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Signore & signori è un film del 1965, diretto da Pietro Germi, vincitore del Grand Prix per il miglior film al 19º Festival di Cannes, ex aequo con Un uomo, una donna. Si tratta di uno degli esiti più alti della commedia all’italiana degli anni sessanta.
Regia Pietro Germi
Soggetto Luciano Vincenzoni e Pietro Germi
Sceneggiatura Age & Scarpelli, Luciano Vincenzoni, Pietro Germi ed Ennio Flaiano (non accreditato)
Produttore Robert Haggiag e Pietro Germi
Fotografia Aiace Parolin
Montaggio Sergio Montanari
Musiche Carlo Rustichelli
Scenografia Carlo Egidi
Costumi Angela Sammaciccia
Interpreti e personaggi
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Virna Lisi: Milena Zulian
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Gastone Moschin: ragionier Osvaldo Bisigato
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Alberto Lionello: Toni Gasparini
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Olga Villi: Ippolita Gasparini
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Beba Loncar: Noemi Castellan
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Franco Fabrizi: Lino Benedetti
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Nora Ricci: Gilda Bisigato
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Gigi Ballista: professor Giacinto Castellan
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Gia Sandri: Betty Soligo
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Quinto Parmeggiani: Giovanni Soligo
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Moira Orfei: Giorgia Casellato
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Aldo Puglisi: carabiniere Mancuso
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Gustavo D’Arpe: Scarabeo
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Alberto Rabagliati: commendatore Galeazzo Casellato
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Patrizia Valturri: Alda Cristofoletto
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Carlo Bagno: Bepi Cristofoletto
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Giulio Questi: Franco Zaccaria
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Virginio Gazzolo: Tosato
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Elia Guiotto: Giuseppe “Bepi” Scodeller
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Virgilio Scapin: don Schiavon
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Sergio Fincato: avvocato Maschio
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Antonio Acqua: procuratore Scarfiotti
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Giancarlo Fontanieri:
https://www.youtube.com/watch?v=vWdph_SSufs
Trama
I “signori”, in piazza, osservano e spettegolano sui passanti.
Il film è ambientato in un’imprecisata cittadina veneta, che nell’insegna del giornale locale è indicata come Rezega (e le auto hanno un’immaginaria targa RZ).
La trama è imperniata sulle vicende di una compagnia di commercianti e professionisti della medio-alta borghesia che, dietro un’impeccabile facciata di perbenismo, nasconde una fitta trama sottintesa di tradimenti reciproci.
Il dongiovanni Toni Gasparini, tanto ammirato quanto temuto dagli amici, confessa al dottor Castellan, medico nonché amico, di essere impotente ormai da molti mesi, per fargli abbassare la guardia nei confronti della giovane e vivace moglie Noemi. Il medico diffonde con insensibile leggerezza la confidenza nella cerchia degli amici, per il puro piacere del pettegolezzo, inconsapevole di assecondarne il piano. Al termine di una festa, Castellan, insieme agli altri, prosegue la nottata di divertimento in un night club e permette che sia proprio Toni ad accompagnare a casa Noemi. Quando un amico, incredulo della voce sull’impotenza di Gasparini, rivela di essere stato testimone dell’ultima avventura dell’uomo una decina di giorni prima, il dottore si precipita a casa ma arriva troppo tardi per impedire che la disponibile moglie sia sedotta ed è costretto a nascondere quanto avvenuto, per salvare il proprio onore. Storica è la frase detta uscendo di casa: “e che resti fra noi”, evidenziando quanto era importante per lui non passare per “béco”, cioè “cornuto” in dialetto veneto (e nel nord-est in generale).
Una scena del film con Gastone Moschin e Virna Lisi
Il ragionier Osvaldo Bisigato, modesto impiegato di banca, afflitto da una moglie, Gilda, oppressiva e rancorosa, che gli rinfaccia costantemente fallimenti e mancanza di ambizioni, crede di poter iniziare una nuova vita scappando con Milena Zulian, la giovane e bella cassiera del bar frequentato da tutta la comitiva, che ricambia il suo interesse. Ma, mentre il tradimento è tacitamente consentito, la separazione non è socialmente accettabile, (il divorzio all’epoca ancora non esisteva in Italia), e così l’intera cittadina si coalizza contro di lui: la cugina della moglie (l’influente Ippolita, moglie di Gasparini), gli stessi “amici” o presunti tali; il datore di lavoro, il parroco e persino il comandante dei carabinieri: tutti a costringerlo a tornare sui suoi passi e mantenere l’illusione della sacralità dell’unione coniugale. Don Schiavon convince Milena a lasciare la città e Bisigato, dopo un tentativo di suicidio fallito e un ricovero in clinica, rientra nei ranghi sottomesso e rassegnato.
I “signori” coinvolti nello scandalo del terzo episodio.
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Alda Cristofoletto, una giovane e bella ragazza di campagna (definita bianca come el late e dura come el marmo dal venditore di scarpe Lino Benedetti), arrivata in città per fare acquisti, non passa inosservata agli occhi di un gruppo di amici donnaioli, che uno dopo l’altro approfittano della sua disponibilità. Ma il giorno dopo il contadino Bepi Cristofoletto, padre della ragazza, appena sedicenne, li denuncia tutti per corruzione di minore. Per evitare che la comunità sia segnata dallo scandalo del processo, mentre il “potentato” economico e le autorità religiose mettono a tacere la stampa locale (una serie di telefonate chiedono al cronista Tosato, di cancellare chi un nome, chi l’altro, finché nel pezzo non rimane nessun colpevole da citare), l’algida e calcolatrice Ippolita, moglie di uno degli accusati, convince l’ingenuo e onesto contadino Cristofoletto a ritirare la denuncia, offrendogli in cambio una cospicua somma di denaro e concedendoglisi, così soddisfacendo le proprie brame carnali e tenendo per sé (o meglio per i poveri) una cospicua parte del denaro raccolto per “l’intermediazione”.
Sceneggiatura
Signore & signori è stata la terza e ultima collaborazione fra il regista Pietro Germi e lo sceneggiatore Luciano Vincenzoni, dopo Il ferroviere e Sedotta e abbandonata.
Vincenzoni, intenzionato ad esordire nella regia con un film sulla provincia, partendo dagli spunti offertigli dalle storie personali di cui era stato testimone o aveva sentito raccontare nella natia Treviso, aveva raccolto un centinaio di pagine di appunti, fra cui spiccavano tre storie più sviluppate. Germi, entusiasta del materiale raccolto dallo sceneggiatore, entrò nel progetto. Vincenzoni coinvolse poi anche Age & Scarpelli per avere il loro aiuto. Fu Ennio Flaiano a suggerire di evitare il tradizionale film a episodi e strutturarlo invece come un romanzo in tre capitoli, ma Vincenzoni non venne accreditato per il suo contributo alla scrittura del film in quanto litigò con Germi a Treviso durante le riprese del film. Vincenzoni abbandonò il set e uscì dalla società che aveva con Germi, società che produceva il film (come produzione esecutiva) insieme a quella di Robert Haggiag. Germi successivamente in alcune interviste sul film negò la paternità dell’idea a Vincenzoni. I due si riconciliarono solo molti anni dopo.
Luoghi delle riprese
Gli esterni della pellicola sono stati girati a Treviso: si riconoscono Piazza dei Signori, via Calmaggiore, via San Nicolò, borgo Mazzini, via Roggia, via Sant’Agata, borgo Cavour, vicolo Avogari, riviera Santa Margherita, piazza Monte di Pietà, la stazione ferroviaria.
Altre scene sono state girate in Friuli, nel paese di Polcenigo e nella frazione di Gorgazzo.
Il terzo episodio è stato girato in gran parte nella Contrada Granda di Conegliano (Teatro Accademia, Osteria alla Stella, e scalinata degli Alpini).
Premi e riconoscimenti
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Grand Prix al Festival di Cannes 1966
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David di Donatello 1966: miglior regista e miglior produttore
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Nastri d’argento 1967: migliore sceneggiatura, migliore attore non protagonista (Gastone Moschin), migliore attrice non protagonista (Olga Villi)
Restauro
Nel 1998 il film è stato restaurato dalla Dear Cinestudi, in collaborazione con la Fondazione Scuola Nazionale di Cinema – Cineteca Nazionale, grazie all’intervento dell’Associazione Philip Morris Progetto Cinema. Il restauro è stato diretto da Giuseppe Rotunno, con la consulenza storica al restauro della fotografia di Aiace Parolin e l’assistenza tecnica di Carlo Cotta.
Il film è stato inoltre selezionato tra i 100 film italiani da salvare.
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