ORE 18:18 ” pensare significa oltrepassare…” /// ERNST BLOCH — DALLA PREMESSA DE ” IL PRINCIPIO SPERANZA ” ( IN TRE VOLUMI PUBBLICATI DAL 1953 AL 1959 )

 

 

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« L’importante è imparare a sperare. Il lavoro della speranza non è rinunciatario perché di per sé desidera aver successo invece che fallire. Lo sperare, superiore all’aver paura, non è né passivo come questo sentimento né, anzi meno che mai, bloccato nel nulla. L’affetto dello sperare si espande, allarga gli uomini invece di restringerli, non si sazia mai di sapere che cosa internamente li fa tendere a uno scopo e che cosa all’esterno può essere loro alleato. Il lavoro di questo affetto vuole uomini che si gettino attivamente nel nuovo che si va formando e cui essi stessi appartengono. Non tollera una vita da cani, che si senta solo passivamente gettata in un’esistenza non capita nei suoi intenti o addirittura riconosciuta per miserabile. Il lavoro contro la paura della vita e le mene del terrore è lavoro contro coloro che impauriscono e terrorizzano, in gran parte additabilissimi, e cerca nel mondo stesso quel che può aiutare il mondo; e lo si può trovare. Quali grandi sogni si sono sempre fatti in proposito! Sogni di una vita migliore, che sarebbe possibile. La vita di tutti gli uomini è attraversata da sogni a occhi aperti, una parte dei quali è solo fuga insipida, anche snervante, anche bottino per imbroglioni; ma non permette che si faccia i rinunciatari. Quest’altra parte ha nel suo nocciolo la speranza, ed è insegnabile. Può essere ricavata dagli sregolati sogni a occhi aperti e anche dal loro astuto abuso; può essere attivata senza cortine fumogene. Non c’è mai stato uomo che abbia vissuto senza questi sogni […]. Pensare significa oltrepassare. 

 

(Ernst Bloch, Il principio Speranza Premessa[1])

 

 

Ernst Bloch (Ludwigshafen8 luglio 1885 – Tubinga4 agosto 1977) è stato uno scrittorefilosofo tedesco marxista, nonché teorico dell’ateismo. (wikipedia)

 

 

 

per chi ha molta fame…

  • Aspettare rende altrettanto desolati, ma al tempo stesso ubriaca. Chi fissa a lungo la porta aspettando uno, una, può perdere la testa, come per un canto monotono, che va avanti, va avanti. Nel buio in cui si trascina, probabilmente non c’è niente di buono. Se l’uomo, la donna attesa, non arrivano, l’evidenza della delusione non abolisce la sbornia, si mescola soltanto con ciò che ne consegue, un malessere suo proprio, che si prova anche in questo caso. Contro l’aspettare è d’aiuto lo sperare. Ma non ci si deve solo nutrire di speranza, bisogna anche trovare in essa qualcosa da cucinare.

  • In noi stessi, siamo ancora vuoti. Ci addormentiamo facilmente, in mancanza di eccitazioni esterne. Cuscini morbidi, buio, silenzio favoriscono il sonno, il corpo si eclissa. Stare svegli di notte non è essere desti, ma viscoso, lento consumarsi del tempo sul posto. Si nota allora come sia sgradevole stare con nient’altro che sé stessi.

  • Si è soli con sé stessi. Anche quando sono insieme con gli altri, i più rimangono soli. Dall’una e dall’altra solitudine bisogna tirarsi fuori.

 

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