comunità birmana nei villaggi indiani oltre confine.

Per approfondire: India? No, grazie: Bharat!

 

 

Carta di Laura Canali - 2015
Carta di Laura Canali – 2015 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Nature is Amazing ☘️ @AMAZlNGNATURE – 22.00 – 26 marzo 2024 — grazie ! – una tartaruga d’acqua che dorme…

 

 

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MASHHAD, una delle città principali del Khorasan iraniano –santuario dell’ Imam Reza e della Moschea Goharshad – un piccolo giro del Khorasan

 

 

Cupole del Santuario dell’Imam Reza e della Moschea Goharshad, a Mashhad, una delle principali città dell’ex Khorasan e ora capitale della provincia di Razavi Khorasan ( foto del 1976 )

 

Mashhad è una città del nord-est dell’Iran

Il nome della città è in realtà Mashhad ʿAlī, “Il santuario di ʿAlī”, poiché la parola persiana mashhad (ﻣﺸﻬﺪ) significa “luogo di sepoltura di uno shahīd” (martire), quindi un “santuario.

Mashhad è popolato dalla maggioranza di persiani e minoranze di curdi e turkmeni.

È situata a circa 75 km più a sud del confine tra l’Iran e il Turkmenistan

 

 

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emam REZA
Usef – Opera propria

La Moschea Goharshad (in persiano مسجد گوهرشاد‎) è un’antica moschea a Mashhad della provincia del Razavi Khorasan, in Iran.

 

 

 

 

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Interni della Moschea Goharshad

 

 

 

 

 

Goharshad-mosque-mashhad-IRAN.jpg
Dr.rezaei 13 – Opera propria

 

 

 

 

Imam Reza shrine – 18 August 2007 / 3&4 Sha’ban 1428 A.H
Fars Media Corporation

 

 

 

 

Imam Reza shrine-Goharshad Mosque 2017

 

 

 

 

 

نمایی از ایوان مقصوره
Behzad39 – Opera propria

 

 

 

 

 

Massoud Attarianshandiz – Opera propria

 

 

 

DOVE SI TROVA MASHHAD NELL’EST DELL’IRAN::

 

 

Iran vettore mappa - arte vettoriale royalty-free di Carta geografica

iSTOCK

 

 

 

Mappa dell'Iran - illustrazione vettoriale altamente dettagliata - arte vettoriale royalty-free di Affari

LE REGIONI DELL’IRAN — RAZAVI KHORASAN — MASHHAD- quasi al confine con il Tukmenistan– SOTTO  LA REGIONE DEL KHORASAN DEL SUD  – VICINO ALL’ AFGHANISTAN

vedi cartina sotto

 

 

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KHORASAN — ANTICO, I CONFINI IN ROSSO

 

 

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Gio @gifebe _ 8.05 — 27 marzo 2024 — gatto e topo — davvero emozionante ! grazie dei brividi mattutini …

 

 

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Nature is Amazing ☘️ @AMAZlNGNATURE – 7.10 –26 marzo 2024 — i capricci di un piccolo panda e la mamma —

 

 

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video, 32. 35 — LA 7 — OTTO E MEZZO — 25 MARZO 2024  :: Lilli Gruber, con ospiti in studio: Bocchino, Lina Palmerini, Lucio Caracciolo e +++ Travaglio e il punto di Paolo Pagliaro,

 

 

 

LA 7 — OTTO E MEZZO — 25 MARZO 2024 

https://www.la7.it/otto-e-mezzo/rivedila7/meloni-e-salvini-la-destra-nervosa-otto-e-mezzo-puntata-del-2532024-25-03-2024-533498

 

 

 

 

 

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~Andrés G_74~ @andrespeneke:: ” The Tempest ” by Petricor Photography –– 14 giugno 2015 + il sito del gruppo di artisti fotografi

 

 

 

SITO DEGLI AUTORI : ” PETRICOR PHOGRAPHY “

https://500px.com/p/petricor_photography?view=photos

 

 

 

 

 

 

Immagine

” La tempesta ” ( a Milano, in piazza Duomo ) – 14 giugno 2015

 

 

 

vi consiglio di vedere la foto in questo link : è una meraviglia !

https://500px.com/photo/1042850865/the-tempest-by-petricor-photography

 

 

 

 

 

 

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Dracula cha cha di Brughetti e Brunino- 1959 — renato rascel

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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+++ ( lungo, ma vale ) — LUCIO CARACCIOLO, UCRAINA, TRE GUERRE IN UNA – MAPPE DI LAURA CANALI — REPUBBLICA.IT / ESTERI / 24 MARZO 2024  — coordin. Carlo Bonini

 

 

chiara : vi consiglio di leggere l’articolo, veramente chiarificatore, sul link di Repubblica perché lì avete il testo insieme alle  cartine, ammesso che possiate accedervi-

 

 

REPUBBLICA.IT / ESTERI / 24 MARZO 2024
https://www.repubblica.it/esteri/2024/03/24/news/crisi_ucraina_russia_occidente_usa_cina-422350470/

 

 

Ucraina, tre guerre in una

 

 

In Ucraina si incrociano tre guerre. La calda tra Mosca e Kiev; quella per procura fra America più soci occidentali e Russia, controllata ma tendente al surriscaldamento; la Guerra Grande, ovvero il riflesso delle prime due sulla competizione globale fra Washington, Pechino e Mosca. Per gli amanti dei grandi schemi e della lunga durata, le ribattezziamo nell’ordine terzo tempo della prima guerra mondiale; secondo atto della seconda dopo l’interludio “freddo”; alba del nuovo disordine planetario, segnato dalla crisi dell’Occidente e del suo modello di capitalismo liberaldemocratico che si presumeva universale.

Esploriamo senso e incroci del triplice scontro richiamando i caratteri delle tre guerre.

 

 

 

 

ASCOLTA IL PODCAST

 

La prima – russi contro ucraini – verte sul tentativo di una nazione in formazione di emanciparsi dal suo impero di origine. Collisione fra popoli dalle storie talmente intrecciate da averli resi per secoli quasi indistinguibili. Sotto questo profilo, è guerra civile postsovietica. Scatta la battaglia delle narrazioni. Gli ucraini si inventano un più che millenario passato nazionale. I russi agitano la tesi dell’unicità dei tre rami russo, ucraino e bielorusso quali variazioni sul tronco del medesimo popolo e della stessa civiltà – Mondo Russo – in ordine strettamente gerarchico. Manipolazioni strumentali della storia ad uso bellico.

Il conflitto russo-ucraino dura da più di cent’anni, fra lunghi intervalli e incendi catastrofici. Da quando nel 1917-18, durante la prima guerra mondiale, il nascente nazionalismo ucraino sfruttò crollo dello zarismo, interesse tedesco a installare un regime satellite a Kiev e progetto bolscevico di dare veste pseudofederale al proprio Stato per dotarsi di un fatuo abbozzo di sovranità all’ombra del Kaiser. Per finire inghiottito nell’Urss. Il movimento nazionale ucraino si riaccende con l’aggressione nazista all’Unione Sovietica, nel 1941. Una quota rilevante della popolazione ucraina si unisce ai tedeschi nella speranza presto repressa di guadagnarsi l’indipendenza nel contesto dell’Europa dominata dal Terzo Reich.

 

 

 

 

PRIMA CARTA  DI LAURA 

 

Al fronte ucraino

di Laura Canali

Fonte: Nato, lnstitute for the Study of War, Bbc, Le Monde, autori di Limes. (al 18 marzo 2024)

CARTINA DI LAURA CANALI — DA REPUBBLICA – LINK SOTTO

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La mappa comprende una vasta area geografica. Questo per rendere l’insieme dello spazio interessato più direttamente dal conflitto, allargato dalla profondità con la quale i droni ucraini recentemente colpiscono dentro il territorio della Federazione Russa. Gli obiettivi principali sono le infrastrutture legate alla produzione di idrocarburi.

Il 21 gennaio scorso i droni a lunga percorrenza hanno colpito il terminal di Ust’-Luga nella regione di Leningrado. Questo era il punto di partenza anche del secondo ramo del gasdotto Nord Stream. Il primo ramo partiva da Vyborg, dall’altra parte della baia.Il terminal di Ust’-Luga dispone di impianti per la condensazione del gas gestiti dall’azienda statale russa Novatek.

Fra gli ultimi attacchi di droni ucraini quello alla raffineria di Slavneft-Yanos.

Scendendo verso la linea del fronte, nell’Ucraina orientale e meridionale, la novità più importante è la costruzione di fortificazioni ucraine che corrono parallelamente a quelle già erette dai russi per assorbire la fallita controffensiva di Kiev.

Dopo l’annessione della Crimea, nel 2014, la Russia ha conquistato altri spazi ucraini e continua a premere lungo tutta la zona di contatto fra i due eserciti, profittando della scarsità di uomini, armi e munizioni a disposizione delle forze di Kiev. Nell’area del Mar Nero, alcuni alleati atlantici, come Romania, Bulgaria e Turchia, stanno sminando la parte di mare disegnata con righe bianche orizzontali. Le mine erano state posizionate dai russi tra la penisola della Crimea e l’Ucraina. Molte stanno andando alla deriva.

 

 

Nel 1991 il crollo dell’Urss eleva l’Ucraina comunista disegnata da Lenin, poi ritoccata nei suoi confini amministrativi da Stalin e Khruš?ëv, a repubblica indipendente per sottrazione dal cadavere sovietico. Ma non risolve la disputa fra impero russo residuo e residuata nazione ucraina.

 

A partire dai primi anni Duemila, la tensione fra ucraini filorussi appoggiati da Mosca e filoccidentali sostenuti da americani e britannici riaccende la miccia bellica. Putin tratta la possibile trasformazione del suo cuscinetto anti-Nato in avanguardia atlantica da intollerabile minaccia alla sicurezza imperiale. Sfida alla linea rossa stabilita dalla Russia zarista, sovietica e postsovietica, che impone di tenere Kiev nell’impero o almeno di impedirne l’aggancio all’Occidente. La guerra scoppia nel 2014, con la cacciata del presidente filorusso Janukovich  sull’onda del movimento di Euromaidan e dell’esibito supporto anglo-americano alla piazza contro la mediazione franco-polacco-tedesca(valga il “Fuck the EU!” di Victoria Nuland, avanguardia neocon a Kiev).

Seguono ratto russo della Crimea e scoppio della guerra nel Donbas fra filorussi appoggiati da Mosca e resistenza ucraina alimentata da britannici e americani. Fino all’invasione del 24 febbraio 2022. La guerra fra i due massimi Stati postsovietici diventa teatro principale dello scontro indiretto fra Russia e America. Salto di scala dall’Europa orientale al teatro mondiale.

 

La seconda guerra, fra Mosca e Washington, è derivata strategica dello scontro russo-ucraino. Condizionata dall’impossibilità che una parte distrugga l’altra senza rischiare di distruggere il pianeta.

 

Nel novembre 2021 il capo della Cia Burns si preoccupa di concordare al telefono con Putin i limiti della guerra che il Cremlino si appresta a scatenare contro Kiev e della reazione americana: entrambe sotto la soglia nucleare. Quanto al coinvolgimento atlantico, avverrà per interposti ucraini.

 

Quando la Russia invade l’Ucraina, l’America con i suoi alleati si trova così vincolata a due scopi strategici contraddittori. Primo: Mosca si deve ritirare dai territori occupati. Secondo: noi non facciamo né faremo la guerra ai russi. A meno di non contare sulla conversione alla pace di Putin sulla via di Kiev, il doppio obiettivo era e resta impossibile. Pur di non ammetterlo e quindi concedere a Mosca di tenersi la parte di Ucraina che riesce a conquistare oppure scatenare la guerra mondiale nucleare, ad americani e soci occidentali resta il classico conflitto per procura. Armiamo e finanziamo Kiev, che in cambio si impegna a una guerra solamente difensiva per evitare il rischio dell’olocausto atomico. Scontro di attrito, in cui di norma prevale chi ha più risorse da consumare: nel caso, la Russia. Disposto a tutto pur di guadagnarsi l’agognato accesso alla Nato, Zelensky accetta la sfida.

 

SECONDA  CARTA DI LAURA CANALI 

Ipotesi scenario caduta di Odessa

Direzione del probabile attacco russo

di Laura Canali

Fonte: Nato, lnstitute for the Study of War, Bbc, Le Monde, autori di Limes. (al 18 marzo 2024)

 

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Gli ucraini combattono una guerra che non possono vincere a meno che la Russia non collassi dall’interno. Ma l’amministrazione Biden non vuole distruggere la seconda (forse prima) potenza nucleare del pianeta. Non solo perché ne teme la rappresaglia atomica. Negli apparati di Washington non si è persa la memoria del postulato segreto di Eisenhower, che nel 1953 considerava nefando l’annientamento dell’Urss perché avrebbe costretto gli Stati Uniti a occuparla, involvendo così da liberaldemocrazia a Stato caserma. Sicché Biden punta a indebolire la Federazione Russa non per eliminarla ma per colpire il nemico strategico cui la Russia si è malvolentieri associata proprio in seguito alla perdita di Kiev, la Cina.

Il segretario Usa alla Difesa, Austin, è esplicito fin dai primi giorni dell’aggressione russa: l’obiettivo è che Putin ne esca talmente provato da rinunciare a qualsiasi speranza di invadere nuovamente un paese vicino. L’Ucraina funge da carta assorbente dell’imperialismo moscovita per la maggior sicurezza degli atlantici.

 

Paradossi incrociati: gli ucraini usano gli americani e viceversa per scopi strategici incompatibili; gli americani dissanguano gli ucraini prima e più di quanto infragiliscano i russi; senza sparare un colpo, i cinesi ne profittano per ergersi a promotori di pace mentre penetrano la sfera d’influenza della Russia in Asia centrale e premono sulla Siberia, mirando a controllare la rotta artica fra Estremo Oriente, Nord Europa e America, estrema risorsa di Mosca per restare potenza mondiale.

 

Eccoci alla terza dimensione del conflitto ucraino: la Guerra Grande,

intesa parossistica

competizione fra America, Russia e Cina sui più diversi scacchieri e con le più varie modalità, con attuale prevalenza della guerra economica.

 

Noi euroatlantici restiamo comprimari. Cerchiamo di orientarci in questa giungla, mentre la guerra batte alle porte di casa. Ci muoviamo in ordine rigorosamente sparso: le “avanguardie antirusse”, come Biden definisce i paesi dell’Est a ridosso del nemico – dagli scandinavi ai baltici, dai polacchi ai romeni – riarmano alla grande e virano verso economie di guerra, in stretto coordinamento con i britannici, vicari degli americani per il Nord Europa; francesi, tedeschi, spagnoli e italiani con gradi variabili di (dis)impegno e scarsa coerenza fra retorica e fatti; ungheresi e slovacchi ripiegano sulla neutralità di fatto, mentre i “neutrali” svizzeri si scoprono atlantici e gli “atlantici” turchi giocano in proprio, offrendosi (dis)onesti sensali a Mosca e a Kiev mentre perseguono i propri sogni neoimperiali.

 

Parola d’ordine di britannici e altri atlantici di punta: sosteniamo gli ucraini con tutte le risorse militari, economiche e politiche disponibili per tutto il tempo necessario. Salvo scoprire, dopo oltre due anni di guerra, che le nostre risorse e il nostro tempo sono quantità limitate. E che l’Ucraina non dispone dei mezzi sufficienti per riprendere e poi controllare le sue province conquistate dalla Russia. Il doppio obiettivo si svela doppio boomerang.

 

Di qui lo slittamento dal salvare l’integrità territoriale dell’Ucraina al salvare la faccia sulla pelle degli ucraini. Rischiando di perdere l’una e l’altra.

 

Ecco il rilievo del 24 febbraio, data simbolo nel calendario della storia. Ben più importante dell’11 settembre. Questo segnava l’attacco jihadista al territorio americano, presunto santuario inviolabile. Gli Stati Uniti si facevano trascinare nella “guerra al terrore”, ovvero alla galassia islamista. Duello per definizione invincibile, dato che intendeva liquidare non un nemico ma una modalità bellica. Poco si capisce della riluttanza americana a spedire proprie truppe a protezione dell’Ucraina senza considerare il trauma in quella sconfitta autoinflitta, culminata nell’ingloriosa fuga da Kabul. Il resto del mondo l’ha registrata e classificata sintomo rivelatore del ripido declino americano. Con il Numero Uno in affanno scatta il festival dei revisionismi.

Nella Guerra Grande l’Occidente si scopre minoritario rispetto al “Sud Globale”, l’ex Terzo Mondo della guerra fredda.

Certo non un blocco, ma una galassia eterogenea da cui russi e cinesi, in sorda competizione, pescano risorse da impiegare per indebolire l’America e dividere gli occidentali. Mentre antiche e nuove potenze fino a ieri secondarie profittano per coltivare ambizioni forse sproporzionate alla rispettiva taglia: è il caso in Europa della Polonia, che nella guerra di Ucraina si guadagna il rango di riferimento continentale degli Stati Uniti e riscopre ambizioni imperiali, tra Baltico e Nero;

in Asia dell’India e del Giappone;

all’incrocio di Europa, Asia e Africa si fa largo la Turchia in vena neottomana e panislamista. Siamo in piena transizione egemonica. L’America non è più in grado di mettere ordine nel mondo. Ma non si vede chi possa prenderne il posto. Garanzia di caos prolungato.

Monito per noi italiani ed altri europei, attori sempre meno indiretti sul fronte ucraino e sempre meno influenti sulle altre due scale belliche. Costretti a convivere con le nostre differenze verniciandole di mediatico afflato unitario mentre ci muoviamo ciascuno per sé, al massimo per sottogruppi provvisori. Così subiamo gli effetti combinati delle tre guerre, che ci svelano comprimari destinati a soffrire le conseguenze di questa colossale partita senza davvero incidervi. Con ammirevole tendenza a rimuoverla, perché nel nostro piccolo universo ci era stato insegnato come la guerra fosse orrore del passato. Europa Felix, maestra di pace nel mondo invaso e dominato durante i secoli “nostri”. Lo iato tra ciò che credevamo di essere e ciò che siamo rende più doloroso l’impatto con la realtà, manda fuori giri la nostra retorica, produce qualche isteria. Proprio quando la sobria rilevazione dei fatti assurge a necessità esistenziale. Per non finire nella guerra totale. A che punto siamo?

 

TERZA CARTA DI LAURA CANALI

 

L’Ucraina fra URSS e indipendenza

Primi Stati ucraini dopo la prima guerra mondiale

di Laura Canali

 

 

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REPUBBLICA.IT / ESTERI — 24 MARZO 2024

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Se crolla l’Ucraina

“Sappiamo che non finiremo la guerra con una nostra parata della vittoria a Mosca. Ma Mosca non deve mai sperare in una sua parata della vittoria a Kiev”. Così lo scorso settembre Kyrylo Budanov, giovane ed estroverso generale a capo del servizio di intelligence militare ucraino, prefigurava l’esito non trionfale della guerra russo-ucraina.

Lo stesso ufficiale che il 4 gennaio aveva festeggiato il trentasettesimo compleanno tagliando una torta che raffigurava la Federazione Russa spezzata in diverse porzioni. Tra cui la Siberia, affidata alla Cina. Paradosso dei paradossi: per il capo dei servizi di Kiev la frammentazione della Russia avrebbe dovuto assegnarne la parte più grande e più ricca in risorse minerarie alla Cina, avversario strategico dell’America, paese da cui il suo dipende.

 

Al di sotto del chiasso propagandistico, si delinea in teoria un asimmetrico “pareggio” da ciascuno spacciabile per (quasi) vittoria: la Russia perde l’Ucraina e l’Ucraina perde il Donbas insieme alla Crimea, ma continua a rivendicarle proprie, con la benedizione dell’Occidente tutto e di quasi tutti gli altri Stati, Cina inclusa.

Si stabilisce una frontiera di fatto lungo l’attuale linea del fronte, via interposizione di contingenti internazionali a garanzia di una tregua illimitata. L’Unione Europea promette di accelerare l’integrazione dell’Ucraina. La Nato non accoglie Kiev ma lascia aperta la porta a questa prospettiva.

Non è la pace, solo il cessate-il-fuoco necessario a porne le premesse, sapendo che non sarà per domani né dopodomani. Sviluppando il doppio slogan di Budanov, Mosca e Kiev organizzeranno le rispettive sfilate celebrative – però ciascuna a casa propria. Mascherando da successo l’esito di uno scontro inconcluso. Guerra congelata in stile coreano, come suggeriscono da tempo alcuni apparati ed esperti americani.

Ipotesi realistica, ma non immediata né priva di alternative. Anche perché contraddetta dalla propaganda, pervasiva, urlata e soprattutto indifferente ai dati sul terreno. Strumento bellico irrinunciabile, tanto più nell’èra dei social media. Come ricordava il barone di Ponsonby nel classico Falsehood in Wartime (1928): “La falsità è un’arma di guerra riconosciuta ed estremamente utile. Ogni paese la usa deliberatamente per ingannare il proprio popolo, attrarre i neutrali e confondere il nemico”. L’importante è non confondere sé stessi. E valutare i fatti, se riusciamo a discernerli, per quel che sono e non per come vorremmo fossero. Anche perché tra i pochi insegnamenti della storia spicca la ricorrente vendetta dei fatti su chi li travisa o traveste. Specialmente nelle società relativamente aperte come le occidentali, dove capita che le verità vengano comunque a galla per chi vuole intenderle, mentre i regimi autocratici, non solo orientali, le coprono fino all’assurdo, al punto di suicidarsi pur di non ammettere la menzogna.

 

Che cosa ci dicono oggi i fatti nella mischia russo-ucraina, sul piano strettamente militare? In sintesi e per importanza.

 

Primo: l’Ucraina è uno Stato tecnicamente fallito, perché totalmente dipendente dall’aiuto occidentale, in specie americano. A meno di un miracolo, non pare in grado di riconquistare i territori perduti causa aggressione russa. Se poi perdesse anche Odessa, sarebbe ridotto a satellite di Mosca senza sbocco al mare, tagliato fuori dal resto del mondo. Inoltre, preso il porto sul Mar Nero i russi potrebbero risalire fino alla Transnistria, exclave strappata alla Moldova, per riconnetterla direttamente alla Federazione.

Secondo: la Russia non ha sfondato in profondità il fronte nemico. Dopo la fallita marcia su Kiev si è attestata su una linea ultraforticata che protegge quel 20% circa di territorio ucraino in suo controllo, non molto più di quello su cui aveva già indirettamente messo le mani prima del fatidico 24 febbraio. Anche dopo il fallimento della cosiddetta “controffensiva ucraina” – più propaganda che sostanza – Putin sembra preferire non prendere troppi rischi. Almeno fin quando dall’altra parte della barricata vi saranno uomini e risorse sufficienti a infliggere gravi perdite alle sue truppe. La rivolta di alcuni reparti russi che spinse Prigožin all’avventurosa marcia su Mosca gli è valsa da lezione. Ma un cedimento del fronte interno ucraino potrebbe rovesciare questa logica.

Terzo: per conseguenza dei primi due fattori, Zelensky ha ordinato di fortificare il fronte a poca distanza dalle avanguardie nemiche. Denti di drago, barriere, filo spinato. Esattamente come i trinceramenti russi. Le fotografie satellitari indicano questo parallelismo fra opposte linee difensive. Messaggio in codice: non vengo a cercarti oltre il mio pomerio e tu non provare a penetrare il mio. “Coree” pure.

 

A questo trittico conviene sommare un elemento trascurato ma dirimente: il fattore umano. Il fronte divide l’Ucraina fra la zona occupata dalle truppe di Mosca, a grande maggioranza abitata da russi o filorussi per vocazione od opportunismo, e il grosso del paese, ucraino o reso tale per reazione all’aggressione russa. Con punte ultranazionaliste nel Nord-Ovest, centrate su Leopoli e sulla Galizia, che i “falchi” russi volentieri assegnerebbero alla Polonia, così come lascerebbero esigui spazi ucraini a romeni e ungheresi. In omaggio al postulato di Putin per cui l’Ucraina non esiste dunque va smaltita fra i suoi vicini. Il recente rientro di parte degli sfollati ucraini nelle zone occupate da Mosca, Mariupol compresa, segnala che vi è chi preferisce vivere sotto i russi ma in casa propria piuttosto che altrove.

 

Quanto fragile sia il fronte interno ucraino lo conferma il continuo rinvio della molto annunciata legge che promette mezzo milione di coscritti per evitare il crollo del fronte. Sono decine di migliaia i giovani e meno giovani che sfuggono all’obbligo militare perché non vedono più il senso della guerra, certo non incoraggiati dai pronostici di autorevoli esponenti americani. Come il leader dei democratici al Congresso, Schumer, per cui “l’Ucraina potrà resistere ancora un paio di mesi”. Quanto a Macron, che ventila l’invio di soldati sul terreno sapendo che avrebbero munizioni per meno di una settimana, il suo bluff non illude nessuno. Ma spaventa molti in Occidente (meno in Russia). Se la comunicazione prevale sulla realtà, se ragioniamo sulle speranze invece che sui fatti, tutto diventa possibile. Anche perderci dentro una guerra che non vogliamo né possiamo combattere al fronte, mentre proclamiamo di doverla vincere.

 

 

QUARTA CARTA DI LAURA CANALI

Russia e rivoluzione

di Laura Canali

Fonte: Storia Contemporanea – Le Monier Università 2021, The Times Books London – Complete History of the World 2004 e autori di Limes

 

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La mappa storica inquadra il contesto in cui si esprime per la prima volta il tentativo ucraino di emanciparsi dall’impero russo, ovvero quello della prima guerra mondiale (1914-18) e della conseguente guerra civile fra “rossi” bolscevichi e “bianchi” sostenuti da potenze straniere (1918-21). Al centro spiccano due simboli. Quello rotondo, presso Pietrogrado, capitale della Russia zarista, evidenzia il carattere di quel regime, mentre l’altro, con frecce che si dipanano a stella da Mosca, segnala la metropoli che sarà la capitale dell’Unione Sovietica, scelta perché più facile da proteggere.

Già verso l’estate del 1915 l’impero russo aveva perso molti territori, sicché lo zar Nicola II decise di assumere il comando delle Forze armate spostandosi nel quartier generale di Mogilëv, in Bielorussia. Mossa politicamente fatale perché lasciò allo sbando i vertici del governo rimasto a Pietrogrado. L’inadeguatezza dello zar nella gestione della guerra segnò la sua sorte e quella della dinastia Romanov. Il vuoto di potere aprì le porte alla rivoluzione bolscevica.

Nella mappa si mette in rilievo le ribellioni in Ucraina. Il gruppo di insorti contadini guidato da Nestor Makhno oppose seria resistenza sia agli austro-tedeschi che ai russi bianchi e ai bolscevichi.

Un primo embrione di Stato ucraino ebbe breve vita tra 1917 e 1918, sotto protezione tedesca. L’Armata Bianca, posizionata al Sud e all’Est era composta da controrivoluzionari e zaristi.

 

 

Vincere la pace

I manuali insegnano che le guerre si combattono per vincere la pace. Logica fuori moda, visto che i conflitti risultano spesso fini a sé stessi. Precetto però cogente per chi nel conflitto è coinvolto e vorrebbe uscirne vivo, in modo da considerare il prezzo pagato nello scontro quale investimento per un futuro migliore. In questo senso, chi nelle tre scale del conflitto sembra oggi in condizione di uscire vincente dalla cessazione delle ostilità? Visto il grado di logoramento imposto a tutte le potenze coinvolte, precisiamo: chi sta perdendo di meno?

Nella guerra russo-ucraina il provvisorio verdetto è chiaro: prevalgono i russi perché il fronte interno ucraino appare prossimo al collasso. La Russia ha pagato e continuerà a pagare un prezzo alto per l’aggressione del 24 febbraio, ma la sua esistenza non pare minacciata, almeno nel futuro visibile. L’Ucraina invece ha perso non solo territori importanti, che comunque aveva dimostrato di non poter gestire con profitto causa ostilità di buona parte della popolazione, ma soprattutto sostanza demografica. Al momento dell’indipendenza, 33 anni fa, si contavano 51 milioni di ucraini. Oggi le stime si aggirano attorno alla trentina, o meno. Effetto della fuga all’estero e del trasferimento sotto la Russia delle popolazioni di Crimea, Sebastopoli e province del Sud-Est. Sommando questi deflussi al crollo della natalità, se ne trae che nel 2033 abiteranno l’Ucraina al massimo 35 milioni di anime, al minimo 26 (stime dell’Istituto ucraino di demografia e ricerca sociale).

Quanto ai danni materiali sono tali da stimare la ricostruzione in almeno cinquecento miliardi di euro. E’ chiaro che senza il sostegno occidentale il futuro dell’Ucraina sarà amaro. Soprattutto, ogni giorno di guerra in più lo rende meno attraente. Considerando anche come il tempo giochi contro la disponibilità di americani ed europei a impegnare risorse per l’Ucraina.

 

Sulla scala russo-americana, il verdetto non è scritto ma oggi pende a favore di Mosca. Con qualche bemolle. L’obiettivo strategico di Washington era portare l’Ucraina a bandiere spiegate nella Nato. Prospettiva impossibile con i russi che ne controllano un quinto del territorio e tengono sotto schiaffo il resto. Nel frattempo però la Nato si è allargata a Svezia e Finlandia, sicché il Mar Baltico è ormai Lago Atlantico. E l’Alleanza, seppure divisa, sta spostando uomini, basi e armi a ridosso della frontiera russa.

A far pendere la bilancia contro Washington sta un fattore immateriale ma rilevante:

ancora una volta gli americani promettono molto più di quanto possano mantenere ai loro associati in pericolo. Salvo poi defilarsi. Dal Vietnam all’Afghanistan, questa è la regola. Le guerre per procura finiscono in sconfitte perché minano la credibilità del Numero Uno. Se poi l’avversario è un rivale storico come la Russia, l’effetto negativo è moltiplicato.

 

Nel contesto della Guerra Grande, quanto accade sul fronte ucraino gioca a favore della Cina. Se Washington usa Kiev contro Mosca, Pechino usa Mosca contro Washington. E a differenza dell’arcirivale a stelle e strisce lo fa con profitto.

Contribuisce infatti a tenere in piedi la Russia senza impegnarsi al fronte, mentre ne infiltra la sfera d’influenza. Guerra per procura soft, molto più redditizia e meno rischiosa della versione hard praticata dagli americani tramite i combattenti ucraini. Russi e cinesi contribuiscono inoltre a suscitare gli umori anti-occidentali del cosiddetto “Sud Globale”, salvo disputarsene diverse aree strategiche, specie in Africa e in Asia.

Chi figura senza ombra di dubbio nella colonna dei perdenti siamo noi europei.

 

Come può vincere la pace chi pensava di averla acquisita per diritto naturale e si trova invece coinvolto fino al collo nella guerra combattuta nel proprio continente, con la partecipazione delle massime potenze mondiali? Scopriamo di dover dubitare della disponibilità americana a difenderci senza disporre di una deterrenza minimamente paragonabile a quella perduta in seguito al relativo disimpegno della superpotenza protettrice, orientata verso l’Indo-Pacifico. Intanto paghiamo la bolletta delle sanzioni anti-Putin, che ci colpiscono più radicalmente di quanto infieriscano sulla Russia.

Con la Germania caso limite: senza gas russo e mentre perde quote del mercato cinese, quel motore economico in esaurimento si volge contro i suoi costruttori. E per conseguenza contro i partner europei, Italia in testa.

Noi italiani abbiamo un problema in più rispetto agli altri. Continuiamo a mettere la testa nella sabbia. Facciamo finta di non vedere che la triplice dimensione della guerra in Ucraina, sommata al surriscaldamento del fronte mediorientale e al rivoluzionamento delle gerarchie internazionali ci costringe alla radicale revisione del nostro modo di (non) stare al mondo. Riusciremo in extremis a raddrizzare la barca? Non sarebbe dolce naufragar in questo mare.

 

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ANSA.IT/ MILANO — 25 MARZO 2024 — 10.44 :: Future Tech. Neuralink, arriva il primo post condiviso ‘con il pensiero’. Dopo aver giocato online Noland Arbaugh scrive con la mente su X –

 

 

 

Immagine

LA FOTO DI NOLAND ARBAUGH SULLA X 

 

 

 

 

ANSA.IT/ MILANO — 25 MARZO 2024 — 10.44

https://www.ansa.it/canale_tecnologia/notizie/future_tech/2024/03/25/neuralink-arriva-il-primo-post-condiviso-con-il-pensiero_9abb0d7f-d3e2-4bd5-b1ac-da50f487db11.html

 

 

 

Neuralink, arriva il primo post condiviso ‘con il pensiero’

Dopo aver giocato online Noland Arbaugh scrive con la mente su X

 

 

 

 

ANSACheck

 

A qualche giorno dalla notizia del primo paziente che sta sperimentando l’impianto cerebrale di Neuralink, Elon Musk aggiunge un’ulteriore risultato al progetto dell’azienda che dirige.

Nel fine settimana, Noland Arbaugh, il ragazzo 29enne tetraplegico per un incidente, è riuscito a condividere sul social X un post “con il pensiero”.

 

L’impianto di Neuralink aveva permesso a Noland di giocare a scacchi, immortalato in un video poi diffuso online. “Twitter mi ha bannato perché pensava che fossi un bot, ma poi Elon Musk mi ha reintegrato, perché effettivamente lo sono” ha scherzato il giovane, scrivendo ogni messaggio con l’aiuto del chip che dal cervello invia segnali ad un computer collegato.

Elon Musk ha reagito al tweet di Arbaugh, celebrandolo come il “primo post in assoluto realizzato semplicemente pensando, utilizzando il dispositivo Neuralink Telepathy”.

 

Si tratta del secondo aggiornamento su ciò che l’iniziativa mira a raggiungere, ossia una migliore condizione di vita per persone che, per vari motivi, non riescono a muovere una o diverse parti del corpo.

 

Il 21 marzo, Neuralink ha trasmesso in live streaming un video in cui Noland Arbaugh gioca a scacchi online, usando la mente e spostando il cursore su un computer senza utilizzare strumenti fisici. “Immagino semplicemente che il cursore si muova dove voglio, e l’azione viene eseguita”. Per l’occasione, il paziente è rimasto online per diverse ore di file, tornando a giocare dopo l’incidente subacqueo che lo aveva paralizzato otto anni fa.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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ANSA.IT / GENOVA — 25 MARZO 2024 -12.32 :: Picchiano disabili in una struttura protetta a Imperia, otto indagati. A innescare le indagini caduta di un giovane ospite

 

 

 

ANSA.IT / GENOVA — 25 MARZO 2024 -12.32
https://www.ansa.it/liguria/notizie/2024/03/25/picchiano-disabili-in-struttura-protetta-otto-indagati_6dbb74c5-dbb9-48f8-b128-063ba9d45db8.html

 

Picchiano disabili in una struttura protetta a Imperia, otto indagati.

A innescare le indagini caduta di un giovane ospite

 

ANSACheck
Picchiano disabili in struttura protetta, otto indagati - RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Otto operatori sociosanitari impiegati in una residenza protetta per disabili sono stati indagati per aver picchiato alcuni degenti.

E’ successo a Imperia.

A svelare le violenze sono state le telecamere installate all’interno della struttura che, visionate dagli operatori della Squadra Mobile di Imperia, hanno restituito diversi episodi di violenza, immediatamente segnalati all’autorità giudiziaria.

La Squadra mobile ha quindi notificato agli operatori sociosanitari responsabili dei reati l’avviso della conclusione delle indagini preliminari. L’accusa per gli indagati è abuso dei mezzi di correzione e di disciplina, con le aggravanti dell’aver commesso il fatto in danno di persone disabili ricoverate all’interno di struttura sociosanitaria.

 

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Paddy Compass Namatbara ( Croker Island, 1890- Gunbalaya, 1978 ), è un artista aborigeno australiano che dipinge su corteccia, guaritore tradizionale, o marrkidjbu, della terra di Arnhem occidentale .

 

 

THE CONVERSATION.COM
https://theconversation.com/paddy-compass-namadbara-for-the-first-time-we-can-name-an-artist-who-created-bark-paintings-in-arnhem-land-in-the-1910s-180243

 

 

Arnhem Land è sinonimo di pittura su corteccia: fogli di corteccia d’albero preparati con cura come tela da dipingere da artisti aborigeni.

I pittori della corteccia come John Mawurndjul e Yirawala sono alcuni degli artisti australiani più famosi e ricercati a livello internazionale.

Il mercato dei dipinti su corteccia emerse all’inizio del XX secolo, le collezioni prendono abitualmente il nome del collezionista piuttosto che dei creatori. Una di queste collezioni, la Collezione Spencer/Cahill presso il Museums Victoria.

La Collezione Spencer/Cahill- al centro della nostra ricerca – è vasta e comprende molti oggetti preziosi raccolti da Sir Baldwin Spencer quando visitò Oenpelli (Gunbalanya), Territorio del Nord nel 1912. Successivamente acquisì ulteriori opere d’arte e oggetti tramite il suo contatto “sul campo”, il tiratore di bufali Paddy Cahill.

I primi dipinti su corteccia presenti nelle collezioni dei musei venivano generalmente rimossi dalle capanne di corteccia trovate da esploratori e collezionisti durante i loro viaggi. Spencer e Cahill fecero l’ulteriore passo di commissionare dipinti su corteccia agli artisti: queste opere rappresentano la nascita del movimento artistico aborigeno della pittura su corteccia.

Le precedenti esperienze di raccolta di Spencer erano state condotte per documentare – come descrissero Spencer e altri – una “razza condannata” prima che si estinguesse.

A Oenpelli, Spencer rimase incantato dagli artisti locali che decoravano le loro capanne di corteccia fibrosa con dipinti raffiguranti animali ed esseri spirituali, che ricordano i dipinti trovati nei rifugi rocciosi nelle vicinanze.

Ha confrontato le linee delicate delle opere d’arte con le opere d’arte giapponesi o cinesi “civilizzate” e ha concluso che i dipinti su corteccia locali erano:

così realistici, esprimendo sempre in modo mirabile i tratti caratteristici dell’animale disegnato, che chiunque conosca  l’originale può identificare immediatamente i disegni.

 

Per saperne di più: Recensione – Trasformazioni: i primi dipinti su corteccia di Arnhem Land

 

 

Il dipinto creato da Namadbara nel 1912 raffigurante una gallina di palude, un’orata nera e i suoi stampini decorati a mano, ora al Museums Victoria (oggetto X 19887).

 

Gli stessi motivi dipinti nel 1967 per Lance Bennett, ora parte della Collezione Bennett del National Museum of Australia (oggetto 1985.0246.0109).

 

Paddy Compass Namadbara ricrea il dipinto sulla corteccia del 1912 a Minjilang (Croker Island) nel 1967, fotografato da Lance Bennett. Estate di Lance Bennett, per gentile concessione di Barbara Spencer

 

 

 

Durante gli anni ’50 e ’60 trascorse gran parte del suo tempo a Minjilang (Croker Island), dove dipinse spesso insieme ad artisti contemporanei come Yirawala e Jimmy Midjaumidjau.

Durante queste interviste, Namadbara identificò casualmente le proprie opere in un libro pubblicato da Baldwin Spencer nel 1914, Tribù native del territorio settentrionale dell’Australia

 

 

QUESTO TESTO E’ UNA SERIE  DI CITAZIONI DAL TESTO DI NATALIE SAUER:
https://theconversation.com/paddy-compass-namadbara-for-the-first-time-we-can-name-an-artist-who-created-bark-paintings-in-arnhem-land-in-the-1910s-180243

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

da : https://www.aboriginal-bark-paintings.com/namatbara/

 

 

 

 

 

foto da : https://www.aboriginal-bark-paintings.com/namatbara/

 

 

 

Paddy Compass Namadbara: for the first time, we can name an ...

Paddy Compass Namadbara a Minjilang (Croker Island) nel 1967, fotografato da Lance Bennett. La giovane è la nipote di Namadbara, Elaine, figlia del figlio adottivo Thompson Yulidjirri. Foto di Lance Bennett, per gentile concessione di Barbara Spencer

 

Namdbhara era un membro del clan Alarrdju;  era rinomato per le sue capacità di guaritore, e, oltre che come pittore, per le sue capacità di mentore per le generazioni più giovani.

 

 

Il dipinto su corteccia raffigurante un barramundi che Namadbara creò per Spencer a Oenpelli nel 1912 e di cui parlò nell’intervista con Lance Bennett nel 1967, ora al Museo Victoria Spencer/Cahill Collection (oggetto X 19909).

 

 

NOTA SULLA TERRA DI ARNHEM

 

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terra di ARNHEM — DOVE SI TROVA IN AUSTRALIA

DA :  Glen Dillon – File:Arnhem_land_locator.png

 

 

 

La Terra di Arnhem è un territorio di 97.000 km² sito nel nord-est del Territorio del Nord, in Australia. Prende nome dal vascello olandese che la raggiunse per prima nel XVIII secolo; a sua volta il vascello portava il nome dell’omonima città olandese, che significa “casa delle aquile”.
Si estende da Port Roper, sul Golfo di Carpentaria fino al fiume East Alligator, dove si congiunge con il Parco nazionale Kakadu. I suoi principali centri abitati sono Jabiru, sul confine del parco nazionale Kakadu, e Maningrida, sulle foci del fiume Liverpool.

Il suo centro amministrativo è Nhulunbuy, il quarto centro abitato del Territorio del Nord per popolazione.

 

 

cartina da commons.wikipimedia
Nigel Malone – Nigel Malone

 

 

Degne di nota nella regione sono le pitture rupestri aborigene: di cui alcune di esse registrano l’arrivo dei primi europei – a volte con un dettaglio tale da consentire di riconoscere il modello dei fucili che gli europei avevano con sé (dei fucili Martini-Henry). In un sito distante alcune centinaia di chilometri dalla capitale del Territorio del Nord, Darwin, si trova la raffigurazione di un’intera banchina del molo di Darwin, navi ed edifici inclusi; gli stessi coloni europei vi sono raffigurati ed una figura, dipinta con una pistola ed un codino lungo la schiena, rappresenta uno dei lavoratori cinesi deportati a Darwin nel tardo XIX secolo.

 

testo da : https://it.wikipedia.org/wiki/Terra_di_Arnhem

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Namadbara bark painting

immagini sopra da : https://www.aboriginal-bark-paintings.com/namatbara/

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anna maria moscarell @annamariamosca — 21.43 — 24 marzo 2024 –grazie, un po’ di allegria ! perfettamente definito..

 

 

https://twitter.com/i/status/1772001269701374106

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ANPI III Municipio Roma “Orlando Orlandi Posti” @ANPIRomaPosti – 19.45 — 24 marzo 1944 / 2024

 

 

State tranquilli: farò il mio dovere. Ti abbraccio. Viva l’Italia libera!”

#FerdinandoAgnini, #Patriota dell’#ARSI, fucilato alle #FosseArdeatine il #24marzo 1944 a 19 anni.

 

Immagine

 

 

 

nel link sotto, sono segnalati tante altre persone, noi ne pubblichiamo una per tutte le altre:

 

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alfredo facchini @streetcnina 9.57 — 23 marzo ’24 — grazie- concordo pienamente, ch.

 

È STRAGE

Sono stati tutti.

#Mosca

 

 

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Marco @P_M_1960 – 17.29 — 24 marzo 2024 — grazie infinite di aver condiviso, ciao Marco !

 

Gaza è anche questo

#StopbombingGaza

#FreePalestineFromIsraeINOW

 

 

Immagine

 

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CASTELL’ ARQUATO ( Castell Arquä in dialetto piacentino ) è un bellissimo borgo medioevale sulle alture della Val d’Arda in provincia di Piacenza, in Emilia Romagna – grazie a Francesca Valerio e Nicolò che ce l’hanno segnalato, ciao !

 

Castell’Arquato (Castell Arquä in dialetto piacentino) è un comune italiano di 4 577 abitanti ( dati agosto 2022 ) della provincia di Piacenza in Emilia-Romagna.

Situato sulle prime alture della val d’Arda, è caratterizzato da un borgo medioevale arroccato lungo la collina che domina la vallata. Il centro storico si trova sulla riva sinistra del torrente Arda, mentre sulla sponda opposta si è sviluppato un quartiere residenziale.

Dista circa 30 km da Piacenza42 km da Cremona e 45 km da Parma.

Castell’Arquato ha il titolo di città d’arte, è stato insignito della bandiera arancione dal Touring Club Italiano e fa parte del club de I borghi più belli d’Italia.

 

 

Il tracciato piacentino

in questa così dettagliata cartina dal misterioso link: duepassidalmistero.com

mostra il tracciato piacentino della famosa  VIA FRANCHIGENA (secondo l’itinerario riconosciuto dal Comitato Scientifico Europeo relativo al percorso compiuto dall’arcivescovo Sigerico) coincide con quella che fu la più importante via di comunicazione della diocesi piacentina quando, nel Medioevo, si estendeva da Casteggio a Borgo Val di Taro, essendosi costituita dall’accorpamento delle città romane di Piacenza e Velleia. L’itinerario della Via Francigena si incanalò quindi in un sistema di percorrenze che le relazioni su base locale aveva tracciato. Lo stesso vale per l’itinerario Romeo di Bobbio, di origine altomedievale, il cui tracciamento non può disgiungersi dalle esigenze di comunicazione del regno longobardo prima (per il tracciato che collegava Pavia, la capitale del Regno, con Bobbio- La Spezia-Roma) e della regione diocesana in seguito.

(ch. un bel modo di spiegare come si formarono le strade che poteva essere intuitivo a pensarci..)


BERCETO

Su questa via sorsero numerose abbazie e ospizi per i pellegrini e sono molti i luoghi intrisi di culti locali.

se volete seguire questi tracciati vi consiglio di cuore di aprire il link sotto per non perdere meraviglie —

due passi nel mistero.com
http://www.duepassinelmistero.com/tracciato_piacentino_della_via_f.htm

 

HOMEPAGE DI MARISA UBERTI ( e altri )
https://www.duepassinelmistero2.com/home/

 

 

 

 

 

 

Castell'Arquato, Palazzo del Podestà (Emilia-Romagna, Italy)

PALAZZO DEL PODESTA’ – XIII sec. ( 1293 ) o Palazzo Pretorio

 

 

 

 

 

Italy, Emilia Romagna, Castell'Arquato, view of the city

il paese di Castell’Arquato  con la Rocca Viscontea

 

 

 

 

 

Italy, Emilia Romagna, Castell'Arquato, landscape

 

 

 

 

Italy, Emilia Romagna, Castell'Arquato, landscape

la campagna intorno

 

 

 

 

Castell'Arquato, Piazza del Municipio (Emilia-Romagna, Italy)

Piazza del Municipio, la piazza principale

 

 

 

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Colleggiata della Chiesa di Santa Maria Assunta- Lato nord e  Portico del Paradiso
Parma1983 – Opera propria

 

 

 

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Facciata della Collegiata
Icco80 – Opera propria

 

 

Sorta nel 1122 sul luogo occupato da una precedente chiesa risalente al 758 e crollata a seguito di un terremoto nel 1117, presenta tre navate e due accessi: uno nella facciata e uno sul lato nord. Il campanile, originariamente non previsto nel progetto e aggiunto nel XIII secolo, si trova sopra la navata inferiore di sinistra. La chiesa subì pesanti interventi di restauro tra il settecento e la prima metà del novecento: nel settecento l’interno venne intonacato completamente, una volta decorata con stucchi andò a sostituire il tetto a capriate e finestre di forma rettangolare presero il posto delle monofore. Gli interventi del novecento, guidati dall’arciprete Cagnoni, portarono alla riscoperta degli affreschi quattrocenteschi situati nella cappella di santa Caterina, la ricostruzione della loggetta dedicata a san Giovanni e della quarta absidiola contenente al suo interno una vasca ad immersione risalente all’VIII secolo, il ripristino degli absidi minori, il rifacimento della facciata e il recupero del soffitto a capriate.

 

 

 

 

Navata centrale
Mongolo1984 – Opera propria

 

 

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Cappella di Santa Caterina d’Alessandria
Parma1983 – Opera propria

La Cappella di Santa Caterina con pregiati affreschi – il ciclo dedicato alla santa – situato  risalente al XV secolo e attribuito a pittori di scuola toscana.

 

 

 

Absidi

Mongolo1984 – Opera propria

 

 

foto e testo continuano nel link :
https://it.wikipedia.org/wiki/Castell%27Arquato#/media/File:Collegiata_di_Santa_Maria_Assunta_(Castell’Arquato)_-_lato_nord_1_2022-07-16.jpg

 

 

 

 

Collegiate church of Castell'Arquato

il Chiostro della Colleggiata

 

 

 

Medieval townscape of Castell'Arquato with Collegiata church and Visconti palace in Italy

La Colleggiata e il Palazzo dei Visconti o Rocca Viscontea

 

 

 

in questa foto la ” Rocca ” si vede meglio

Eretta per volontà di Luchino Visconti tra il 1342 e il 1349, la Rocca passa nel 1404 agli Scotti, poi a Filippo Visconti. Nel 1466 entra nel patrimonio degli Sforza che la tengono sino al 1707, anno nel quale viene inglobata nel Ducato di Parma e Piacenza. 

 

una foto un po’ sbiadita che la vede dall’alto

entrambe le foto sono 
da : https://www.castellidelducato.it/castellidelducato/castello.asp?el=rocca-viscontea-di-castellarquato-in-val-darda-gioiello-dei-castelli-del-ducato-di-parma-piacenza

 

 

 

File:Pusterla (Vigolo Marchese, Castell'Arquato) - lato est 2 2022-07-20.jpg

Pusterla (Vigolo Marchese, Castell’Arquato)

Il borgo di Vigolo Marchese è collocato a 132 m s.l.m., sulle sponde del torrente Chiavenna, dove le ultime propaggini collinari dell’Appennino ligure lasciano il posto alla pianura Padana, e si trova a circa km di distanza da Castell’Arquato, in direzione nord-ovest

 

 

 

Vigolo Marchese – Veduta

chiesa e battistero di Vigolo Marchese, Castell’Arquato

 

 

 

 

 

 

 

 

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Pusterla di Vigolo Marchese, Castell’Arquato–lato est
Parma1983 – Opera propria

 

 

 

Castell'Arquato - 1Una bottega a Castell’Arquato

 

 

 

Castell'Arquato - 10

Lo stemma del paese

 

 

 

in questo link di Getty Images trovate tre pagine ( o due e un po’ ) di foto di castell’Arquatoche non abbiamo potuto pubblicare, almeno non tutte

https://www.gettyimages.it/immagine/castellarquato?assettype=image&page=3&phrase=castellarquato&sort=best&license=rf%2Crm

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video, 5 min. –JEROME MURAT — AL LIDO DI PARIGI – un grande artista francese– forse è un principe, discendente da Gioacchino Murat, re di Napoli + un altro video

 

 

Jérôme Murat vous interprète une statue surprenante..

 

JEROME MURAT

Francia

 

JEROME MURAT è un eccezionale artista francese, vincitore della bacchetta magica d’oro “Golden Wand” al Montecarlo Magic Stars. Si è esibito nei teatri e nelle televisioni di tutto il mondo ed è stato per anni la principale attrazione del famoso “Lido de Paris”.
Il suo originale numero rappresenta una perfetta fusione tra mimo e magia, che mette in scena un universo di emozioni. È uno dei numeri più apprezzati dal pubblico di Supermagic, torna al Teatro Olimpico nel 2019, a grande richiesta, dopo 11 anni.

da :

JEROME MURAT

 

 

il primo video, La Statua  – 5 min. ca

 

 

 

Jerome Murat è un artista francese che ha dato nuova linfa e nuovi significati a una forma artistica che affonda le proprie radici nell’antichità: si tratta della pantomima, una rappresentazione scenica muta, di origine classica, in cui l’azione è espressa unicamente dai movimenti mimici e dalla danza, talvolta con accompagnamento musicale e commento narrativo.

da : https://www.tvblog.it/post/youtube-selection-jerome-murat

 

 

 

per chi volesse, un altro numero di Jerome Murat

video, 7.10

 

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ANSA.IT — 24  MARZO 2024 — 8.37 :: Russia, Putin accusa l’Ucraina per la strage di Mosca e ignora l’Isis. ‘Presi i quattro terroristi, fuggivano lì’. Kiev nega. Almeno 133/ 143 i morti, 121 i feriti — L’Occidente condanna l’attacco, la Nato: crimine odioso

 

 

ANSA.IT — 24  MARZO 2024 — 8.37
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/23/strage-a-mosca-143-le-vittime.-putin-chi-e-dietro-a-questo-attacco-paghera._61335089-eeb9-4a50-aa76-a85a9d29fd47.html

 

Russia, Putin accusa l’Ucraina per la strage di Mosca e ignora l’Isis.

‘Presi i quattro terroristi, fuggivano lì’. Kiev nega. Almeno 133 i morti. L’Occidente condanna l’attacco, la Nato: crimine odioso

ANSACheck

 

ssian rescuers clear the rubble and extinguish fires at Moscow ‘s Crocus City Hall © ANSA/EPA

 

 

Incurante della rivendicazione dell’Isis, ribadita a distanza di 24 ore, Vladimir Putin agita lo spettro di una responsabilità di Kiev nella strage al Crocus City Hall di Mosca, avvertendo che chi “sta dietro a questo barbaro atto terroristico sarà punito”.

Il sospettato numero uno per la Russia sembra essere proprio l’Ucraina, dove i quattro esecutori materiali dell’attacco volevano rifugiarsi grazie a una “finestra” preparata per loro oltre confine, ha accusato il presidente. Una ricostruzione che la presidenza ucraina ha respinto come “assolutamente insostenibile”. Il bilancio dell’assalto, compiuto mentre circa 6.000 spettatori stavano aspettando l’inizio di un concerto della rock band Picnic, è intanto drammaticamente salito. Il Comitato investigativo ha detto che i morti accertati sono 133, dopo che una ventina di corpi senza vita sono stati recuperati da sotto le macerie della sala da concerti, parzialmente distrutta da un incendio che i quattro terroristi avrebbero appiccato usando liquido infiammabile, secondo alcuni testimoni. La direttrice della televisione Russia Today, Margarita Simonyan, ha parlato di 143 uccisi, ma la notizia non ha trovato conferme ufficiali. I feriti sono 121, e dalle prime ore di oggi centinaia di moscoviti si sono messi in coda davanti a ospedali e centri medici per donare il sangue. Tra le vittime ci sono anche bambini, e molte madri sono state trovate morte abbracciate ai loro figli, ha scritto la testata Baza. Putin, in un discorso televisivo alla nazione, ha parlato di un “omicidio di massa” di cui sono stati vittime adulti e bambini, come quelli compiuti “dai nazisti nei territori occupati” nella Seconda guerra mondiale. Il servizio di intelligence interna, l’Fsb, ha riferito che i quattro accusati di avere compiuto l’assalto sono stati arrestati con altre sette persone nella regione di Bryansk, circa 350 chilometri a sud-ovest di Mosca. I sospetti attentatori, che secondo le autorità russe sono tutti stranieri, viaggiavano a bordo di una Renault bianca, bloccata dopo un inseguimento. Il deputato Alexander Khinshtein, capo della commissione per la politica dell’informazione della Duma, ha affermato che a bordo sono stati trovati passaporti tagiki. Secondo l’Fsb, i sospettati hanno cercato di fuggire verso il vicino confine con l’Ucraina, Paese nel quale avevano “contatti”. E la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova, ha sottolineato che “negli ultimi anni il regime di Kiev ha condotto attività terroristiche attive e sistematiche contro i russi“, ricordando tra l’altro diversi “attentati contro personaggi pubblici e giornalisti”.

Ma il consigliere presidenziale ucraino Mikaylo Podolyak ha risposto che “qualsiasi tentativo di collegare l’Ucraina all’attacco terroristico è assolutamente insostenibile” e che la versione dei servizi russi è “assurda”. Mentre il premier polacco Donald Tusk ha detto di sperare che la Russia non usi l’attacco di Mosca “per un’escalation della violenza” in Ucraina.

In un video di tre minuti diffuso da Margarita Simonyan, uno dei quattro arrestati ha ammesso in un primo interrogatorio sommario di avere accettato di partecipare all’azione per soldi dopo avere seguito online le “lezioni” di un “predicatore”, ma non ha fatto alcun cenno all’Ucraina. A rivendicare nuovamente l’attacco è invece stato l’Isis, attraverso la sua agenzia di stampa Amaq, confermando che è stato compiuto da quattro suoi “combattenti”, di cui ha pubblicato le fotografie. “L’attacco si inserisce nel contesto di una guerra furiosa tra lo Stato Islamico e i Paesi che combattono l’Islam”, ha aggiunto Amaq, con apparente riferimento, tra l’altro, agli interventi militari russi in Siria e in Africa.

Il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha condannato “i terribili attacchi a Mosca e il terrorismo in tutte le sue forme”. E la Casa Bianca ha confermato che gli Stati Uniti avevano avvertito i russi all’inizio di marzo di un attacco terroristico che avrebbe potuto colpire “grandi raduni” a Mosca, tra cui concerti, come aveva scritto sul suo sito l’ambasciata americana. La volontà di cooperare con la Russia nella lotta al terrorismo è stata sottolineata in conversazioni telefoniche avute con Putin dai leader di Bielorussia, Uzbekistan, Kazakhstan e Turchia.

L’attacco a Mosca “prova che le crisi regionali devono essere risolte pacificamente il più presto possibile”, ha sottolineato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, che recentemente ha confermato la sua volontà di agire da mediatore nel conflitto ucraino.

 

Il giorno dopo l’attacco rivendicato dall’Isis che ha causato 133 morti nella periferia di Mosca, la Casa Bianca ha affermato che il gruppo jihadista è un “comune nemico terrorista”. “L’Isis è un comune nemico terrorista che deve essere sconfitto ovunque”, ha assicurato la portavoce della Casa Bianca Karine Jean-Pierre, precisando che la presidenza americana “condanna fermamente l’atroce attacco terroristico di Mosca”, che ha colpito “civili innocenti”.

L’Occidente condanna all’unanimità, senza se e senza ma, l’attacco terroristico di Mosca che rilancia l’incubo Isis ed esprime la sua solidarietà alle vittime e ai loro parenti. Dagli Usa ai vertici Ue passando per le capitali europee – da Roma sono arrivate le ferme condanne del presidente della Repubblica Sergio Mattarella e della presidente del Consiglio Giorgia Meloni – tutti hanno espresso il loro sdegno per una strage di civili che ricorda molto da vicino quella compiute negli anni passati dagli uomini dello stato islamico, a partire da quella del Bataclan avvenuta a Parigi nel 2015.

Davanti all’emozione suscitata dalle immagini di quanto accaduto nella Crocus City Hall per un giorno, da quando la Russia ha invaso l’Ucraina, si è andati oltre il tema della guerra. Si è trattato di un “terribile attacco” ha detto il segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha ribadito la necessità di combattere ogni forma di terrorismo.

Questo dopo che già la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen e il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel avevano espresso la loro indignazione per la mattanza di civili avvenuta a Mosca. Ed anche da Parigi e Berlino erano giunte parole di ferma condanna. Come ha fatto anche la Nato attraverso un suo portavoce che ha sottolineato come “nulla può giustificare un crimine così odioso”.

Ma al di là della parole di circostanza utilizzate per commentare la strage di Mosca l’Occidente resta fermo nella sua determinazione a voler fermare Putin nella guerra avviata contro l’Ucraina. Il vertice Ue svoltosi a Bruxelles poche ore prima dell’attacco terroristico di Mosca lo ha confermato.

L’Unione, nonostante le resistenze di alcuni suoi membri, in particolare l’Ungheria di Viktor Orban, vuole fornire a Kiev tutte le munizioni e gli equipaggiamenti militari necessari per respingere l’avanzata russa. Tuttavia è alle prese con un rebus di non facile soluzione: come finanziare questa operazione e, in parallelo, trovare le risorse per andare avanti sulla strada di una difesa comune europea partendo dalla creazione di sinergie tra le imprese che operano nel settore. Al termine del summit, von del Leyen e Michel si sono mostrati ottimisti anche sulla possibilità di utilizzare i proventi provenienti dagli asset russi congelati con le sanzioni dell’Ue. Una mossa che potrebbe mettere a disposizione delle casse europee circa tre miliardi di euro nel 2024, di cui un miliardo già a luglio “se saranno compiuti tutti i necessari passi”, ha precisato la presidente della Commissione Ue.
La strada per raggiungere questo obiettivo, così come quella per far arrivare a Kiev armi e munizioni in gran quantità, non pare però essere ancora in discesa. Bisognerà aspettare le prossime mosse dell’Unione e l’ennesimo vertice, fissato per il 17 e 18 aprile, per vedere se i buoni propositi si tradurranno in mosse concrete ed efficaci.

 

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AVVENIRE  SABATO 23  MARZO 2024 ::: La scheda. Chi sono i killer, perché l’attacco, cosa succede ora: la strage in 7 punti +note + altro

 

 

 

AVVENIRE  SABATO 23  MARZO 2024
https://www.avvenire.it/mondo/pagine/chi-sono-i-terrositi-perche-l-attentato-cosa-puo-succedere-adesso-tutte-le-domande-sulla-strage-di-moscala

 

 

 

La scheda. Chi sono i killer, perché l’attacco, cosa succede ora: la strage in 7 punti

 

 

sabato 23 marzo 2024

 

Una scheda per capire che cosa è accaduto a Mosca e perché la rivendicazione da parte dell’Isis non è affatto una buona notizia. Ecco come l’attentato potrebbe influire sullo scenario internazionale

 

 

Il post con cui l'Isis ha rivendicato l'attentato al Crocus City Hall di Mosca

Il post con cui l’Isis ha rivendicato l’attentato al Crocus City Hall di Mosca – Ansa

 

Alle 23.50 di venerdì sera, tre ore dopo l’inizio dell’attacco terroristico al Crocus City hall di Mosca che ha lasciato a terra decine di cadaveri, i canali Telegram vicini ai servizi di sicurezza russi hanno diffuso una prima foto dell’automobile bianca usata dagli attentatori per fuggire. Un’immagine molto chiara: dentro due uomini, uno con un cappellino, corporatura robusta, un accenno di barba e lo sguardo rivolto verso il basso. L’altro al volante, meno riconoscibile. Poche ore ancora e gli stessi canali Telegram Baza e Mash hanno postato video e foto dei primi brutali interrogatori sommari. Circostanze rese pubbliche sui social ma su cui non c’è stata alcuna conferma ufficiale della autorità russe.

 

 

Chi sono i terroristi?

 

Notizie ufficiali arrivano poco dopo le 9 del mattino, ora italiana, quando le agenzie di stampa statali della Federazione hanno diffuso la notizia che per la strage nella sala concerti sono state arrestate undici persone, tra cui quattro presunti terroristi. Tutti provenienti dal Tagikistan, secondo gli investigatori russi. Nessuno con nazionalità tagika, secondo il ministero degli Esteri di Dushanbe, che ha definito false le notizie del coinvolgimento di suoi cittadini nell’attacco terroristico.

 

nota:

CARTINA DEL TAGIKISTAN CON LA CAPITALE DUSHANBE

Da : wikipedia _ Geografia del Tagikistan

 

vi mostro solo la Biblioteca nazionale del Tagikistan  a Dushanbe– torneremo nella città e chissà  nel paese..

Шухрат Саъдиев – Opera propria

 

 

 

 

 

Perché l’attentato?

 

Ecco alcuni passaggi degli interrogatori, non proprio formali, degli agenti russi: «Che cosa ci facevi al Crocus?» chiede un uomo delle unità speciali a uno dei presunti attentatori, tenendolo per i capelli fermo a terra, faccia in giù, mentre lo registra con uno smartphone. «Ho sparato» risponde. «A chi hai sparato?» lo sollecita l’agente. «Alle persone» dice l’interrogato. «Perché l’hai fatto?» lo incalza. «Per soldi» confessa lui a voce bassa. Nel video pubblicato da Baza ( un canale televisivo )  e rilanciato dal canale Telegram della direttrice della televisione Russia Today, Margarita Simonyan, l’arrestato dichiara di avere 26 anni, di aver accettato di partecipare all’attacco dopo avere ascoltato un mese fa le lezioni di un predicatore, di essere stato reclutato da un aiutante che gli ha offerto 500mila rubli (circa 5.000 euro). Di cui 250.000 già pagati in anticipo. Da lui nessun riferimento a eventuali contatti ucraini per la fuga dopo l’assalto.

Le immagini dell’uomo, sottomesso, spaventato a morte, non possono che turbare. Ma ancor di più il filmato di un altro degli arrestatiche dapprima i canali Telegram russi fanno vedere con la testa e la faccia fasciate, ricoperto di sangue, tumefatto: lo stesso uomo che in un video pubblicato successivamente su X dal gruppo indipendente bielorusso Nexta e dal media russo Meduza viene mostrato mentre, tenuto fermo a terra in un luogo che sembra un bosco, viene torturato. Altre immagini shock fanno vedere un ragazzo, «di 19 anni, originario di Dushanbe in Tagikistan», secondo i canali Telegram russi, con una ferita molto evidente all’occhio sinistro, supino e a terra, apparentemente privo di sensi.

 

Chi ha rivendicato l’attacco?

 

Mentre Mosca insiste nel puntare il dito contro Kiev, l’Isis continua ad attribuirsi la responsabilità della strage al Crocus City Hall di Mosca, indicando che sono suoi i quattro terroristi che hanno sparato nella sala da concerto e pubblicandone anche le foto. Una rivendicazione che trova riscontro dagli Stati Uniti, che affermano di aver avvertito la Russia a inizio mese del rischio di attacchi da parte dell’Isis-K, il ramo afghano dello Stato islamico, mentre fonti di intelligence hanno riferito di aver ricevuto segnali di possibili attacchi «già da novembre». Conosciuto anche come Stato islamico del Khorasan (Iskp), il gruppo è attivo già dal 2014, formatosi da membri di gruppi militanti, compresi quelli del Pakistan e dell’Uzbekistan.

 

L’organizzazione è attiva in Asia centrale: il nome Khorasan si traduce in “la terra del sole” e si riferisce a una regione storica che comprende parti dell’Afghanistan, del Pakistan e anche dell’Iran, dove a gennaio il gruppo ha effettuato due attentati che hanno ucciso quasi 100 persone. Una dimostrazione di forza, brutalità e di inclinazione ad azioni spettacolari. L’Isis-K si pone come obiettivo la fondazione di un nuovo califfato che riunisca Afghanistan, Pakistan, Iran, ma non solo: nella loro visione rientrano infatti alcune ex repubbliche sovietiche, come il Turkmenistan, il Tagikistan e l’Uzbekistan.

 

Come è possibile che il Cremlino non fosse preparato?

 

Lo scorso 7 marzo l’ambasciata americana a Mosca aveva messo in guardia i propri cittadini per possibili attentati terroristici nelle 48 ore successive, specie ad eventi affollati come concerti musicali. L’allarme era stato lanciato dopo che, il giorno prima, i servizi di sicurezza interni (Fsb) avevano detto di aver sventato un attacco con armi da fuoco contro i fedeli di una sinagoga nella capitale. L’intelligence russa ha confermato di aver ricevuto le informazioni, ma «erano di natura generale e non contenevano dettagli specifici» scrive l’agenzia Tass.

 

Perché la ricomparsa dell’Isis non è una buona notizia?

 

Qualche osservatore ha tirato un sospiro di sollievo alla notizia della rivendicazione dell’Isis. Meglio il ritorno dello Stato islamico – è questo il ragionamento – che un coinvolgimento dell’Ucraina (come si era adombrato a Mosca) che avrebbe significato una svolta sanguinosa e terribile nel già durissimo conflitto ucraino. Il ritorno dei macellai dello Stato islamico invece aggiunge un elemento di preoccupazione significativo: è l’apertura di un quarto fronte che si aggiunge a quello ucraino, a quello di Gaza e a quello del Mar Rosso nel gran caos globale. Questo senza considerare le varie tensioni sparse per il mondo, a cominciare da quella su Taiwan.

 

Che peso ha la strage sulla situazione internazionale?

 

«Tutti coloro che sono dietro a questo atto terroristico la pagheranno». L’avvertimento di Vladimir Putin nel suo discorso alla nazione dopo la strage al Crocus City Hall, unito ai vaghi accenni a una possibile responsabilità di Kiev, potrebbero far pensare ad un ulteriore inasprimento degli attacchi sull’Ucraina, o addirittura a raid contro la dirigenza del Paese, come ha suggerito ieri l’ex presidente Dmitry Medvedev. Ma la preoccupazione maggiore del capo del Cremlino è oggi quella di prevenire il panico ed evitare spaccature in un Paese multietnico e multiconfessionale, dove i musulmani rappresentano una cospicua minoranza e il jihadismo di stampo islamico ha già portato una seria minaccia alla tenuta dello Stato dopo lo scioglimento dell’Urss. Nonostante gli accenni ad un ruolo ucraino in quanto avvenuto, rimane pur sempre la rivendicazione dell’Isis. Di qui l’appello di Putin alla comunità internazionale per unirsi a Mosca nella lotta al terrorismo, che «non ha nazionalità. Contiamo sull’interazione con tutti i Paesi che condividono sinceramente il nostro dolore e sono pronti a condividere gli sforzi per combattere il nemico comune» ha aggiunto il presidente.

L’appello appare stonato mentre la Russia e l’Occidente sono contrapposti nella guerra in Ucraina. Sono molto lontani i tempi della cooperazione Russia-Usa dei primi anni della presidenza di Putin, che aveva instaurato un rapporto di stima reciproca con l’omologo americano George W. Bush. Il capo del Cremlino fu il primo leader internazionale a telefonare all’inquilino della Casa Bianca dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001 per offrirgli la piena collaborazione di Mosca nella lotta al terrorismo islamico, che aveva già preso di mira la Russia con attentati sanguinosi. Tanto che il mese successivo i russi cooperarono attivamente all’attacco americano contro i Talebani in Afghanistan. E proprio i presidenti di Paesi di questa regione, come Kazakhstan e Uzbekistan, hanno già telefonato a Putin per assicurare la loro collaborazione. In un Paese dalle tante etnie in cui i musulmani rappresentano, secondo alcune stime, un settimo della popolazione e sono concentrati nelle terre caucasiche di confine, il timore è che attentati come quello di venerdì possano essere diretti a provocare scontri interni di cui sarebbe difficile prevedere gli sviluppi.

 

Che ruolo ha l’Europa?

 

A non dover essere tranquilla, in questa fase, è la vecchia Europa, reduce da un vertice che ha prodotto molte idee e proposte ma pochi passi concreti. Invece la concretezza e la tempestività dovrebbero essere, adesso, le parole d’ordine dell’Ue. Il mondo sta cambiando molto velocemente e la costruzione di una vera e concreta politica estera e di una identità di difesa comuni devono essere la priorità strategica dei 27. Siamo già in ritardo e nessuno aspetterà i tempi lunghi dell’Unione europea. La difesa dei valori europei, della pace e della democrazia dipendono, ora, anche dalla capacità di decidere in tempi brevi e adeguati alla realtà dei nostri giorni.

 

 

 

cartina da :

in ogni dove.it

https://www.inognidove.it/sap.php?markerId=Khorasan&tabId=1

 

 

 

 

NOTA DA TRECCANI SULLA REGIONE STORICA DEL KHORASAN / KHURASAN

 

Regione storica dell’Asia centrale, comprendente territori oggi appartenenti a Iran, Afghanistan, Pakistan, Turkmenistan, Tagikistan e Uzbekistan. Il K. ebbe massima estensione e importanza dopo la conquista islamica e durante il califfato, quando il territorio islamico a E della provincia irachena fu sede di estese rivolte e di una prolungata resistenza all’arabizzazione, ma anche di un’intensa vita culturale e religiosa nei centri di Merv, Tus e Nishapur. Dal K. originò il movimento che condusse al potere gli Abbasidi nel 750 e qui s’installarono, dal 9° sec., le dinastie militari iraniche e turcomanne che sottrassero potere al califfato.

La storia successiva del K. segue quella dell’Iran fino alla caduta dei Safavidi alla fine del sec. 18°, quando le regioni orientali del K. furono annesse dall’Afghanistan, mentre, nel sec. successivo, 19°, la Russia zarista conquistava le regioni settentrionali. Il K. iraniano, il cui centro principale è Mashhad, è oggi suddiviso in tre province che portano questo nome.

 

TRECCANI.IT — DIZIONARIO DI STORIA
https://www.treccani.it/enciclopedia/khurasan_(Dizionario-di-Storia)/

 

 

DA KHORASAN – TRECCANI – ENCICLOPEDIA ON LINE
https://www.treccani.it/enciclopedia/khorasan/

 

Regione storica dell’Asia, corrispondente alla provincia più orientale dell’Impero persiano.

Oggi è divisa in 3 parti:

all’Iran è restata la parte sud-ovest con capoluogo Mashhad,

al Turkmenistan la parte nord,

all’Afghanistan la parte sud-est (Herat).

Dal 2004 il K. iraniano è stato suddiviso nelle province del K. SettentrionaleK. Meridionale K.-e Razavi.

Il territorio è montuoso. Dove c’è umidità sufficiente, i terreni si prestano alle colture e all’insediamento stabile; nel resto della regione predomina la pastorizia nomade e seminomade. Tipico l’artigianato dei tappeti.

 

 

 

La via per Isfahan

Abu Obeid el-Jozjani: così si chiamava il discepolo prediletto di Abu Alì ibn Sina, il grande Avicenna, il principe dei medici e dei filosofi, la cui saggezza e il cui sapere abbagliarono, agli inizi del secondo millennio, califfi e visir, principi e mendicanti, capi militari e poeti, suscitando ammirazione e stupore tra le genti d’Occidente.
Jozjani visse a fianco di Avicenna per venticinque anni, seguendo fedelmente il maestro nel suo peregrinare da Samarcanda a Chiraz, dalla magnificenza dei palazzi all’umiltà dei borghi, e annotando puntualmente, come in una specie di diario di bordo, quanto accadeva.

Basato sul manoscritto autentico di Jozjani, La via per Isfahan non è soltanto l’avvincente racconto della vita e delle gesta di uno dei sommi sapienti dell’Islam, al tempo in cui l’Islam era una grande e tollerante civiltà. È, innanzi tutto, uno straordinario romanzo d’avventura che, attraverso gli occhi di Jozjani, ci riconduce sulle strade della Persia che abbiamo sempre sognato: tra le distese desertiche e salate dove, in mezzo a oasi lussureggianti, sorgono città di una bellezza incomparabile, e le carovane scaricano gemme e spezie del paese giallo, armature di Siria, avori di Bisanzio; nei bazar, dove le narici si gonfiano di profumi rari e aromi preziosi, e pellicce, ambra, miele e schiave bianche seducono i viandanti; nei deserti pietrosi, sotto i cieli stellati; nell’intimità dei serragli; negli harem traboccanti di voluttà…
Sinouè non trascura nessuno dei molteplici talenti di Avicenna: filosofo, matematico, astronomo, sapiente in ogni cosa e, infine, amante appassionato. Di città in città, tra deserti e montagne, la straordinaria vita di Ibn Sina si dipana fino all’ultima tappa del suo cammino: Isfahan, la città sublime dove Avicenna muore a cinquantasette anni dopo aver bevuto, fino all’ebbrezza, la coppa del sapere e dell’amore.

 

 

L’AUTORE

Gilbert Sinoué è nato nel 1947 in Egitto da madre francese e padre egiziano. Dal 1965 vive a Parigi. Neri Pozza ha pubblicato, con grande successo di critica e di pubblico, le sue opere: Il libro di zaffiro, Il ragazzo di Bruges, La via per Isfahan, I giorni e le notti, Il silenzio di Dio, Lady Hamilton, Una nave per l’inferno, La regina crocifissa, Io, Gesù, La signora della lampada, Armenia, La terra dei gelsomini, Grida di pietra.   

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video, 1.27 -TG LA 7 –23 MARZO 2024 — ORE  8.49 — L’ATTACCO A MOSCA Mosca, CHI SONO GLI ATTENTATORI : l’analisi di Dario Fabbri ( 2° video ) + IL FATTO QUOTIDIANO 23 -03-2024 ( LINK )

 

 

per il video, apri qui

TG LA 7 –23 MARZO 2024 — ORE  8.49
https://tg.la7.it/cronaca/i-terroristi-lanalisi-dario-fabbri-23-03-2024-209156

 

L’ATTACCO A MOSCA

Mosca, chi sono gli attentatori: l’analisi di Dario Fabbri

 

 

A Omnibus Dario Fabbri spiega chi è il gruppo responsabile dell’attacco a Mosca

 

di Redazione Digitale

 

 

A poche ore dalla carneficina nella sala per concerti a Mosca, l’analista Dario Fabbri intervenuto a Omnibus spiega chi sono i terroristi che hanno compiuto il massacro. Si tratta di un gruppo nemico dei talebani, in concorrenza con loro. Non si tratta solo di fondamentalisti, dice il direttore delle rivista geopolitica Domino, ma di un gruppo aperto al resto del mondo islamico alla ricerca di persone da reclutare.

2° VIDEO 

 

IL VIDEO IN CUI PARLA DARIO FABBRI E’ INTERROTTO, METTO IL PROGRAMMA INTERO:

AL MINUTI 26.47  INIZIA A PARLARE DARIO FABBRI– CHIUDE AL MIN. 32.00 ca

nota : tutta la puntata è su questo tema

https://www.la7.it/omnibus/rivedila7/omnibus-dibattito-23-03-2024-533179

 

 

Isis-K, che cosa è e quali sono gli obiettivi della branca afghana che ha rivendicato l’attacco a Mosca

Isis-K, che cosa è e quali sono gli obiettivi della branca afghana che ha rivendicato l’attacco a Mosca

IL FATTO QUOTIDIANO 23 MARZO 2024
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/03/23/isis-k-che-cosa-e-quali-sono-gli-obiettivi-della-la-branca-afghana-che-ha-rivendicato-lattacco-a-mosca/7488997/#

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ANSA.IT — 23 MARZO 2024 -10.20 :: + link- ore 9.17/ vari video dell’attacco :: Strage a Mosca, 93 le vittime, 121 in ospedale– Il Cremlino annuncia 11 arresti, 4 terroristi.

 

 

ANSA.IT — 23 MARZO 2024 -10.20
https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/23/strage-a-mosca-93-le-vittime.-il-cremlino-annuncia-11-arresti-4-terroristi_61335089-eeb9-4a50-aa76-a85a9d29fd47.html

 

Strage a Mosca, 93 le vittime. Il Cremlino annuncia 11 arresti, 4 terroristi.

Anche tre bambini hanno perso la vita nell’attentato nella sala concerti rivendicato dall’Isis. Sequestrati passaporti tagiki

ANSACheck

 

ATTENTATO A MOSCA, STRAGE NELLA SALA CONCERTI, OLTRE 60 MORTI © ANSA/AFP

 

Il direttore dei servizi di sicurezza russi Fsb ha riferito al presidente Vladimir Putin l’arresto di 11 persone, tra cui quattro terroristi coinvolti nell’attentato al Crocus City Hall di Mosca rivendicato dall’Isis.

Lo riferisce il servizio stampa del Cremlino citato dalla Tass.

In precedenza il capo della commissione per la politica dell’informazione della Duma di Stato Alexander Khinshtein aveva dichiarato che le forze dell’ordine avevano arrestato due presunti sospetti per l’attacco terroristico al Crocus: “Secondo le prime informazioni, l’auto dei sospettati è stata avvistata ieri sera vicino al villaggio di Khatsun, nel distretto di Karachinsky della regione di Bryansk. L’auto non si è fermata alla richiesta degli agenti di polizia e ha cercato di fuggire”, ha scritto su Telegram Khinshtein. Secondo il suo resoconto, l’auto si è ribaltata durante l’inseguimento.

Uno dei terroristi è stato arrestato sul posto e gli altri sono fuggiti nella foresta. Un secondo sospettato è stato trovato e arrestato in un’operazione di ricerca alle 3,50 del mattino. Le ricerche degli altri proseguono”, ha aggiunto. Khinshtein ha detto che sono stati sequestrati una pistola, una cartuccia per fucile d’assalto AKM e passaporti tagiki.

Sempre secondo i servizi di sicurezza russi, i sospettati avevano “contatti” in Ucraina. I terroristi, ha detto l’Fsb citato dalla Tass, hanno cercato di fuggire verso il confine tra Russia e Ucraina. “Dopo aver compiuto l’attacco terroristico, i criminali avevano pianificato di attraversare il confine russo-ucraino e avevano contatti appropriati sul versante ucraino”,ha dichiarato l’Fsb, citato dalla Tass, secondo cui i sospettati sono stati arrestati in una regione russa al confine con l’Ucraina. Il gruppo jihadista Stato Islamico ha rivendicato ieri sera la responsabilità dell’attacco, mentre l’Ucraina ha negato ogni coinvolgimento.

Intanto è salito a 93 il bilancio delle vittime del gruppo di uomini armati, in tenuta mimetica, che ieri sera ha fatto irruzione nella sala da concerti a nord-ovest del centro di Mpsca aprendo il fuoco senza pietà sugli spettatori. Ad aver perso la vita anche tre bambini, secondo l’elenco diffuso questa mattina dall’autorità sanitaria locale. Altre 121 persone, tra cui tre bambini, rimangono ricoverate in ospedale.

La Commissione investigativa russa che indaga sulla strage al Crocus City Hall di Mosca ha dichiarato su Telegram che il bilancio delle vittime potrebbe salire. “Al momento è stato stabilito che le persone morte sono 93. Il bilancio delle vittime è destinato a salire“, si legge nel post.

 

 

 

ANSA.IT — 23 MARZO 2024 – 9.17

+ VARI VIDEO DELL’ATTACCO

 

Attentato a Mosca, spari e strage nella sala concerti: oltre 60 morti e 145 feriti. L’Isis rivendica

Tre bambini fra le vittime. Terroristi in fuga. Washington aveva avvertito Mosca del rischio attacchi dello Stato islamico. Kiev: ‘Noi estranei’

di Alberto Zanconato

ANSACheck
 ATTENTATO A MOSCA, STRAGE NELLA SALA CONCERTI, OLTRE 60 MORTI © ANSA/AFP

 

SE VUOI, APRI QUI

https://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2024/03/22/attentato-a-mosca-spari-e-strage-nella-sala-concerti-almeno-40-morti-e-145_ceadd0a4-74e3-477f-bbf0-c578bf5e54d0.html

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tiziana campodoni  @tizianacampodon – 8.52 — 22 marzo 2024 –grazie !

 

 

“La #guerra che verrà non è la prima.
Prima ci sono state altre guerre.
Alla fine dell’ultima c’erano vincitori e vinti.
Fra i vinti la povera gente faceva la fame.
Fra i vincitori faceva la fame la povera gente egualmente.”

 

Bertolt #Brecht

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Qualche immagini /notizia della CITTA’ DI PIETRA ( STONE TOWN ), L’ANTICA CITTA’ NELL’ISOLA DI UNGUJA, LA PRINCIPALE DELLE 70 ISOLE CHE COSTITUISCONO L’ARCIPELAGO DI ZANZIBAR CHE APPARTIENE ALLA TANZANIA

 

 

 

Zanzibar – Veduta

ZANZIBAR, LA CAPITALE DELL’ISOLA DI UNGUJA
Alex Petrenko

 

La città di Zanzibar (in ingleseZanzibar City, in swahiliJiji la Zanzibar, in arabo مدينة زنجبار) conosciuta anche come Zanzibar Town, è la capitale e la più grande città di Zanzibar. La città sorge sulla costa occidentale dell’isola di Unguja (la più grande isola dell’arcipelago di Zanzibar e spesso anch’essa chiamata informalmente “Zanzibar”) e comprende Stone Town, il centro storico, che dal 2000 è Patrimonio dell’umanità UNESCO.

DA :
https://it.wikipedia.org/wiki/Zanzibar_(citt%C3%A0)

 

 

Aerial view of houses along the coastline, Zanzibar

vista aerea dei vecchi edifici lungo la costa della Città di Pietra a Zanzibar

 

 

 

Stone Town Roofscape

Una vista di  Stone Town ( città di pietra ) al tramonto-  con la cattedrale, la moschea e i tetti rossi di lamiera- a Zanzibar

 

 

 

mappa stone town

POTETE VEDERE ” STONE TOWN ” DOVE SI TROVA IN QUESTA GRANDE CITTA’

 

piantina da:

Easy Zanzibar

Stone Town cosa vedere

 

 

ZANZIBAR E’ UN ARCIPELAGO DI  70 ISOLE CHE APPARTIENE ALLA TANZANIA, NON E’ UN’ISOLA.. 

 

 

Zanzibar e la cartina dell'Africa

 

 

Zanzibar non è un’isola, ma un arcipelago di isole della Tanzania, l’arcipelago di Zanzibar appunto, bagnato dall’Oceano Indiano e posto all’altezza dell’Equatore, di fronte alla costa Est dell’Africa. Trovandosi nel pieno della fascia equatoriale, gode di temperature alte e tropicali durante tutto l’anno, ma per visitare Zanzibar occorre considerare le stagioni delle piogge (meglio evitare il periodo da Marzo a Luglio).

 

UNGUJA

Di questo arcipelago di oltre 70 isole, le principali sono Unguja, quella che noi italiani chiamiamo Zanzibar o isola di Zanzibar, PembaMnemba e Prison Island . Le altre isole dell’arcipelago sono isole minori, di piccole dimensioni e per lo più disabitate, alcune mete di escursioni con barche private.

 

 

STONE TOWN

 

Stone Town (“città di pietra” in inglese), anche nota come Mji Mkongwe (“città vecchia” in swahili), è la parte vecchia della capitale di Zanzibar, in Tanzania; si trova sulla costa occidentale di Unguja, l’isola principale dell’arcipelago di Zanzibar.

Un tempo capitale del sultanato di Zanzibar, poi centro amministrativo coloniale durante l’occupazione britannica, e oggi sede delle istituzioni di governo dello stato semi-autonomo di Zanzibar, Stone Town è una delle città di maggiore importanza storica dell’Africa orientale. La sua architettura, in gran parte del XIX secolo, riflette la molteplicità di influenze che definiscono la cultura swahili in generale: vi si ritrovano infatti elementi moreschi, arabi, persiani, indiani ed europei. Per la sua importanza storica e la sua architettura, la città è stata dichiarata patrimonio dell’umanità dall’UNESCO.

L’origine della multietnicità e multiculturalità caratteristica di Stone Town si può far risalire al periodo shirazi, verso l’inizio del secondo millennio, quando arabi e persiani iniziarono a colonizzare l’Africa orientale, mischiandosi con le popolazioni locali bantu e fondando città-stato costiere come Kilwa. Sebbene Stone Town sia sorta solo in epoca molto più tarda, la sua architettura e la sua cultura sono il riflesso della fusione di influenze arabe, persiane, asiatiche e bantu che caratterizza in generale la cultura swahili.

 

La nascita di Stone Town risale agli anni 1830, quando vennero costruite le prime case di pietra; all’epoca, l’arcipelago di Zanzibar apparteneva al Sultanato dell’Oman.

CONTINUA NEL LINK::

-WIKIPEDIA: https://it.wikipedia.org/wiki/Stone_Town

 

 

 

TANZANIA-TANZANIA-VOTE-UNREST

un uomo sta picchiando una donna per una questione di voto — lui è del partito opposto- elezioni dell’ottobre 2005

testo in inglese :  Getty Images

Angry supporters of the opposition Civic United Front (CUF) chase and beat a woman accused of having attempted to vote although she was not registered in the Forodhani constituency 30 October 2005 in Stone Town, Zanzibar (Tanzania). Sporadic violence erupted at polling stations on Tanzania’s volatile Zanzibar archipelago 30 October 2005 as voters cast ballots in hotly contested elections amid tight security, fears of unrest and allegations of fraud. Scores of riot police — some of the 35,000 security forces deployed to the semi-autonomous islands for the election — patrolled the streets but appeared little concerned with clashes between supporters of rival parties. AFP PHOTO/MARCO LONGARI (Photo by MARCO LONGARI / AFP) (Photo by MARCO LONGARI/AFP via Getty Images)

 

 

LE KOFIAS — LA LINGUA SWAHILI

 

 

il lavoro per farli, qui si vede

foto : Swahili fashion and culture Facebook,
24 giugno 2020

 

 

 

SU UNA BANCARELLA UNA SPECIE DI BASCHI —  KOFIAS, IN SWAHILI

LA LINGUA SWAHILI

Lo swahili o kiswahili è una lingua bantu, della famiglia delle lingue niger-kordofaniane, diffusa in gran parte dell’Africa orientale, centrale e meridionale. È lingua nazionale di Tanzania, Kenya, Uganda e Ruanda nonché una delle lingue ufficiali dell’Unione Africana. La scrittura è in alfabeto latino.

 

 

 

Jackfruit tree Zanzibar

I GRUTTI DELL’ALBERO CHIAMATO JACKFRUIT ( Artocarpus heterophyllus ), è un albero che dà molti frutti : un albero maturo produce ca 200 frutti in un anno, uno vecchio 500 -https://en.wikipedia.org/wiki/Jackfruit

 

 

 

Fishing Dhow

barche da pesca davanti alla costa dell’isola principale Unguja ( sarebbe Zanzibar )

 

 

Evening food markets at Stone Town

una bancarella al mercato

 

 

Viaggiatrice che esplora la città di Stone Town sull'isola di Zanzibar, Tanzania

una vecchia strada di Stone Town

 

 

Dhows sailing, stone Town Harbor, Zanzibar, Tanzania

barche tipiche di Stone Town –

 

mi sembra che ci siano anche in Brasile e si chiamano ” Jangada “

 

 

vi mostro una barca del nord del Brasile che si chiama,  come detto, jangada:

 

570+ Jangada Foto stock, immagini e fotografie royalty-free - iStock

iStock- foto: Rafael Martins

 

 

Tradizionale piccola barca da pesca sulla spiaggia di Natal, Brasile - Foto stock royalty-free di Acqua

iStock -foto: Marchello 74

 

 

Rio Grande do Norte - Wikipedia

RIO GRANDE DO NORTE — NORD EST DEL BRASILE

 

 

Natal, Brasile: vacanze al mare in America

una spiaggia di Natal ( la capitale del Rio Grande do Norte ) dove siamo stati alla fine del ’70

 

Escursioni, visite guidate e attività a Natal - Civitatis.com

da: Civitatis

 

Credit: pabst_ell

Dune di Genipabu a Natal
– di questi paesaggi, se c’erano, noi non ce ne siamo accorti..

 

 

 

TORNANDO IN ORIENTE.. non è neanche un grande salto..

 

 

Doors of Zanzibar

una porta caratteristica della città di Pietra ( Stone Town )

 

 

 

Door Detail of Anglican Cathedral, Stone Town, Zanzibar

in ferro battuto, il dettaglio di una porta della Chiesa Anglicana

 

 

 

TANZANIA-ZANZIBAR-RELIGION-MADRASSA

ragazzine della Scuola Coranica

 

 

Fresh seafood for sale at the daily night market in Forodhani Gardens of Zanzibar Town.

cibo pronto  in un mercato

 

 

 

Stone Town city vita

una strada di Stone Town

 

 

Daily life in Zanzibar

un monumento alla schiavitù di Zanzibar ::  600 mila persone sono state portate nell’isola  e fatte schiave tra: 1830 e il 1873. — poco più di 40 anni–

 

 

 

 

 

Daily life in Zanzibar

UN TIPO DI SCIMMIA COLOBUS ROSSA  CHE ABITA A ZANZIBAR NEL PARCO NAZIONALE DI

JOZANI-CHWAKA BAY

 

Daily life in Zanzibar

UNA SCIMMIA COLOBUS BLU A ZANZIBAR NEL PARCO NAZIONALE DI JOZANI-
CHWAKA BAY–

 

Il parco  si trova a situata a circa 35 km a sud-est di Stone Town, sulla strada per Paje, a ridosso della laguna di Chwaka Bay.

Mappa di localizzazione: Tanzania

il parco è situato nella zona più verde sul mare

 

 

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un video (0.59 min. ) bellissimo con i Colobus ” rossi ” dell’isola

dove si trova Zanzibar

https://www.facebook.com/watch/?v=1417345762201254

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Gio @gifebe – 6.46 –21 marzo 2024 — bellissimi, grazie ! – una pancetta bianca va al contrario —

 

buon giorno ragazzi !

#21marzo

 

 

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